La mozzarella della legalità

Maddalena Robustelli  

Nel 2009, in occasione del XV anniversario dell’uccisione di don Peppe Diana, fu siglato un protocollo tra il Commissario straordinario del Governo per la gestione dei beni confiscati alle mafie, la Prefettura di Caserta, la Regione Campania, la Provincia di Caserta, la ASL Ce2, il Comune di Cancello ed Arnone e di Castelvolturno, l’Associazione Libera e l’Agenzia Cooperare con Libera Terra. In base a tale intesa si costituì la cooperativa sociale “Le terre di don Peppe Diana – Libera Terra”, allo scopo di consentire il parziale recupero di un intero territorio fin troppo vessato dalla malavita organizzata. Un bene, presente sul territorio di Castelvolturno e confiscato alla camorra, costituì, difatti, la base operativa per avviare un’attività imprenditoriale a cui avrebbero successivamente avuto accesso un gruppo di giovani, resi esperti da corsi di formazione in grado di consentirgli l’acquisizione delle idonee capacità per avviare un’attività manifatturiera. Per avviarli nell’intento l’agenzia “Cooperare con Libera Terra” predispose uno studio di fattibilità, finalizzato a realizzare una fattoria bioenergetica che, utilizzando le fonti rinnovabili, fosse in grado di far venire alla luce prodotti di elevata qualità e precipuamente salubri. Dal 2009 arriviamo ai nostri giorni e più precisamente allo scorso 17 maggio, allorquando è stato inaugurato il caseificio della cooperativa e presentato al pubblico di Castelvolturno “La mozzarella della legalità”, tre volte DOC perché buona, biologica e “pulita” dalle infiltrazioni camorristiche. “Possiamo , davvero, dire che ci sono tanti segni di cambiamento – ha detto il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo – davvero il cielo all’orizzonte rosseggia”. Si rischiara, quindi, con la luce della legalità una terra buia, grazie al riutilizzo dei beni confiscati alle mafie “per celebrare il riscatto culturale, sociale ed economico del territorio casertano e dei suoi valori, a cominciare dalla produzione di mozzarella campana DOP sui terreni tolti dallo Stato alla criminalità organizzata” (don Ciotti). Il presidente del Consorzio di tutela di tale prodotto, Raimondo, si è detto fiero di avere Libera tra i soci del proprio ente, ribadendo che il correlato c.d.a. ha approvato un rigoroso codice etico “per continuare con fermezza sulla strada dell’impegno per la legalità e per contribuire a realizzare comunità alternative alla mafia”. La mozzarella della legalità rappresenta conseguentemente l’esito felice di un lavoro intenso e reiterato nel tempo, che deve continuamente essere riconosciuto e difeso da noi tutti. Il grave clima di intimidazione subito negli anni immediatamente successivi alla costituzione della cooperativa, la voglia di riscatto della gente di quei territori pesantemente oberati dall’ombra lunga e sfiancante della camorra, la solidarietà messa in campo dall’intera organizzazione di Libera, il controllo attento e vigile delle istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell’ ordine pubblico, la determinazione ed il coraggio dei soci della cooperativa hanno fatto conseguire, tutti insieme, questo importante risultato. Prima di morire nel 1994, a soli 36 anni, per mano della malavita locale, don Peppe Diana scrisse una lettera, ripresa nel titolo dai testi del profeta Isaia, che aveva tale intestazione: “Per amore del mio popolo non tacerò”, una sorta di testamento spirituale. In essa il sacerdote, sottolineando che “la camorra aveva riempito un vuoto di potere dello Stato, che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi”, aveva rimarcato a chiari lettere le carenze dell’azione pastorale della Chiesa ed aveva incitato suddetta istituzione ad “una denuncia che non deve e non può venire meno, perché Dio ci chiama ad essere profeti”. Lo scenario che in quel triste 19 marzo del 1994, giorno in cui fosti vilmente assassinato, era dipinto del rosso vivo del tuo sangue, oggi, a distanza di diciotto anni, si colora del bianco puro del latte della mozzarella che la cooperativa a te intitolata produce, e del verde della speranza di un riscatto nuovo per le terre in nome delle quali hai sacrificato la tua vita. Caro don Peppe, da lassù continua a proteggerne la gente e vedrai che in tutti loro crescerà più intensa e forte che mai la convinzione che non sei morto inutilmente.