Scudo, spending e cavolate varie

Angelo Cennamo

Mentre sto scrivendo questo articolo, lo spread tra btp e bund tedeschi è quotato a 460 punti. Mario Monti è al governo da poco meno di otto mesi : ricordate con quale motivazione la “Nazione” mise alla porta il precedente esecutivo? Un premier che va con le minorenni getta discredito sul paese e lo rende più vulnerabile agli attacchi della speculazione. Questo si disse nei giorni in cui Berlusconi veniva processato a Milano per il bunga bunga e lo spread, dai 130 punti di media, si impennava oltre la soglia dei 450. La scorsa settimana, l’attuale premier, tornando da un osannato vertice di Bruxelles, aveva annunciato urbi et orbi una grossa novità : la concessione di uno scudo capace di calmierare il differenziale tra i titoli, vanificando gli effetti della speculazione borsistica, e ridare fiducia agli investitori più scettici. La grande stampa e il giornalismo televisvo carismatico salutarono l’evento come una vittoria miracolosa, un surrogato di quel titolo europeo che era sfuggito per un soffio agli azzurri della nazionale di calcio. Evviva Monti, evviva il sobrio professore che ci fa rispettare a Bruxelles! Gridarono i servi sciocchi dell’informazione dominante. Nel frattempo, da Milano ci giungeva la notizia che il processo per Ruby Rubacuori si avviava verso una probabile assoluzione del Cavaliere, visto l’esito di una una serie di deposizioni, evidentemente contraddittorie e prive di contenuti significativi di alcuni testimoni chiave indicati, tra l’altro, dall’accusa. E i mercati? Al di là delle distinzioni e i formalismi eccepiti da questo e da quel paese europeo circa l’effettiva applicazione dello scudo, nessuno pare abbia abboccato all’amo del fondo salva stati, tant’è che le borse restano prudenti e lo spread non accenna a placarsi. Ma la notizia del giorno è un’altra : della “spending review”, espressione bocconiana più colta e raffinata della banale ed italiota “tagli alla spesa”, in uso tra i politici di professione, è rimasta solo la “spending”. Tanto è vero che l’annunciata abolizione delle 40 Province non si farà, ed anche la riduzione degli ospedali più piccoli sarà rimessa alle Regioni e rinviata a data da destinarsi : campa cavallo! E così i 6/7 miliardi di euro necessari per impedire l’ulteriore aumento dell’Iva, molto probabilmente, non arriveranno mai. Riassumendo : lo scudo antispread non ha convinto nessuno, la spending review si è arenata nella solita guerra dei veti, le liberalizzazioni non sono mai pervenute, il problema degli esodati non ha ancora trovato soluzione, la riforma del mercato del lavoro la ricorderemo come una boiata, e le tasse ci stanno mangiando vivi. Cosa resta allora di questi otto mesi di governo tecnico?  

 

2 pensieri su “Scudo, spending e cavolate varie

  1. @Angelo:
    non resta niente, ma ho una proposta per loro: detassare completamente tutti gli stipendi al di sotto dei 2000 Euro mensili netti. Ti faccio vedere come l’economia comincia a girare.

  2. Per la verità, dopo l’annunciato blocco, un pò di spending review si comincia a vedere. Resta da capire questo fantomatico scudo se e come ci libererà dallo spread.

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