A te che leggi entro mezzanotte…"E dimmi che non vuoi morire"

Giuliana Rocci
Riabilitava la speranza, riafferrando il mouse ed assecondando quell’istinto a lungo represso. Riscrivergli tra faccine e sigle, sperando  una risposta. L’aveva ignorata, dimenticata, depennata dalla sua casella superzipata di posta, dalla sua agenda conoscenziale. Un sogno, si ritrovava a pensare, quando la sera allungava le sue immagini su una città che le apparteneva poco. Esule, in una terra non sua, slittava pensieri su zattere provvisorie, made immigrati. Espurgare il proprio vissuto da quelle befane fuori ricorrenza, sempre a stordirla d’invidie e frecciatine. D’impegni mai! Nessuna si sarebbe sognata di rinunciare a laccarsi le unghie e di mordere un panino al pc. Di alzarsi  troppo presto, rispetto alla stanchezza. Di dover andare, anche volendo oziare. No, nessuna avrebbe retto i suoi ritmi, ma tutti a spodestarla dal piedistallo di cartone. Assestato ormai, come la sedia scuscinata, sulla quale anche le molle non sofficizzavano postura. Sempre affannata: da una città all’altra, rari momenti per pensare e sognare. Avrebbe gettato tutto in fondo a quell’arenile, che spesso scorgeva nel rincasare da quelle escurisoni lavorative, sempre a metà strada tra il dovere e l’avere. Querst’ ultima voce, sempre più in salita per lei: non amante di protesi nè di ritocchini estetici per essere. Compitamente sobria, optava per l’ombra. Spesso sconvolta, quando doveva giocoforza affrontare l’arena curiosa. Quella poi, stava sempre pronta a ferire, anzicchè curare, a pugnalare, giammai a graziare. Da tempo riposta la sua arte medicamentosa…una sera, accanto a lui, nella Citroen cielo, orgogliosa di saperlo in un ruolo prestigioso! Tutto sbiadito ora da quella neve incappucciante anche i suoi monti. Tra quelle vette amate, che l’avrebbero resa felice. In volo,  attimi vissuti insieme…”Ogni mattina guardo la mia carta d’identità!” La sua voce, tra rintoccante  pc, a farle compagnia insieme al mouse, occhieggiante il verde. Con lei, come diceve la sua mitica Patty Pravo, avrebbe potuto ancora vivere…se gli avesse potuto strappare “Dimmi che non vuoi morire…”