Santa Gemma Galgani e il demonio

don Marcello Stanzione

Santa Gemma Galgani nella sua esistenza ebbe profonda esperienza degli attacchi demoniaci.Lo spirito infernale può vessare l’anima con una serie di tentazioni più violente e più continue delle ordinarie. si ha allora l’infestazione interna o esterna. Quando è esterna il demonio compare sotto diverse forme e agisce sui sensi della persona (vista, udito, tatto). Nei processi canonici di S. Gemma Galgani si leggono questi particolari. Le parole sono ora dell’autorevole suo direttore spirituale, P. Germano ora quelle dirette della Santa che narra di sé. “Oh che tormento è questo per me di non poter pregare! – diceva la Santa al P. Germano – quanta fatica mi ci vuole! quanti sforzi non fa quel birbone (il demonio) per rendermi impossibile la preghiera! Ieri sera voleva uccidermi, e l’avrebbe fatti, se non accorreva presto Gesù. Ero sgomentata; mi trovavo con l’immagine di Gesù nella mente ma non potevo proferire il nome con la bocca”. “Altre volte (il demonio) le diceva bestemmiando: “Che fai: sei pur stupida a metterti a pregare un malfattore. Vedi il male che egli ti fa tenendoti inchiodata sulla croce  con lui. Or come fai tu a volgergli bene, a uno che neppure conosci, che fa sempre soffrire chi lo ama?”. “…Così poté scrivermi una volta fra molte altre: “in questi giorni Chiappino ( e voleva dire il diavolo) me ne ha fatto di tutti i colori e specie, e quanto più ne poteva ne ha fatte. Questo mostro raddoppierà tutti i suoi sforzi a mio danno privandomi di chi mi dirige e consiglia…” Vedendo che inutile tornava ogni arte a distoglierla dalla fiducia verso il suo direttore, si volgeva al partito della violenza, e scagliandole contro, mentre perseverava a scrivere, le strappava di mano la penna, le lacerava il foglio, la tirava fuori dallo scrittoio afferrandola pei capelli con tanta forza che qualche ciocca gliene restava qualche volta nelle mani brutali. E ritirandosi gridava da furibondo: “Guerra, guerra al padre tuo, guerra finché verrà in questo mondo”. Ed io dirò a bassa voce che assai bene ha saputo il malvagio mantener la parola. “Mi creda, padre – mi diceva Gemma stessa – che a sentirlo, ce l’ha più con lei che con me questo cosaccio di diavolo”. “Andò tanto oltre con la sua audacia , che giunse fino a prendere le sembianze del sacerdote, a cui la pia giovane soleva confessarsi. Era essa un giorno andata in chiesa, e mentre si preparava davanti al confessionale, vide che già il confessore era al suo posto aspettandola, senza sapersi donde fosse passato per entrarvi. Ella se ne meravigliò, si sentì grandemente turbata nell’interno  come sempre le accadeva allorché si trovava in presenza dello spirito maligno: si avvicinò tuttavia e diede principio alla sua confessione al solito. La voce, i modi,, erano ben quelli del confessore: ma i discorsi nefandi e scandalosi oltre ogni credere, a cui corrispondevano atti sconci e disonesti. “Mio Dio, che mai e dove sono?” A tale vista e a tali detti quell’innocente trema da capo a piedi e finisce con rimanere sbalordita; poi, fattosi animo, si leva di là e vede che il preteso confessore si era già dileguato, quando nessuno dei circostanti l’aveva veduto uscire. “Fattogli questo colpo, il nemico ne tentò un altro , apparendo alla Serva di Dio sotto forma di angelo risplendente di luce… “Guardami, io ti posso far felice, sol che giuri di obbedirmi”. Gemma, che questa volta non aveva sentito il consueto turbamento rivelatore della presenza del cattivo spirito, stava ad ascoltarlo con la solita sua ingenuità; ma Dio non le venne meno. Alle prime proposizioni nefande di quel ribaldo, le aprì gli occhi; ella si riscosse e gridò: “Dio mio Maria Immacolata, fammi morire”. Ciò detto si avventò contro il finto angelo, gli sputò in faccia, e sull’atto stesso se lo vide sparire sotto forma di fuoco, lasciando sul pavimento della stanza un ingombro di cenere… “A proteggerla da queste ingannevoli apparizioni le comandai – scrive il P. germano – che sotto persone dell’altro mondo, senza porre tempo in mezzo si mettesse a gridare: “Viva Gesù!” Ignoravo che il Signore stesso le avesse dato un consimile rimedio di dire: Benedetto Gesù e Maria! E la docile figlia per obbedire ad ambedue, soleva adoperare l’una e l’altra esclamazione; e se erano spiriti buoni si sentiva ripetere: Viva Gesù! Benedetto Gesù e Maria! I maligni invece non le rispondevano , oppure pronunziavano bensì le prime parole: viva, benedetto; ma non vi aggiungevano alcun nome; e da questo Gemma li riconosceva per quelli che erano , e si facevano beffe di loro… “Si provò ancora (il demonio) a smuovere la grande fiducia che essa aveva nel suo Dio…Le ribadiva nel cuore il timore d’essere lei dannata. “E non vedi, le diceva, che cotesto Gesù non ti sente, non vuole più saperne di te? A che ti stanchi a corrergli dietro? Smetti e rassegnati alla tua infelice sorte”. Questa fu la tentazione più terribile… “Così dunque