A te che leggi dopo mezzanotte.. “Heidi”

Giuliana Rocci

Decisamente avrebbe puntato su Heidi, se le fosse stato chiesto di scegliere in quale contesto vivere. Tra i monti e le caprette, il verde e l’ossigeno. Lontana da quei circuiti, che poi l’avrebbero asfissiata, delle metropoli super collassate. Infatti, ogni qualvolta imbracciava la sua malinconia e s’inerpicava sulle colline, era sempre il verde a sorriderle speranzoso. Ormai, era così avvezza ad andar su e giù per quelle strade poco frequentate dalla fretta urbana, che sfrecciava spedita al di là del veicolo che guidava. E sempre in piena valanga di pensieri, colonna sonora ai suoi mille stati d’animo, che nel tempo non sembravano volerle calcare il passo dell’età. Era sempre lì, ferma alle illusioni, ai sogni, alle speranze: come la prima volta d’inverno e la seconda in piena estate. Coi suoi jeans a pelle o i tubini mini. Coi capelli arruffati o piastrati, con stivali o infradito: lei, al di là degli anni, che le inanellavano quella voglia ancora di veder coronati i sogni! Perchè, le speranze, erano sempre assorte ad attenderla su quella pietra miliare, che ben ricordava appena girava la curva poco coperta dalla telefonia mobile. Puntuale, l’assenza della linea, che in passato la faceva restare appesa all’ultimo pronto di lui, prima che il silenzio avvolgesse quegli ultimi costosi scatti. Ben profumati, allorquando erano in pochi a poter vantare quel salva-rapporti: il telefonino amico, mattone prima, dimagrito ed alleggerito poi. Ora, era infilato sempre da qualche parte nelle sue borse ed essendo gemellato con altri tre, finiva per confondersi con chiavi ed agenda. Almeno quello col numero inossidabile, che lui ben conosceva e che non aveva mai mutato negli anni. Come il suo, che ancora restava fedele a quell’utenza Tim, con e senza raggiungibilità! E lei riprovava costantemente, quando non c’era campo, quando non riusciva ad acciuffarlo, convinta che fossero i monti amici a porgerle qualche tranello. Anche lui, amante del verde, spesso si rifugiava in alto, avendo la sensazione di sfidare l’infinito. Di perdersi in quelle pennellate naturali, che gli rendevano leggera la vita complicata. Come lei, che sorrideva del niente, quando era la sola voglia d’andar libera, a seguirla in fretta. Quando non riusciva a guardar più l’orologio, che puntualmente non le dava tregua. Le sorridevano i monti, mentre la città le metteva il broncio quando doveva ridiscendere a valle. Le rimandava lo spettacolo indecente di fantocci di cartapesta, alle prese con potere ed arrivismo, soldi e corruzione. Eludeva il di troppo, ma non poteva esser sempre dall’altra parte: in quella sorta di bolla magica, appellata umanità solo per composizione genetica. Si sentiva diversa: a volte diafana, cristallina, aleggiante…lei, perenne Heidi anche con gli anni, che le solcavano le prime rughe d’espressione e di troppo sole, al quale continuava a crocifiggersi estati intere! In un cocktail mare-monti, avrebbe preso con decisione tante caprette anche in braccio, che continuavano a faticare il percorso. A perdersi per strada, implorando solo un pastore: ancora si sentiva capace di poterle guidare, senza mutare orizzonte! Guardando lui, sapeva di potercela ancora fare!