Nel vivo della contesa

 Angelo Cennamo
La campagna elettorale è entrata nel vivo, e i candidati di ogni schieramento affilano le armi in vista del voto, che si preannuncia più incerto di quanto si potesse prevedere l’indomani della caduta del governo. I fatti degni di nota sono essenzialmente tre. Il primo. Silvio Berlusconi, dato per morto fino a qualche settimana fa, ha ribaltato nei sondaggi il dato che vedeva il Pdl, per la prima volta nella sua storia, sotto le due cifre. L’aver affidato il partito alla gestione di Alfano, con la prospettiva delle primarie, non era servito a rilanciare quell’area moderata da sempre maggioranza nel Paese, ma in forte affanno dopo le ripercussioni della crisi di fine anno. Al Cavaliere sono bastate poche apparizioni televisive per invertire il trend e chiamare a raccolta gli affezionati più delusi. Oggi il Pdl, che ha rinunciato pure a cambiare nome e logo, si attesta oltre il 20%, dietro solo al Pd di Bersani. Secondo. Mario Monti, dopo essere stato catapultato al governo, senza se e senza ma, da una coalizione euro-tecno-bancaria, con la benedizione di Re Giorgio Napolitano, pare ci abbia preso gusto. Al bocconiano, infatti, governare l’Italia senza farsi eleggere dai cittadini diverte molto, al punto da aver deciso di scendere in campo, pardon, salire in politica, da membro esterno, come si confà ad un professore degno del suo rango. Monti ha deciso di riformare il Paese, e per realizzare la sua rivoluzione liberale si è scelto come alleati due giovincelli di primo pelo, due liberisti che a Raegan gli fanno un baffo : Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. Il primo è dato al 3,5%, il secondo, nella migliore delle ipotesi, all’1,5%. Ma che vuol dire, Monti è uno che c’ha personalità e credibilità, e la sua personale lista civica può fare la differenza. Terzo. Ingroia, il pm di Palermo che ha gettato scompiglio nelle alte sfere delle Istituzioni repubblicane con la sua poderosa inchiesta sulla trattativa tra lo Stato e la mafia, ha finalmente deciso di continuare a fare il politico. Sì, ma stavolta togliendosi la toga. Anche lui, come i suoi avversari, intende portare avanti una rivoluzione : “Rivoluzione Civile” è per l’appunto il nome del movimento, che vede tra i protagonisti altri magistrati illustri, da Di Pietro a De Magistris, già sindaco di Napoli. Come questi fatti interagiranno tra di loro, questo è da vedersi, ma siamo sicuri che da qui al 24 febbraio ne vedremo ancora delle belle. @angelo_cennamo  

   

4 pensieri su “Nel vivo della contesa

  1. Sì, ma il PDL ha problemi a mio avviso belli grossi: il suo elettorato vota PDL solo se il capo è Berlusconi (e la dice lunga l’ipotesi di Alfano premier dopo una campagna elettorale non fatta da lui), il che costringe un uomo che quest’anno compirà 77 anni a partecipare ad una miriade di trasmissioni televisive, mentre il suo partito appare non solo molto vecchio nelle personalità che ne fanno parte (le solite) ma sui vari media quasi silenziato. Quindi, cosa abbiamo? Un partito di moderati che, se non fosse per chi lo ha fondato, praticamente non esisterebbe e non riuscirebbe ad andare molto lontano perché non ha nessun altro consenso che non provenga dal carisma del capo. Certo, si sono liberati di La Russa, ma hanno perso Crosetto, che secondo me è un grandissimo autogoal (mentre per l’elettore del PDL è tutto ok, l’importante è che Silvio c’è).
    D’accordo su Monti.
    Ingroia non pervenuto.

  2. questa volta non guarderò la tv per ascoltare chi ci ha governato, per poi farmi il sangue amaro. primo ho già deciso da tempo che tutto sarà meglio del ritorno, anche minimo, del falotico rattuso lombardo piccolo e ingrifato, tanto basta leggere i giornali del giorno dopo. farò una sola unica eccezione. sogno un dibattito monti e il capo del pdl. saranno la rappresentazione della bella e della brutta copia dei liberali, liberisti e libertari. in quella occasione, se ci sarà, tutti potranno constatare la levatura politica, la competenza e la coerenza con le idee e l’attaccamento alla nazione e agli interessi generali di questi due galli che scorazzano nello stesso pollaio.
    perchè vedi si fa presto a autodichiararsi moderati e liberali, ed è difficile per me dimostrarti che non è così, non perchè non ci abbia provato ma perchè, a-priori, te, in quando tipico “MODERATO”, scarti le mie consoiderazini pechè le consideri piene di pregiudizio. e quindi in quel momento anche la tua revisione (allucinazione) storica delle vicende fini-casini sarà evidente, perchè, senza togliere che sono stracotti, loro sono o stati cacciati (fini) oppure non preferiti (casini), non perchè non fossere moderati o liberali ma perchè davano fastidio e non partecipavano ai festini. ora pare che è a tutti chiaro che l’unico alleato affidabile del pdl è la lega. beh, che dire, siete sitemati!

  3. Fini non è stato cacciato dal Pdl. Fini, da presidente della camera ( organo terzo), per oltre due anni ha quotidianamente attaccato il Pdl e il suo leader. Ci fu una direzione nazionale che sancì non l’espulsione, ma formulò la richiesta a Fini di riallinearsi alle posizioni del partito. Lui scelse l’autoesclusione ( decisione che a molti parve già presa da molto tempo).

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