A te che leggi dopo mezzanotte…" Mille giorni di te e di me…"

Giuliana Rocci
C’erano i giorni slow…quelli che le scivolavano come se il passato non la scalfisse più. Mentre in altri, un leone rampante, che l’aggrediva con le sensazioni di dentro. “Mille giorni di te e di me…per sempre e per tutto quanto il tempo, in quest’addio io m’innamorerò di te…!” Baglioni le rimescolava il cuore, nel momento in cui sembrava che l’avesse tacitato dai rigurgiti del passato. Nel momento in cui sembrava che il futuro, le spianasse la corsa verso l’avvenire. Non riusciva a capacitarsi di come in una bolla di sapone, inconsistente e diafana, leggera e trasparente, si fosse dissolto al sole un amore irripetibile. Voleva trovare la ricetta magica per non sentire…s’era quasi illusa che l’archivio della memoria, fosse sotto chiave a doppia mandata. Invece, bastava una nota pomeridiana, una radio dal finestrino aperto della solita auto in doppia fila, a tradire ciò che si portava dentro. Lei non era abituata a fingere nè voleva apparire come non era: preferiva nascondere ciò che aveva dentro e sentirsi sempre una sorta di fata benefattrice. L’aveva sperimentato anche quella mattina: con tanto di ghiaccio sintetico alla guancia, dopo un ennesimo intervento facciale, se n’era andata coi suoi jeans in giro tra sorrisi ed affetto: ecco, lo sentiva a pelle spesso, dalla stretta di mano dell’alto funzionario, dal giovane tirocinante, dal maturo dipendente. Perfino dall’ambulante zingarella che, sulla spiaggia, aveva tentato di venderle le hawayanas il giorno prima: anche non esaudita, l’aveva fissata e le aveva esclamato convinta “Sei bella!” Malgrado la Nivea le sorridesse agli zigomi e l’olio di noce ancora chiazzato al polpaccio destro non s’arrendesse alla melanina. Si sentì fortunata di ricevere amore intorno a sè: come quello che seminava e che aveva dentro! Solo con lui, forse, l’impresa era naufragata…per troppo amore?  Non sapeva più che pensare, cosa credere…ma non sperava più che il tempo le potesse ricambiare la pariglia. Era stato un carnefice avido di godere delle sue sofferenze senza motivo: come aveva potuto essere così malvagio da ucciderla dentro? Perchè? Un suo sms, datato una manciata di giorni prima “Mai potrei ignorarti…” in una sera tra tanti, assediato tra tanti…Anche questo tra i mille giorni da cestinare, tra i ricordi a cui non fare più appello in cerca di risposte…come quando aveva dovuto assistere imperterrita alle sue sconfitte: aveva tribolato per lui, senza mai dargli il polso dei timori per la sua sorte, come nessuno. N’era certa, lo sapeva, lo sentiva…ma lui, non era mai stato all’altezza, di meritare il suo cuore. Martire d’egoismo, aveva optato per l’eutanasia d’un autentico amore con lei!  Ora, forse, si ritrovava a fare quello che lei gli aveva suggerito, anticipato…poi, avrebbe camminato per sempre da solo ormai senza di lei: era questo che aveva scelto?