Il coraggio di una nonna contro l’impotenza delle istituzioni

Maddalena Robustelli  

Ha dell’incredibile la vicenda che ha visto quale protagonista Maria Lorenzi, una donna che, al rientro nella propria abitazione di Roma, si è trovata sfrattata suo malgrado. Era successo che una coppia con figli minori si era introdotta nella sua casa, impedendole di accedervi. Questo episodio ha un che di ordinario nella capitale visto che la penuria di alloggi da affittare, di contro a quelli a costi molto esosi, induce molti nuclei familiari ad occupare addirittura interi fabbricati disabitati. La straordinarietà del caso di Maria è nella circostanza che lei viveva in quell’appartamento da trent’anni e solo momentaneamente se ne era allontanata per assistere la madre novantenne residente in un comune limitrofo a Roma. Di fronte al diniego degli occupanti di liberare la sua abitazione, questa donna, armata dalla forza d’animo e dalla determinazione che solo un forte bisogno genera, si è fatta prestare una sedia a sdraio ed ha occupato fisicamente il pianerottolo accanto alla porta del suo appartamento, vivendo in tali condizioni per oltre tre settimane. Tanta era difatti la paura che i nuovi inquilini gettassero per le scale i ricordi di trent’anni della sua vita, liberandosene per non essere accusati di appropriazione indebita. Ma la solidarietà degli amici e dei vicini è stata così grande che    sono state finanche consegnate a Maria le chiavi delle case altrui, pur di consentirle di ristorarsi un po’ al bisogno. Senonchè i media nazionali si sono interessati al caso, sono conseguentemente arrivati i giornalisti, i fotoreporter, le televisioni e, come per magia, le istituzioni si sono risvegliate dal torpore, inducendo gli occupanti ad aprire quella porta la settimana scorsa, dietro la promessa di un rifugio in una casa-famiglia. Fa riflettere molto la vicenda che ha toccato questa novella nonna-coraggio, così come è stata denominata, perché mette in conflitto diritti basilari del vivere quotidiano di ognuno: quello di Maria alla sua abitazione e quella della famiglia occupante ad avere un tetto sopra la sua testa. Che Paese è quello che non interviene per il tramite delle proprie istituzioni a dire a quel nucleo familiare che il suo diritto finisce laddove inizia quello della nonna-coraggio? E, circostanza ancora più grave, che Paese è quello che consente a quella famiglia di avere un certificato di residenza con indicata una via ed un numero civico analogo a quello di Maria? “Sui bisogni non si fanno profitti”, questa dovrebbe essere la parola d’ordine di ogni civico consesso degno di tal nome! Se da una trasmissione televisiva si evince siffatto dubbio, si indaghi non solo per tutelare una donna sola ed altre probabili vittime, ma anche perché persone malvagie non abusino dello stato di necessità di famiglie con figli piccoli, bisognose di un rifugio contro i rigori della stagione invernale. Come pure si intervenga nelle occupazioni abusive, fenomeno in crescente aumento nella capitale, così precipuo da far annoverare anche il caso di chi è entrato illecitamente in un appartamento dove si stava svolgendo una veglia funebre.

Di fronte a casi così abbietti assume una luce particolare la figura di questa nonna-coraggio che dignitosamente ha difeso la propria abitazione, vivendo in condizioni disagiate su quella sdraio aperta sul pavimento del pianerottolo. Oggi che Maria è rientrata nel suo appartamento quella sedia è lì al centro di una camera quasi fosse un trofeo di guerra, perchè in fondo è grazie ad essa che  ha potuto resistere per tanti giorni nella sua battaglia di verità. Una donna semplice e disarmante ha così condotto la sua resistenza ai soprusi perpetrati nei suoi confronti, forte dell’intimo, forte e ben saldo convincimento che la giustizia avrebbe prevalso sopra a tutto ed a tutti, anche ad uno Stato silenziosamente e colposamente assente.