Promemoria per eventuali storici futuri

Fulvio Sguerso

A volte mi chiedo sconsolato che cosa mai potranno scrivere di noi italiani di oggi gli storici futuri (sempre che questi abbiano voglia e tempo di dedicarsi a un tema così deprimente). Ho detto “noi” a bella posta perché è tra di noi, nel seno delle nostre istituzioni e dei nostri (nel senso di italiani) mezzi di comunicazione di massa – giornali cartacei e online, social network e, soprattutto, reti televisive – che sono cresciuti e si sono moltiplicati “fenomeni”  come l’irresistibile seduttore mediatico-fescennino, populista fallico e clownesco Cav. e, a seguire,  Giuliano Ferrara, evolutosi o involutosi da comunista  a socialista craxiano a fido intellettuale “organico” berlusconiano a neodevoto; o  il povero Sandro Bondi, comunista pentito e folgorato sulla via di Arcore dal carisma del medesimo Cav. e ora caduto in disgrazia dopo tanto servire; o come l’isterico sedicente socialista Renato Brunetta, così incline all’offesa e all’insulto gratuito; o   l’estroso e bizzoso telegenico esteta Vittorio Sgarbi, il quale, stanco di volteggiare tra Sinistra e Destra, ha trovato infine il suo ubi consistam nella casa, o meglio, nella magione principesca del munifico Cav., di cui ha difeso e difende a spada tratta il diritto di divertirsi come gli pare e con chi gli pare (o di mantenere o premiare con cariche pubbliche le sue favorite); o la non più giovane promessa del partito radicale Daniele Capezzone, approdato anch’egli,  seguendo l’esempio del senatore Quagliariello e dell’onorevole (!) Stracquadanio (per tacere della già fervente femminista Eugenia Roccella convertita ai principi non negoziabili di Santa Romana Chiesa), nelle stanze dello stesso Cav.; o  gli imperturbabili avvocati-deputati Pecorella, Ghedini e Paniz, pronti a giurare sull’innocenza del Principe anche se, mettiamo il caso, fosse colto con le mani (per tacer d’altro) nel sacco; o gli ineffabili Scilipoti, e, ultimamente – chi l’avrebbe mai detto? – la fiera pattuglia dei radicali pannelliani entrati non si capisce perché nel Partito democratico ma “indipendenti” e “dissidenti” per principio (almeno si spera). Sul “fenomeno” Umberto Bossi, sulla sua parabola  e su quella del suo fu inner circle il tacere è bello; per non parlare del comico genovese Beppe Grillo, assurto, in mancanza di credibili alternative, all’incredibile al ruolo di Capo carismatico,  in questa Italietta orfana di personalità politiche della statura di De Gasperi,  Nenni, Togliatti, Moro e Berlinguer. Qualcuno si chiederà come abbiano potuto i “fenomeni” di cui sopra arrivare così in alto; oppure come abbiamo potuto, tutti noi, cadere così in basso, perché è stato anche grazie alla  passività e al qualunquismo dell’italiano medio che questi “fenomeni” hanno potuto allignare, formarsi e crescere quasi sotto i nostri occhi. Prendiamo il caso, invero sintomatico e funambolico, rappresentato dalla carriera politica dell’onorevole Fabrizio Cicchitto: esponente di primo piano negli anni Settanta di Alternativa Socialista, la corrente  di Riccardo Lombardi del PSI, venne espulso dal partito per essersi iscritto, nel dicembre del 1980 alla loggia massonica “coperta” P2. Riabilitato da Bettino Craxi nell’ottobre  del 1987 ha appoggiato la leadership craxiana fino alla decadenza del gruppo dirigente a causa delle inchieste della Procura di Milano sui finanziamenti illeciti ai partiti. In attesa delle elezioni legislative del 1994, in cui il PSI di Ottaviano Del Turco si presentò  insieme ai Progressisti di Achille Occhetto contro il Polo delle Libertà di Berlusconi, Cicchitto, che era commissario del partito in Puglia, viene nominato capogruppo socialista al Senato nel gennaio del 1994. In questa veste deferisce alla commissione di garanzia del partito il suo ex compagno lombardiano Claudio Signorile e Biagio Marzo, sospettati – si pensi un poco – di intese segrete con il Cav. In seguito alla sconfitta elettorale dei Progressisti, Cicchitto chiede le dimissioni del segretario Del Turco. Dopo lo scioglimento del PSI fonda a Roma, insieme a Enrico Manca, il Partito socialista riformista (PSR); confluito poi nel Partito Socialista- Socialdemocrazia di Gianni De Michelis. Dal 1998 è editorialista de Il Giornale e  membro della direzione de L’Avanti. Nel 1999 lascia i socialisti ed entra in Forza Italia, assieme a Margherita Boniver, auspice Gianni De Michelis, buon amico di Berlusconi (come d’altronde fu lo stesso Craxi). Nel luglio del 1999 è cooptato nel Comitato di Presidenza di Forza Italia e nominato responsabile del Dipartimento