Leonardo da Vinci e l’omosessualità
Fra le leggende metropolitane più diffuse, una famosissima è quella che vorrebbe Leonardo da Vinci omosessuale, ma i fatti in realtà sono ben diversi, così come dimostrerebbero le ricerche sul suo legame affettivo con Isabella D’Aragona eseguite da una nota studiosa tedesca, confermate da quelle del Centro Studi Glinni di Acerenza, nonché dagli ultimi studi scientifici sulla grafia del Genio. Ma ricordiamo, adesso, da dove trae origine la storia sulla improbabile omosessualità di Leonardo. Firenze 1476: La questione nasce durante l’apprendistato del Genio presso la bottega del Verrocchio a Firenze, iniziato nel 1470. Il giovanissimo Leonardo mostra immediatamente il segno del proprio eccezionale talento, in un ambiente con fortissima concorrenza, in cui gli incarichi per gli artisti provenivano in prevalenza dalla Chiesa. Come minare immediatamente l’ascesa dello straordinario Leonardo?Esattamente come oggi, con un’accusa falsa che lo estromettesse da ogni incarico. Ed in un ambiente dove si profilava l’azione del Savonarola, quale migliore accusa se non l’omosessualità? L’8 aprile 1476 venne così presentata una denuncia, ovviamente anonima, agli Ufficiali di notte e de’ monasteri contro diverse persone, tra le quali Leonardo, per sodomia consumata verso il diciassettenne Jacopo Saltarelli. Verso l’omosessualità, la pena prevista in questi casi era severa […] prevedeva anche la perdita di ogni commessa da parte della Chiesa. L’accusa venne però immediatamente archiviata, cosa davvero difficile dato il periodo storico ed il presunto reato, poiché evidentemente totalmente infondata. Ciò nonostante, per qualcuno il mero sospetto è ancora oggi una prova inconfutabile, tuttavia la vita successiva di Leonardo smentisce in toto tale eventualità. La studiosa tedesca Maike Vogt-Lüerssen è recentemente tornata a proporre la propria ipotesi che identificherebbe in quel volto dal sorriso enigmatico non, secondo la tesi comunemente accettata, Lisa Gherardini, sposa del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, bensì Isabella d’Aragona, figlia dell’erede al trono di Napoli Alfonso II e di Ippolita Maria Sforza, colta duchessa di Milano. Ed Isabella sarebbe stata, come si vedrà, non solo la sposa segreta di Leonardo, ma anche la vera Gioconda ritratta, il che spiegherebbe il motivo per il quale Leonardo abbia gelosamente tenuto con sé il dipinto tutta la sua vita. Isabella d’Aragona divenne la sposa infelice di Galeazzo Maria Sforza, in una sorta di «esilio» a Pavia voluto da Ludovico il Moro che non si conveniva al suo carattere fiero e al suo status di duchessa della città lombarda. Secondo la ricercatrice e storica dell’arte, che ha esposto recentemente i risultati dei suoi accurati studi in occasione di una conferenza tenutasi a Palazzo Medici Riccardi, Isabella d’Aragona, dopo la morte del marito, avrebbe addirittura sposato in seconde nozze l’amato Leonardo da Vinci che, ricordiamo, fu tra i principati pittori di corte degli Sforza tra il 1482 e l’alba del 1500. Dal maestro avrebbe avuto cinque figli, due dei quali riposerebbero accanto alle spoglie della madre nella sagrestia del Convento di San Domenico Maggiore a Napoli. Proprio lì, secondo quanto sostiene Maike Vogt-Lüerssen sulla base delle proprie indagini, si troverebbero anche i resti dello stesso Leonardo, in realtà mai sepolto ad Amboise in quella tomba che venne successivamente profanata. I resti sarebbero stati dispersi tra la Chiesa napoletana, la Chiesa di San Nicola di Bari e la Chiesa di Vaprio d’Adda. Unica soluzione al mistero, riesumazione ed esami del DNA per smentire o confermare quello che la studiosa ha ricostruito principalmente sulla base di fonti storiche dell’epoca: attraverso le analisi ed il confronto con i figli di Isabella d’Aragona si potrebbe trovare la soluzione all’interrogativo. La prova principale è costituita oltre che da i chiarissimi riferimenti al casato D’Aragona- Sforza mediante simboli sul vestito della Gioconda, ma soprattutto dalla eccezionale somiglianza tra Isabella d’Aragona e la Gioconda coma si evince dal confronto con il volto di Isabella D’Aragona dipinto da Raffaello che la ritrae su di un quadro in esposizione presso il Palazzo Doria di Roma.
