Apparizione dal Purgatorio di Gni Du Tont

don Marcello Stanzione

 Come informava il giornale parigino “Temps” nel novembre 1920, nell’ultima riunione annuale dell’”Académie des inscriptions et belles lettres”, fu tenuta dal Sig. Charles – Vctor Langlois, Direttore dell’Archivio di Stato francese e noto studioso, una conferenza sull’interessante argomento “De spiritu Gnidonis”. Con questo titolo era stato scritto a Delfi, nel 1486 un libro che, tradotto in seguito in latino, si può ancora trovare in alcune vecchie biblioteche. Questo libro era stato perfino letto durante un sinodo della Chiesa a Roma. L’azione si svolse ad Alais, nel dicembre 1323 e gennaio 1324. Uno stimato cittadino di questa città, di nome Gni du Tont, era morto; ciò nonostante la moglie udiva di notte la voce del defunto. Per consiglio dei vicini che pure udivano il morto, essa andò dai Domenicani a chiedere consiglio. Allora il Priore Jean Gobi, in compagnia dei Padri Bonafens, lettore di filosofia, Deoteta Duranda e G. Racula, ed accompagnato da più di 100 sacerdoti diocesani, si recò sul luogo di questo avvenimento straordinario. Si presero tutte le misure precauzionali possibili per ovviare a qualsiasi inganno o illusione. Saputo che la voce del morto proveniva dalla camera dove stava il suo letto, i quattro monaci vi si chiusero dentro, portando con sé delle lanterne, e dopo essersi inginocchiati sull’orlo del letto, recitarono le litanie per i morti. Oltre alla vedova, che dormiva sotto la protezione di una donna a cui era stata affidata, i quattro frati erano le uniche persone in casa. Per sicurezza contro qualsiasi evenienza, il Preposto, senza che nessuno lo sapesse, aveva portato con sé un’Ostia consacrata. Improvvisamente si udì un sospiro, e contemporaneamente un rumore simile allo strascicare di piedi sul pavimento. La vedova esclamò: “Ecco che viene!” Ed infatti si udì una voce, debole, ma che era possibile riconoscere per quella del defunto Gni. I quattro monaci si voltarono verso il punto da cui proveniva, e cominciò un dialogo tra il Priore e lo spirito. Questi rispose prontamente a tutte le domande che gli furono fatte; conosceva il Priore, mentre non aveva mai visto Bonafens. Si trovava in Purgatorio per aver offeso la propria madre, ma non in quello comune; gli era stato destinato un Purgatorio particolare, ai cui tormenti era destinato per due anni. Avrebbe la punizione nello stesso luogo dove aveva peccato; soltanto un eventuale aiuto esterno poteva abbreviare il periodo di sofferenza. Ma in che cosa consisteva l’aiuto che lo spirito chiedeva? Consisteva in Messe ed altre preghiere, ad es. i sette salmi espiatori e cento messe. Lo spirito dichiarò di essere condannato alla pena del fuoco. Il priore si meravigliò: “In che modo uno spirito che manca di qualsiasi sostanza può esser tormentato dal fuoco?” “Questa è la volontà di Dio” disse la voce. Quando Jean Gobi ottenne una risposta affermativa alla domanda se potesse offrire per lui delle indulgenze ottenute in un anno di preghiere e di esercizi religiosi, aderì subito al desiderio di quell’anima. Passata così la prima sorpresa, il buon Priore trasse da questo colloquio dei vantaggi, perché cominciò ad interrogare lo spirito sui fatti della vita futura. Seppe così che il  morente, nel momento del trapasso, è circondato da una spaventosa falange di demoni. Seppe inoltre che i peccati confessati, ma non espiati durante la vita, sono a carico del morente. “Se sai tutte le cose naturali, perché non parli in latino?” Chiese il Priore. Lo spirito rispose che gli era impossibile farlo perché non era la volontà di Dio ed aggiunse: “Ma adesso lasciami in pace”. Il Priore espresse ancora la sua meraviglia, chiedendo allo spirito: “Come è che tu, povera anima, bisognosa di aiuto, non ti rivolgi ai sacerdoti ma a tua moglie, mettendola tanto in apprensione?” “Perché l’amo molto” rispose lo spirito “ed inoltre essa è a parte del mio tormento”. Jean Gobi volle ancora sapere se, dal momento della sua morte, Gni avesse visto o quel conoscente, morto da breve tempo, e se l’avesse visto tra i beati o tra i dannati. Ma lo spirito ribatté che era contro la volontà di Dio che gli uomini venissero informati delle cose future. L’instancabile Priore ordinò però allo spirito, in nome della S. Ostia, di obbedirgli e gli chiese se era morto in stato di pentimento e perché era venuto sulla terra proprio lui e non un altro. Ma lo spirito passò davanti alla vedova spaventata, che svenne, ed immediatamente subentrò il solito silenzio… Tutto questo venne esposto nella conferenza del Direttore dell’Archivio di Stato francese, alla riunione pubblica della “Académie des inscriptions et belles letteres”.