Nazionale Lavoro e relazioni Sindacali. Alle elezioni legislative del 2001 viene eletto alla Camera in quota maggioritaria, per la lista civetta Abolizione scorporo nel collegio di Corsico (MI). Rientra così in Parlamento, ma, questa volta, nelle file del centrodestra. Nel corso della legislatura è stato membro della commissione che ha indagato sull’affare Mitrokhin; è stato inoltre primo firmatario di cinque proposte di legge per la formazione di commissioni parlamentari d’inchiesta sull’affare Telekom-Serbia, sul dossier Mitrokhin, su Tangentopoli e sul (presunto)  uso politico della giustizia (ma non anche sull’uso della politica a fini giudiziari). Nel 2003 gli ex democristiani confluiti in Forza Italia pongono il veto sulla sua nomina a coordinatore  del partito insieme a Sandro Bondi. Alle politiche del 2006 è candidato per Forza Italia nella circoscrizione Lazio 1 e viene eletto alla Camera.  Alle politiche del 2008 è ancora candidato per il Popolo della Libertà (nel frattempo il leader carismatico ha deciso di fondare il Partito unico del centrodestra con il consenso del Gianfranco Fini di allora), sempre nella circoscrizione Lazio 1, e viene rieletto alla Camera. E’ nominato capogruppo del PDL ed è membro del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto prima da Francesco Rutelli e ora da Massimo D’Alema), la qual cosa, per un ex iscritto alla P2, ha del romanzesco. Nel novembre 2009 ha presentato a Roma la fondazione REL (Riformismo e Libertà), con l’obiettivo di promuovere una riflessione del filone culturale liberaldemocratico insieme a quello cattolico liberale. Per chi aveva cominciato la sua avventura (mi sembra la parola esatta) politica come marxista fiancheggiatore del Pci di Enrico Berlinguer, non c’è male. Nel dicembre del 2009, subito dopo l’aggressione del folle Tartaglia a Silvio Berlusconi, ha accusato in Parlamento, tra gli altri, La Repubblica e  L’Espresso di aver armato la mano dell’aggressore “con una spietata campagna di odio”.  Dopo le violenze barbariche che i black bloc infiltratisi nel pacifico corteo degli indignati hanno potuto perpetrare a Roma, anche contro i  manifestanti nonviolenti, pressoché indisturbati,  invece di cercare di capire come e perché sia potuto succedere quel che  non è successo altrove (per esempio in Spagna), è partito lancia in resta contro chi “si è affrettato a solidarizzare con gli indignati, non sappiamo se per un complesso di colpa, o se per indirizzare  solo sulla cosiddetta classe politica (ma perché “cosiddetta”, come chiamare altrimenti la classe a cui lo stesso Cicchitto appartiene? Mah!) le responsabilità della crisi in corso del capitalismo con conseguenze sociali assai gravi. Siccome la protesta sta avvenendo  in tutto il mondo occidentale, è evidente che è indispensabile una riflessione seria che non può essere risolta dalle ‘piccolissime frasi’ di qualche banchiere (Draghi?) o di qualche menager (Montezemolo? Della Valle? Emma Marcegaglia?) che sta cercando di scendere in politica”. Strano: per Cicchitto in politica si scende e non si sale, a chi mai starà pensando? E poi è indispensabile una riflessione seria? Certo che è indispensabile (vengono in mente le famose “pause di riflessione” dei notabili democristiani della prima Repubblica), e magari non solo una riflessione ma anche una conversione; ma chi è in grado di farla, questa riflessione? E chi è pronto a convertirsi lasciandosi alle spalle  l’uomo vecchio di cui parlava san Paolo (o, per un non credente, l’ultimo uomo, definito dallo Zarathustra di Nietzsche una corda tesa sopra un precipizio, un ponte non una meta, un transito e una catastrofe…)? Un cortigiano del Principe? Ma i cortigiani pensano a come essere utili al Principe o a se stessi, non alla comunità; lo ha spiegato bene Francesco Guicciardini: “Chi dipende dal favore de’ principi, sta appiccato a ogni gesto, a ogni minimo cenno loro, in modo che facilmente salta a ogni piacere loro: il che è stato spesso cagione agli uomini di danni grandi. Bisogna tenere bene el capo fermo a non si lasciare levare leggiermente da loro a cavallo, né si muovere se non per le sustanzialità”. Cioè per le cose essenziali.  La sopravvivenza di un governo bloccato, screditato, appeso a una maggioranza precaria e inaffidabile era evidentemente per Cicchitto e gli altri cortigiani una necessità vitale. Ma lo era anche per il Paese? Senza l’intervento in extremis di un Presidente formatosi nella cosiddetta prima Repubblica e rimasto praticamente l’unico riferimento  autorevole così in patria come all’estero, chissà dove saremmo finiti…