La Monna Lisa, altro non sarebbe che il diminutivo di L’Isa – bella D’Aragona
Secondo il centro studi Glinni , Isabella d’Aragona avrebbe poi dato origine alla leggenda della presenza della Gioconda a Lagonegro, in Lucania. La Duchessa, dopo la morte di Galeazzo Sforza, si trasferì in sud Italia, ed era suo soggiorno frequente il Castello di Monteserico presso Acerenza, ed ancora oggi nei pressi della cittadina lucana esiste una località chiamata “Gioconda” .Contestualmente è noto che il Genio toscano programmò, con il Nobile De Ligny, grande amico della D’Aragona, un viaggio in Lucania proprio nella zona del Principato Citra, quindi dove è sita la città di Lagonegro, dove probabilmente avvenne l’incontro con la duchessa, in alternativa alla suindicata località nei pressi di Acerenza. Da tale episodio deriverebbe quindi la notissima storia della presenza della Gioconda in Lucania. Altre prove derivano dall’analisi della grafia del Genio, che rilevano un carattere decisamente maschile senza alcuna traccia di caratteristiche omosessuali. Un Leonardo decisionista, dotato di grande fantasia, di un grande senso estetico, ma senza alcuna traccia di femminilità, a conferma della sua propensione per il gentil sesso. Ciò che è importante è la marcatura grafologica che delinea un forte senso etico e, dato il periodo storico in cui è vissuto il Genio, è impesabile che un uomo dotato di retta etica potesse essere un sodomita. Del resto sono notissimi gli scontri che ebbe con Michelangelo, la cui omosessualità è acclarata, mentre è nota la sua grande amicizia con il pittore Raffaello, che di contro notoriamente faceva strage del gentil sesso. Leonardo da Vinci, suscitò in vita tantissime gelosie, anche per il suo aspetto fisico decisamente bello ed affascinate. Nel ritratto di Acerenza, oramai attribuito quale autoritratto, Leonardo appare giovane, biondo , con gli occhi azzurri ed uno sguardo decisamente intelligente ed indagatore, che in nulla assomiglia alla ulteriore fantasia circolante, che lo vedrebbe quale soggetto nascosto della Gioconda, nel quale non vi è traccia di occhi azzurri e capelli biondi. Per chi volesse vedere il vero volto di Leonardo, Il ritratto di Acerenza, detto anche tavola Lucana , sarà in mostra al castello Doria, di Roma – Valmontone a partire dal 20 luglio, fino alla metà di settembre.
Scommetto che la disturberebbe parecchio se venisse dimostrato che un genio come Leonardo fosse stato gay. Ma che lo fosse o meno, cosa cambierebbe della sua genialità? Niente. Caro Di Pietro, ma perchè si ostina a dimostrare che gli omosessuali devono per forza essere considerati inferiori? Sta facendo eugenetica? Che desolazione verificare che questo disegno contorto viene spiattellato su questo così bel giornale diretto da una Signora tanto in gamba e gentile. Spero che presto si modifichi la linea editoriale a favore di una più onesta informazione.
Questo “articolista” ha proprio una fissazione. Si compiace nel dare per scontato ciò che è tutto da appurare e, nel contempo, ignora aspetti riguardanti Leonardo abbastanza acquisiti. Si attenga alla Storia e lasci stare i pensieri sudici che albergano nella sua mente.
Bello il passaggio in cui si dice che Leonardo odiava Michelangelo gay e era amico di Raffaello tomberu des femmes. Ma per favore, la finisca d’impestare la rete con quest’omofobia senza capo nè coda. Lei non è gay, giusto? E allora si faccia gli affari suoi,viva da single con mamma e papà e lasci stare chi vive una sessualità piena.
Marco lei mente. Non ho mai sostenuto in vita mia che gli omosessuali sono inferiori. Non comprendo, forse sta sbagliando persona. Stia più attento, qui siamo nella pubblica diffamazione.
Corinna, se lei ha conoscenza della storia, la riporti senza sentenziare aprioristicamente; che Leonardo non fosse gay è, ormai, un dato certo. Venga a trovarci il 20 luglio a Roma e le farò ripetizioni gratis. Porti la sua bibliografia ed io le presenterò la mia; lo farò gratis.
Elena domanderò alla redazione i suoi dati. Accusarmi di omofobia è altamente lesivo e diffamatorio. Lei non conosce la critica e non sa di cosa sta parlando. Lo faccia per evitare brutte figure, si renda più docile alla lettura.
I primi tre commenti mi lasciano basito. Parto dal presupposto che Marco, Corinna ed Elena non conoscano personalmente l’estensore dell’articolo. Orbene, se il presupposto è corretto e se i loro commenti originano esclusivamente dalla lettura dell’articolo, c’è da restare sconcertati.
Come si fà ad accusare Di Pietro di omofobia? quali parole lascerebbero trasparire tale orientamento?
Personalmente trovo l’articolo interessante, sobrio, privo di eccessi e orientato semplicemente a dimostrare che, verosimilmente, Leonardo non era omosessuale.
Ciò significa essere omofobi? non credo.
E se anche in futuro dovesse spuntare un documento che dimostri l’omosessualità di Leonardo, ciò non aggiungerebbe nè toglierebbe nulla alla sua grandezza e genialità e, al tempo stesso, non turberebbe i sogni di nessuno.
Insorgere ogni qual volta un articolista omette la celebrazione
o la magnificazione del fenomeno “gay” genera forti perplessità
in coloro che, come me, leggono gli articoli senza avere preconcetti.