Il gesuita Alfredo Marranzini e gli angeli

don Marcello Stanzione

 Un altro teologo cattolico che risponde alle contestazioni circa l’esistenza reale degli angeli è stato il gesuita  Alfredo Marranzini nato a Santa Lucia di Serino in provincia di Avellino il 12 maggio 1920 e morto a Napoli il 18 agosto 2008. Marranzini fu per anni stimatissimo docente di teologia alla Pontificia Università Teologica dell’Italia Meridionale nella sezione di Posillipo. Egli sostiene nella voce da lui curata “ Angeli e demoni” sul Dizionario Teologico Interdisciplinare I, Marietti, Torino, 1977, che la mentalità scientifica positivistica di alcuni teologi, che declassano gli angeli a pure rappresentazioni di un mondo antico ormai superato, o a simboli della cura amorevole di Dio verso l’uomo, influisce sull’analisi critica ed ermeneutica dei testi biblici, patristici e magisteriali. Marranzini invece propone che la riflessione teologica arrivi a distinguere, dagli elementi storico-culturali contingenti, ciò che è enunciato come valido, nella Scrittura e nella Tradizione, per ogni epoca. Padre Marranzini inizia il suo percorso sulla voce del Dizionario Teologico Interdisciplinare  focalizzando la sua attenzione sui dati biblici, citando i vari passi in cui si fa menzione degli angeli: è consapevole del fatto che gli scritti in cui si fa menzione di tali esseri siano stati influenzati dalle culture circostanti a quella israelitica e da racconti popolari, e che si siano utilizzate figure poetiche per trasmettere determinati insegnamenti, ma avverte che “il valore dell’affermazione fatta dall’agiografo non si basa sulla sua origine ma sull’azione divina che ne garantisce la verità. L’intento della valutazione dei testi biblici è di determinare non tanto la fonte da cui gli autori sacri hanno attinto la loro dottrina, quanto piuttosto fino a che punto essi hanno voluto affermarla e non puramente supporla”. Insomma è utile indagare sulla provenienza agli agiografi delle loro convinzioni, perché oltre che per rivelazione, essi possono essere giunti alle loro persuasioni attraverso esperienze proprie o altrui, oppure basandosi su fonti storiche, oppure per mezzo di ragionamenti, e perciò occorre evidenziare quei testi in cui l’esistenza degli angeli è direttamente affermata come connessa con l’economia della salvezza. Marranzini dà la sua dimostrazione dedicandosi al Nuovo Testamento e partendo dal discorso sui demoni, e afferma che eliminando dai sinottici l’esistenza personale del diavolo, l’insegnamento in essi contenuto circa la redenzione si cambierebbe in modo rilevante; in più, per quanto riguarda la letteratura giovannea, è evidente che si voglia insegnare la continua lotta tra Cristo e la Chiesa contro il demonio e i suoi; infine in Paolo vuole rassicurare che Cristo già ha vinto le potenze avverse. Se dunque esistono questi esseri spirituali malvagi, “diventa quasi un postulato per l’intelligenza della fede l’esistenza di esseri spirituali buoni, in piena amicizia con Dio e solleciti per il bene degli uomini”[1], perché è improbabile che tutti gli spiriti creati si siano ribellati a Dio. Inoltre è Cristo stesso che accetta la realtà personale degli angeli, e il motivo non è perché vive in una cultura che la afferma pacificamente. Il gesuita Marranzini fa notare che la questione degli angeli in effetti non era così incontestata nel tempo e nel luogo in cui visse Gesù: il gruppo dei sadducei non ammetteva la loro esistenza, insieme alla risurrezione, e stupisce del fatto che Gesù abbia potuto schierarsi nella parte a loro avversa, i farisei, senza alcun spirito critico. “Gesù, per la sua natura divina e la sua missione di completare la rivelazione, trascendeva il suo ambiente e il suo tempo. Nello spiegare il significato della sua redenzione dovette tener conto sia dei farisei, che con lui ammettevano la risurrezione e gli spiriti, sia dei sadducei, che erano di opinione contraria. Quando i primi lo accusarono di scacciare i demoni con la complicità del loro principe, egli avrebbe potuto scagionarsi schierandosi dalla parte dei sadducei; in tal caso però avrebbe rinnegato la sua realtà e la sua missione”. Invece Gesù si allontana sia dai farisei sia dai sadducei, correggendo molte visioni sbagliate a lui contemporanee, mentre  non rinnega l’esistenza degli angeli, anzi la conferma con il suo modo di operare, “che sarebbe inintelligibile se egli non ne fosse persuaso”. Una volta dimostrata l’esistenza degli angeli a partire dalla Scrittura, il nostro teologo passa ad occuparsi della patrologia, sottolineando che, benché i padri si fossero dovuti confrontare con la cultura in cui erano inseriti, non abbandonarono mai l’insegnamento della Scrittura, bensì lo rafforzarono e lo resero più comprensibile. Infatti subirono sì l’influsso delle favole giudaico-apocalittiche e delle credenze greco-pagane, ma solo in dettagli marginali; in seguito difesero la spiritualità degli angeli contro le tendenze materialistiche dello stoicismo, inizialmente in maniere non del tutto esatte, ma che man mano andarono purificando; anche se sotto l’influsso gnostico posero gli angeli a governo dell’uomo, ne sottolinearono sempre la loro creaturalità, impedendone qualsiasi forma di culto latreutico; l’ellenismo li portò ad attribuire ad angeli malvagi il disordine dell’universo, ma ribadirono sempre che tali angeli rimangono compresi all’interno del piano provvidenziale di Dio. Anche l’insegnamento del magistero ecclesiale non si è mai discostato dalle affermazioni dei primi simboli di fede, in cui si sosteneva che Dio avesse creato ogni cosa, comprese quelle invisibili, cioè gli angeli. Il nostro teologo fa riferimento alle critiche a lui contemporanee circa il valore dogmatico del concilio Lateranense IV, le quali vogliono che tale concilio non abbia direttamente affermato l’esistenza degli angeli, bensì l’abbia soltanto presupposta, e che l’unica sua intenzione sia stata di affermare che Dio è il creatore di ogni cosa. Marranzini risponde che l’insegnamento del concilio, essendo in forma di simbolo di fede, deve avere valore dogmatico per ciascun punto principale, e dunque anche quello riguardante gli spiriti creati. Marranzini cita inoltre l’importanza della liturgia come vita concreta della Chiesa, in cui viene affermata l’importanza degli angeli in rapporto alla loro azione protettrice e ispiratrice nei confronti degli uomini, e in cui i fedeli vengono invitati ad unirsi alle figure angeliche nella lode a Dio. In conclusione, il  teologo e docente gesuita precisa che la lettura della Scrittura va fatta nella Chiesa, e che, “anche se da un punto di vista puramente filosofico la vita umana, il bene e il male esistente nel mondo e nell’uomo non esigono necessariamente l’esistenza di angeli e di demoni quali esseri personali, la risposta va cercata nel modo con cui la Chiesa, sotto l’azione dello Spirito, ha inteso questa dottrina”.