Per non dimenticare: Cilento, Terra di sepolcri imbiancati

Giuseppe Lembo

Ai braccianti senza terra, traditi e vittime degli agrari latifondisti. Alla donna contadina. All’emigrante in fuga. Al contadino soldato. Ai guardiani del territorio per la loro saggezza di intelligente cura e conservazione del paesaggio. Agli anziani, depositari di memoria e di conservazione dei saperi orali legati alla terra e trasmessi da una generazione all’altra. Ai senza storia vittime degli abusi dei potenti e prepotenti che, con l’arroganza del loro fare imposto con la forza, hanno sempre deciso anche per gli altri. Alla civiltà contadina, un passato non fine a se stesso, né cristallizzato solo in quello che è stata, ma un mondo importante con al centro la Terra, da conservare anche per il futuro. Ai tanti silenziosi protagonisti dei vecchi e dimenticati mestieri. Un patrimonio di ingegno utile anche al presente. All’insieme umano della comunità solidale cilentana, un importante valore umano, ormai quasi del tutto cancellato. Non è importante ricordarli per nome; è, piuttosto, saggio ed importante ricordarli per quello che con i loro sacrifici hanno fatto ed hanno rappresentato in una Terra fortemente popolare e contadina che ancora attende e si attende quella liberazione umana che di fatto non c’è mai stata.

Anche il non ricordo conservato nel silenzio assordante dei tanti sepolcri imbiancati è parte della tanto diffusa disumanità cilentana che, ha accompagnato il cammino di un popolo paziente nel corso del tempo ed ancora oggi.

Per tutto questo, alle generazioni presenti e future è importante ricordare un passato di sofferto dolore con tanti silenziosi protagonisti che subivano le prepotenze di chi agiva da padrone e si credeva il dominus , a cui, da parte di tutti, si doveva tutto, ma proprio tutto, in quanto padrone di tutto, compresa la carne umana.

Mi sembra un dovere del presente, per evitare il perpetuarsi di tradimenti di lungo corso, individuare i tanti protagonisti senza nome e senza volto e riconoscere a ciascuno, l’importanza del ricordo, affidandone la memoria ad un tempo che purtroppo, tutto travolge ed è più propenso a dimenticare che a ricordare, il loro ruolo silenzioso nella storia dei vinti e da vinti senza storia, di una Terra di volti silenziosi, che ormai riposano in abbandonati sepolcri imbiancati.

Perché ricordarsi dei mancati riconoscimenti della storia ai tanti dimenticati cilentani, da sempre anime sottomesse di una Terra di soli vinti, dove non c’è mai stata la cultura umana del rispetto; del rispetto per l’altro, in quanto uomo della Terra?

I caini dell’umanità devono capire che l’uomo, sempre ed ovunque, deve essere rispettato.

Il potere dei forti, non può assolutamente sentirsi padrone della dignità umana, per cui gli ultimi, non hanno diritto a niente ed in quanto tali, possono essere spogliati anche della loro umanità, del loro naturale diritto di liberi uomini della Terra.

Ricordare fa bene! Fa bene al Cilento, perché pensi al suo futuro, partendo dal rispetto dell’uomo, chiunque esso sia ed a qualunque condizione umana appartenga.

In questa nobile ma sofferta Terra del Sud d’Italia, è importante non dimenticare i lontani insegnamenti eleatici e quel pensiero sovrano dell’essere parmenideo, oggi, sempre più oscurato da uno apparire umano che spinge l’uomo in divenire a cercarsi spazi innaturali in un’umanità poco umana legata alla vita del solo apparire e non all’essere, così come, sempre più, serve al cammino armonico ed equilibrato dell’uomo e soprattutto dell’uomo di questo nostro tempo, per il quale ancora si mettono in piedi atti di barbarie e di violenza umana, partendo dal falso presupposto di un’umanità bipolare con da una parte il protagonismo del potere e dall’altra, la sudditanza quasi schiavistica di chi è escluso naturalmente da tutto, per cui non può pretendere niente né dalla vita, né dalla storia e/o dalla memoria dell’uomo.

Ben volentieri, pensando che è assolutamente arrivato il momento di rivedere i meccanismi della civile convivenza umana e del ruolo di ciascun uomo nella storia, mi faccio carico dell’amore del rivendicazionismo per un’umanità nuova e per un nuovo protagonismo tra le diversità umane della Terra.

Oggi più che mai, nel contesto del vivere globale, con una universalità di comportamenti, sempre più a portata di mano, bisogna riconsiderare anche il corso della storia e chi ne è deputato a scriverla.

È assolutamente necessario mettere da parte gli egoismi di chi si antepone a protagonista con l’obiettivo escludente solo di raccontare per raccontarsi, ponendo centralmente se stesso.

La storia non è assolutamente questa; la storia è di tutti, per cui raccontandola, escludendo i senzastoria, si commette un inopportuno tradimento, nei confronti di quella parte dei rassegnati silenziosi che, nel corso dei secoli, hanno sempre e solo rappresentato le tante pagine bianche di una storia mai scritta, con protagonisti i senza storia, ossia i tanti dimenticati della storia, perché considerati uomini insignificanti e con caratteristiche secondarie di umanità, assolutamente indifferenti alla storia da sempre raccontata dai soli falsi protagonisti.

Per mettere un punto fermo alle offese subite dai tanti ultimi della Terra, parto dal Cilento e scoperchiando le pietre tombali dei tanti sepolcri imbiancati, mi fermo con la dovuta attenzione a riconsiderare la presenza umana di gente importante, inopportunamente cancellata dalla memoria e mai, purtroppo, mai parte attiva di quella storia, di cui a buon diritto fa parte e ne è comunque stata sofferente e silenziosa protagonista.

L’uomo del nostro tempo, se non vuole continuare ad essere prigioniero di se stesso, deve capire l’importanza della storia di tutti; ciascun uomo della Terra ha bisogno della Storia; ciascuno di noi deve saper guardare al passato; serve, come via maestra, per costruirsi il dove andare, con le radici sia nel lontano passato che nel proprio presente.

Considero il Cilento, in quanto terra di Parmenide, un insieme di possibile ed intelligente umanità nuova, forte di un’identità umana con le radici nel passato, parte del nostro presente e percorso-guida per la vita che ciascuno, con la propria alterità, si costruisce giorno dopo giorno, avendo come punto fermo il passato; si appropria dell’identità del proprio sé, che va oltre, la nostra dimensione individuale, per la quale è importante interrogarsi ed è soprattutto importante riportare alla memoria tutto quanto il passato ha inopportunamente cancellato, creando la falsa storia ed i tanti esclusi di un mondo che non c’è più, ma che va ricordato in quanto parte importante del mondo dei sepolcri imbiancati dei senza storia, da riportare alla nostra memoria, se pensiamo di costruire ed essere protagonisti di cambiamenti epocali per un mondo nuovo, teso a realizzare, anche da noi un pezzo importante della società-mondo in una Terra-Stato.