vedendosi mandare a vuoto da questa bambina tutte le sue arti fraudolenti, il malvagio montò in furore, si levò la maschera e si mise a farle guerra aperta. Le compariva sovente sotto orribili forme, ora di arrabbiato mastino, ora di mostro, ora di uomo feroce. Cominciava con incuterle terrore al suo aspetto orrido e minaccioso; di poi le si avventava e le batteva, la dilacerava coi denti, la balzava qua e là nel letto e per la stanza, trascinandola pei capelli; ed in altre innumerevoli maniere martoriava quelle membra innocenti. Né vi sia chi pensi potersi attribuire tali cose ad impressioni puramente immaginarie: ché realissimi erano gli effetti e nei capelli stintati, e nelle ossa peste, e nella lividure che rimanevano per parecchi giorni nel corpo, e nei dolori atroci che in tutte le membra sentiva la povera paziente; come realissimo era il fracasso dei colpi che talvolta si sentiva, e poi ricadere sul pavimento. E questi assalti  e vessazioni non erano cosa di pochi momenti, ma duravano per ore intere senza tregua, ed erano per tutto il corso di una nottata…”Anche ieri il diavolo – scrive ella al suo direttore – mi ha picchiata. La zia mi comandò di tirare su un secchio d’acqua con la quale empii le brocche delle camere. Nel passare con le brocche nelle mani davanti l’immagine del Cuor di Gesù, a cui diressi fervide ed amorose domande, sentii darmi una bastonata si forte nella spalla sinistra, che cascai per terra senza rompere nulla. Anche oggi mi sento tanto male, e mi pare in ogni cosa che faccio, di sentire dolore. Ed ancora: Ieri notte passai come al solito una brutta nottata. Il demonio mi venne davanti come un uomo grosso e lungo lungo, e mi picchiò tutta la notte e mi diceva: Per te non ci è più speranza che tu ti possa salvare: sei nelle mani mie . – Risposi io che Dio è misericordioso, e perciò non temevo nulla. Allora lui arrabbiato disse, dandomi un colpo forte sul capo: Maledetta te! – e disparve. Andai in camera per riposare un poco, e ce lo trova e mi cominciò di nuovo a picchiare con una fune tutta nodi: mi picchiava perché voleva dessi (sic) retta a lui, che mi insegnava a far il male. Io dicevo di no e lui bussava più forte, e mi faceva battere la testa tanto forte per terra. Ad un certo punto è venuto in mente di invocare il Santo Papà di Gesù (così questa cara bambina soleva chiamare l’eterno Divin Padre); ho gridato – Eterno Padre, per il sangue preziosissimo di Gesù, liberatemi . – Non so quello che è accaduto; quel cosaccio di diavolo mi diè una spinta si forte, mi tirò giù dal letto, mi fece battere il capo con tanto impeto in terra, che ho sentito gran dolore, ho perduti i sensi e sono rimasta per terra, fin ché non mi sono riavuta: il che avvenne dopo assai tempo. Sia ringraziato Gesù! “…Una volta stando io – è il P. Germano che parla – ad assisterla inferma ed in pericolo di vita, mentre seduto in un angolo della camera dicevo il mio breviario, sentii e vidi passarmi con gran furia in mezzo alle gambe un grosso gatto di atro colore ed orrida forma, il quale, dopo aver fatto il giro della camera stessa, andò a posarsi sulla inferiore spalliera di ferro del letto, proprio di fronte all’ammalata,e la guardava con occhio feroce. Mi sentii agghiacciare il sangue a quella vista, mentre Gemma era calma. Le dissi, contendendo il mio turbamento: “Che c’è di nuovo?”. Ed ella: “Non abbia paura, padre mio, è quel cosaccio di diavolo che vuol darmi molestia; ma non tema, chè a lei non farà alcun male”. Mi avvicinai tremando, con l’acqua benedetta, aspersi il letto e la visione si dileguò lasciando l’inferma tranquillissima, come se nulla fosse accaduto. “Quel che veramente la spaventava era il timore di offendere il suo Dio con cedere alle malvagie suggestioni del nemico. Per il passato il pericolo le pareva tuttavia ognora imminente, e le teneva come fuori di sé per lo sgomento che non mettesse in pratica per difendersi negli assalti: croci, reliquie di santi, scapolari, scongiuri, e soprattutto filiale ricorso a Dio, alla celeste Madre, all’Angelo Custode e al direttore del suo spirito. “Venga presto, padre, scriveva a questo, o almeno da lontano faccia scongiuri; il demonio me ne fa di tutte le specie. Mi aiuti a salvare l’anima mia; chè ho paura di essere già nelle mani del demonio. Ah! se sapesse quanto soffro. Stanotte poi come esso era contento! Mi ha preso per i capelli, me li tirava e diceva: – Disubbidienza, disubbidienza; ora non vi è più tempo da rimettere, vieni, vieni con me; – e mi voleva portare all’inferno. Ci è stato più di quattro ore a tormentarmi, e così dandogli retta, non abbia da dar dispiacere a Gesù”. “Benché assai di rado, pure accadeva che il maligno la invadesse tutta quanta, legandole le potenze dell’anima e turbandole l’immaginazione a segno di farla comparire quasi ossessa: ed allora era una pietà vederla. Ella stessa concepiva tanto orrore di questo stato miserando che al solo ripensarvi sopra impallidiva e tremava”.