Donne allo specchio: Annie, il coraggio di andare oltre

Giovanna Rezzoagli

Alcuni lo chiamano destino, altri fato, se preferite si può definire sorte, sfortuna. Tanto sono solo nomi che hanno significato del tuto soggettivo. Per la piccola Annie Clark, sono solo termini privi di qualsiasi significato. Nata affetta da un’anomalia genetica in conseguenza della quale è priva delle mani, Annie ha saputo trovare il coraggio di andare oltre i limiti che la sua condizione biologica le aveva imposto. A soli sette anni Annie ha vinto nientemeno che un concorso di calligrafia, scuotendo molte coscienze negli States. Bimba cinese adottata da una coppia statunitense Annie ha dimostrato che un oggettivo limite fisiologico può diventare l’asso nella manica per riuscire laddove altri, i cosiddetti “normodotati”, nemmeno si sognano di arrivare. Quanti bimbi italiani di sette anni, coetanei di Annie, si pongono il problema di scrivere in calligrafia? Forse è già tanto se usano una grafia. L’insegnamento di Annie è profondo nella sua semplicità: volere è potere. Sarebbe la storia perfetta da far leggere ai tanti costruttori di armi, magari delle tante mine a forma di giocattolo, che hanno sulla coscienza la morte e /o la mutilazione delle tante migliaia di bambini che hanno avuto la colpa di nascere dalla parte “sbagliata” del globo. Sarebbe stata la storia perfetta da far leggere a chi mise in commercio, tra gli anni sessanta e settanta, il Talidomide senza prima verificarne la teratogenicità. Sarebbe, anzi, è la storia perfetta da leggere per chiunque creda che le risposte ai piccoli e grandi drammi della vita debbano essere fornite da altri. Annie è la prova vivente che il coraggio di andare oltre nasce da se stessi.

 

4 pensieri su “Donne allo specchio: Annie, il coraggio di andare oltre

  1. Il fatto è toccante e, marginalmente, mi fa riflettere su come la “calligrafia” sia sempre più un optional. Spesso la correzione di un tema diventa un incubo. Come ci si può concentrare sulla congruenza tra concetti espressi e consegna se la mente è occupata a decifrare scritture impossibili? Oggi uno studente non sa scrivere in modo comprensibile (salvo rare eccezioni) non sa fornire un elementare schizzo grafico. Insomma gli handicappati sono proprio costoro.

  2. Concordo. Scrivere in modo comprensibile è una forma di rispetto verso chi deve leggere. Personalmente ho sempre detestato l’alterigia di chi, ad esempio molti medici, scrivono in modo poco chiaro. Non me ne vogliano i grafologi, ma la cattiva grafia si interpreta senza troppe lauree appese sul soffitto. Non divaghiamo dal tema tuttavia. Annie è una bimba fantastica, io ho visto la sua foto, è un inno al coraggio. Una donnina allo specchio in gamba.
    Grazie per il commento.
    g.

  3. E’una storia che travolge e innamora quella di una bimba di sette anni , priva delle proprie mani, che riesce a vincere un consistente premio per la bella calligrafia in un concorso scolastico in USA.
    Ha ragione la cara amica dottoressa Giovanna quando afferma che nella vita nulla è impossibile; basta solo l’immane tenacia e grandissima volontà di riuscire, abbiamo la dimostrazione di questa bimba che ha letteralmente sconvolto il mondo per la sua estrema forza di essere e di valere, sconfiggendo anche quei suoi coetanei che avevano le capacità fisiche per essere i migliori. Qualcuno potrebbe fare ie interpellanze ai vinti di come mai non sono riusciti a sfondare nella vita: la risposta potrebbe essere quella che non tutti sono dotati di una forza intrisa di immane volontà di riuscire ad essere il migliore.
    Questa bimba ci ha dato una lezione di vita che pure apprezzandola immensamente, non è detto che il suo esempio possa essere copiato, anche se siamo indotti ad essere più pertinaci nelle nostre attitudini.
    Cordialità, alfredo

  4. Carissimo Alfredo, ha ragione quando dice che non è per tutti facile trovare in se stessi le risorse per far fronte ai problemi del vivere. Credo che l’esempio di questa bimba possa aiutare ciascuno di noi a riflettere sul fatto che a volte ci piangiamo un poco troppo addosso e non ci facciamo forti delle risorse che possediamo. Io per prima commetto questo errore. Nel counseling, ad esempio, si lavora sempre con la parte sana della personalità della persona. Se fosse facile affrontare la vita a testa alta non saremmo spesso a disquisire sui mali dell’esistenza. Non è affatto facile, eppure tante risposte solo noi le possiamo trovare all’interno della nostra psiche. Nessuno ha il diritto di dirci come vivere, così come nessuno di noi ha il diritto di arrecare danno ad altri. Il dovere di rispettare e anche di rispettarsi viene spesso disatteso. Questa bimba, pur nella sua giovanissima età è riuscita a trasformare una difficoltà enorme nel suo punto di forza. tutti noi abbiamo un punto di forza, bisogna avere il coraggio di andare oltre la paura di non farcela e cercarlo con pervicacia. Grazie per le sue sempre preziose e graditissime considerazioni. A presto.
    g.

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