Padiri, padre missionario

Padre Oliviero Ferro

Quando i bambini a Baraka (Congo Rd), sulle rive del lago Tanganika, hanno cominciato a chiamarmi “padiri” (padre), ho cominciato a sentire qualcosa di diverso. Non è come in Italia, quando chiamano un prete “don,reverendo” (quasi più per deferenza che altro). Era un sentirsi parte della loro vita, della loro famiglia. Quasi un nome familiare, che usciva dal loro cuore. Ed era quindi spontaneo fermarsi vicino a loro, chiacchierare, giocare, imparare tante cose. E, ogni tanto, fare una passeggiata attraverso il villaggio e lasciarsi indicare da loro tante cose, le ultime notizie. Magari poi andare fino alla spiaggia e vedere arrivare le barche dei pescatori. Poi, piano piano, con la confidenza, cominciavano a chiederti come mai avevi lasciato la tua famiglia ed eri venuto fin da loro. Chi ti aveva mandato, perché avevi fatto quella scelta e così via. All’inizio pensavo che era un po’ difficile spiegarglielo. Ma poi, con l’amicizia, era un parlare semplice. Vedevo che capivano subito. Se poi gli davo anche qualche caramelle, erano più contenti. E lì ho visto come la mangiavano, o meglio, come la dividevano, dandone un pezzettino anche ai più piccoli. Per loro stavano diventando anche il fratello più grande con cui parlare dei loro piccoli-grandi problemi. Ec era poi facile, attraverso di loro, entrare in contatto con i giovani. Quante chiacchierate, viaggi, partite di calcio e pallavolo, incontri di riflessioni fatti insieme. Si cresceva piano piano e si condividevano le responsabilità di aiutare anche quelli più lontani dal centro, quelli che stavano dall’altra parte del lago, a più di 100 km. Anche con i papà e le mamme, il dialogo diventava più concreto. Venivano a confidarti i loro problemi, i loro sogni e anche a chiederti un aiuto che tu, con gli amici dell’Europa, cercavi di fare arrivare a quelli che ne avevano veramente bisogno. La domenica, insieme a loro, vivevi l’Eucarestia, la condivisione. Non solo parlavi loro di Gesù, ma imparavi da loro che Lui è amico di tutti, non fa distinzioni e vuole bene a tutti. Così, semplicemente, la vita diventava esperienza, saggezza, gioia e crescita anche per te che venivi da lontano e che ora ti trovavi a casa tua.