A te che leggi entro mezzanotte…”E lungo il Tevere”
Stremata, accesa quella caffettiera, affannosa di programmi. Utili ben poco, per l’ uso sempre uguale! Anni incerti, liberatori: dipendenza dal primo amore, nel resettare, riavviare e riabbracciare quel complice, tra dita poco avvezze alla rete. Poi, l’ abitudine: freneticamente tastierante, al punto da scaraventare rabbia ed attese, sotto polpastrelli, vittime di strapazzo! Coriandoli di pazienza, annodati alla mail cartolina: annotato di tutto, di più. Finale, asciutta consonanza! Viziata di malinconia, spalancata la mente ai ricordi. E lungo il fiume, quella sera d’estate…sonnecchiante, passi affrettati verso meta comune. A guardarlo, luci sopite dal riverbero del sole, stanco di tramonti. Dietro le montagne, il chiarore: sere arrossate, da promesse dell’alba. Riprendere quei passi insieme, rivederlo e distrarsi da cuspidi quotidiane e gelosia sovrumana. Tra fatica di fare e dovere d’apparire: voglia d’essere ed incapacità di farsi sentire. Ambulante fretta umana, sempre alla deriva del proprio vivere. Lei, incurante del tempo, pizzicottanti battutine umoristiche. Impettito, scolpito, il suo cipiglio dai rumori: recuperata distanza, caina di solitudini, per il cuore vagabondo. Quel fiume, non il Tevere, cantato rocamente da Baglioni, patto d’intese: in attesa di risposte, quiescente ritmo, senza onde d’urto. Anelito in cuore: dal primo momento soppesato, in udienza d’attese. Ancora l’ epistolario virtuale, a struggerle malinconia di rivederlo!