 

 

Un pensiero su “Promemoria per eventuali storici futuri

  1. TRIBUNALE DI SALERNO, TERRITORIO DELLA REPUBBLICA ITALIANA, COMUNITA’ DEGLI STATI EUROPEI, OTTOBRE 2012

    LA GIUSTIZIA GIACE E RESPIRA AFFANNOSA , FERITA E COLPITA A MORTE SUI GRADONI IN MARMO DEL TRIBUNALE DI SALERNO,..E’ UN BARLUME CHE MAN MANO SI VA’ SPEGNENDO E CON ESSA I NOSTRI SOGNI DI UOMINI LIBERI ED UN ILLUSIONE PER UN FUTURO DI SPERANZA, LIBERTA’ E TRASPARENZA DA CONSEGNARE PER SEMPRE AI NOSTRI FIGLI,…..

    RESTA SOLO UN FILO SOTTILE CHE LEGA I CITTADINI ITALIANI AI PROPRI DIRITTI COSTITUZIONALI ED E’ LA PRESENZA INSOSTITUIBILE DEL CAPO DELLO STATO, PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO,… ED IN PASSATO IL PRESIDENTE PERTINI!!

    GLI ANTICORPI TROPPE VOLTE MENZIONATI DALLA ANM SONO STATI USATI ALL’INCONTRARIO NEL TRIBUNALE DI SALERNO,.. PER FAR PREVALERE LA RAGION DI STATO ALL’EMERSIONE DI ATTI DI VERITA’ E GIUSTIZIA!!

    L’INTERO TRIBUNALE DI SALERNO ED ORMAI NON SOLO LE SEZIONI ESPROPRIATIVE E’ OSTAGGIO DI UN POTERE OCCULTO LEGATO A BANCHE DEVIATE E FINANZIARIE E POTERI MAFIOSI DELLA MALAVITA ORGANIZZATA CHE NE HANNO ASSUNTO IL CONTROLLO INDISCUSSO!!

    CHIEDO ALLE AUTORITA’ MASSIME DELLO STATO UN INTERVENTO MILITARE ANCHE CON LIVELLI DI VIOLENZA MILITARE CONTRO I RESPONSABILI,.., POICHE’ SONO MIGLIAIA LE MINORANZE UCCISE VIVE PER FEROCE DINIEGO DI GIUSTIZIA A DANNO DI MINORNAZE PRIVATE DEI LORO AVVOCATI CIVILISTI E PENALISTI DA PRESSIONI PROVENIENTI DALLO STESSO TRIBUNALE DI SALERNO ED ANCHE DALLE PROCEDURE ESPROPRIATIVE FUORILEGGE E CRIMINALI OVE DAL 7 MARZO 1996 E’ ASSENTE DEL TUTTO LA FUNZIONE DEL GIUDICE TERZO DELL’ESECUZIONE, TRAMUTATOSI GENETICAMENTE IN UN POTENTE DIFENSORE D’UFFICIO DI BANCHE E FINANZIARIE!!!

    REPUBBLICA ITALIANA, 26 OTTOBRE 2012, TERRITORIO DELLA COMUNITA EUROPEA CON DIRITTI INVIOLABILI PROTETTI DALLA CONVENZIONE PER I DIRITTI UMANI DI STRASBURGO!!

    MIGLIORIAMO QUESTO MONDO, …..ANCHE CON UN LIVELLO INDISPENSABILE QUANTO SALUTARE DI VIOLENZA,…NON VI E’ ALTRA SCELTA PER PROTEGGERE LA NOSTRA COSTITUZIONE COLPITA E FERITA A MORTE,…,…
    GIANCARLO PORCINI

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