Handicap e dintorni: barriere architettoniche in viaggio

Barbara Gentile

Una visita turistica alla Reggia di Caserta, può sembrare un argomento di poca importanza, se non fatuo, ma non è così quando questa viene fatta con enorme difficoltà e sacrificio. Sempre cosa di poca importanza può apparire la stessa visita, fatta da un portatore di handicap. In molti avranno provato le mie stesse problematiche, ma forse in pochi hanno avuto la mia stessa opportunità, per esternarle. Sabato mattina, siamo partiti da Perugia, per visitare alcuni monumenti, tra cui la Reggia di Caserta. Appena arrivata all’appuntamento per la partenza, ho notato subito gli sguardi scettici delle persone, poichè si sono trovati di fronte una compagna di viaggio, portatrice di handicap. Per poter partecipare a questo viaggio, ho dovuto portare anche la seggiola a rotelle. Dico questo, poichè grazie alla mia enorme forza di volontà e ad un durissimo lavoro, sono riuscita ad acquistare una piccola autonomia, che mi permette piccoli spostamenti con le stampelle. All’ingresso della Reggia, ci attendeva la nostra guida, una dolcissima signora, con occhi azzurro mare. Appena arrivati , si è presentata la prima difficoltà: le scale. Prontamente il custode ci ha accompagnato all’ascensore, per permettermi di riunirmi al resto del gruppo. Può sembrare una fortuna non dover faticare per salire le scale, ma vi assicuro che non è così. Il disagio di dover sempre ricorrere ad un aiuto, di non poter far quello che fanno tutti, di essere diversa. Raggiunto il gruppo, ecco le altre difficoltà.  Rimanere al passo con gli altri, evitando di investire qualcuno e capire il maggior numero possibile di nozioni. Lo scetticismo iniziale, si era ora trasformato in valido aiuto che mi ha permesso di ridurre al minimo tali difficoltà., Ero infatti spinta, in maniera di poter essere l’ombra della nostra guida. La cosa più bella era che avendo chi amorevolmente si occupava dei miei spostamenti, io potevo ammirare ogni bellezza che si trovava all’interno della Reggia. Anche in questo c’erano delle diversità, poichè la guida chiedeva di ammirare gli affreschi nei soffitti, ma i miei movimenti della cervicale devono essere fatti con notevole prudenza e attenzione. Uscita dalla Reggia ero felice, non tanto per ciò che avevo appreso(che era veramente poco!), ma perchè ero riuscita a fare una cosa normale e mischiandomi agli altri, non ero  emarginata o trattata come un’handicappata.. Colgo l’occasione per ringraziare il Centro Socio Culturale San Marco di Perugia, nella persona del Presidente Siepi Susanna, per avermi permesso di provare questa esperienza.

3 pensieri su “Handicap e dintorni: barriere architettoniche in viaggio

  1. è giusto ed importante far notare che ci sono i modi per superare
    le difficoltà. prendiamo esempio.
    un abbraccio
    Francesco

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