Sondaggiocrazia, il potere del numero

Amedeo Tesauro
La campagna elettorale italiana entra nel vivo, e come tutte le competizioni moderne si realizza nell’imponente presenza mediatica degli esponenti politici, vive nei servizi dei telegiornali pronti a snocciolare le ultime dichiarazioni, si alimenta delle polemiche e delle frecciate di ogni colore. E poi ci sono i numeri, non quelli delle promesse di posti di lavoro o le percentuali su eventuali crescite o recessioni economiche, ma i numeri dei sondaggi, tanto elusivi quanto decisivi. Chi mastica comunicazione politica e se ne intende di meccanismi di propaganda la chiama sondaggiocrazia, potere ai sondaggi e ai loro dati “casuali e rappresentativi”. Basta sintonizzarsi su una qualsiasi trasmissione in tema e subito spunterà un preciso cartello di informazioni, rilevamenti effettuati dall’agenzia X oppure Y, non importa, in sostanza dati preziosissimi. In una società in cui le informazioni sono tutto conoscere gli orientamenti e le opinioni del proprio target di riferimento è fondamentale, ogni qual volta si necessiti di “vendere” qualcosa bisogna sapere a chi lo si sta vendendo. La politica non fa eccezioni, e anche chi ne ha una visione nobile non può prescindere dall’aspetto commerciale; un’idea buona, se non è conosciuta, rimane tale e non cambia le cose, allo stesso modo un politico per attuare il programma deve conquistare l’elettorato e il suo voto. Impossibile muoversi senza sapere cosa ne pensa il cittadino, avanzare senza comprendere le problematiche su cui centrare la propria azione e valutare poi attraverso i rilevamenti cosa ha convinto e cosa no. Certo, i sondaggi non sono verità assoluta, bisognerebbe entrare nel dettaglio e valutare quali criteri ne sono alla base e anche fatto ciò le sorprese non mancano (nel 2006 i sondaggi davano netta vittoria a Romano Prodi, fu trionfo di un soffio), ma sono abbastanza forti da risultare un solido appiglio o una spina nel fianco. Per chi è impegnato nel gioco politico l’utilità è ovvia: conoscere, monitorare, valutare, tener conto dei mutamenti in corso nell’elettorato e intercettarli. Meno ovvio è l’effetto su chi sta dall’altra parte della barricata, il cittadino. Esso non è soltanto lo strumento di indagine, ma può essere realmente influenzato dai numeri messigli davanti. Se è anacronistico considerare i cittadini individui così facilmente influenzabili, è anche vero che l’unione fa la forza e laddove si è in gruppo si è spinti a mutare le proprie decisioni. In principio, siamo nel 1994, fu Silvio Berlusconi a fare uso propagandistico dei sondaggi con spot in cui affermava che una certa percentuale degli elettori fosse d’accordo con lui nel risolvere una certa problematica o in generale stesse dalla sua parte (“Il 36% degli italiani ha già deciso di votare Forza Italia. Sembrava che le sinistre avessero già vinto…”, da uno spot del 1994), generando un effetto valanga, ovvero il singolo si muoveva e aggregava alla massa. Adesso punta a recuperare quegli elettori delusi che hanno abbandonato il PDL ma non sono passati a sinistra, rientranti nel folto gruppo di aventi diritto  indecisi sul se e sul chi votare. Parte di questi elettori, in virtù dei sondaggi che danno il Cavaliere in crescita, potrebbero ritornare sui propri passi e ridare il voto alla stessa fazione, alimentando ancor più la rimonta e causando un moto favorevole al leader del PDL. Ugualmente a beneficiare del numero è Grillo, del quale non è ben chiaro, in mancanza di dati elettorali certi, quanto sia ingigantito o meno il consenso rispetto alle proporzioni reali, con tanti che affermano di simpatizzare ma non si dichiarano sicuri sul dare il voto o meno; nel dubbio la forza assegnatagli dai sondaggi fa gioco all’ex comico e all’immagine di movimento desideroso di spazzare via la vecchia politica, tanto forte quanto grande è l’appoggio rintracciato presso la popolazione. Nel mezzo, le incertezze di Mario Monti sono state motivate proprio dai numeri, troppo volatili e instabili (previsioni che vanno dal 15% a alcune che passano il 20%). A ogni angolazione, sotto ogni simbolo, il potere del numero alimenta i sogni e gli incubi dei protagonisti della vita politica italiana.Foto: losdanghiere.com