Morte cerebrale non fine vita!

di Rita Occidente Lupo

Le stavano per staccare la spina, ma lei si è risvegliata.  In Danimarca, una diciannovenne, Carina, ha battuto le palpebre ritornando a vivere, dopo che già i familiari s’erano rassegnati alla sua scomparsa, avendo ricevuto dai sanitari notizia di morte cerebrale. Uno dei tanti casi, non l’unico, in cui la medicina non a braccetto con la vita. Il coma reversibile, in cui tutto può accadere, compreso il miracolo di ritornare a vivere. Tra le responsabilità della struttura sanitaria, quella di una cattiva comunicazione coi familiari dei degenti, spesso non sufficientemente informati dello stato di salute effettivo dei propri cari. Ancora una volta i dibattito sull’accanimento terapeutico, sul testamento biologico, interpella gli eredi di Englaro. Facendo proprie le ansie legittime di chi sostiene che la vita, fino all’ultimo battito di ciglia, pur sempre un’avventura da vivere, giacchè riserva incognite. Dalla morte cerebrale, come il caso di Carina, si può uscire, ritornando in vita: e questo è quanto bypassa le leggi degli stessi camici bianchi, denudando il mistero che ancora ammanta l’esistenza nei giorni che ognuno ha da vivere!