Il mestiere della politica

Angelo Cennamo      

La seconda Repubblica si sta concludendo esattamente come finì la prima, tra la corruzione e il malaffare della politica. Con la tangentopoli dei primi anni ’90, i finanziamenti illeciti finivano nelle casse dei partiti, che li utilizzavano nelle campagne elettorali contro i rispettivi avversari. Con le inchieste di oggi , scopriamo invece che i rimborsi elettorali leciti finiscono direttamente nelle tasche dei politici, i quali li usano per arrotondare le già ricche prebende del loro dolce far nulla. Per completare il quadro, ci sono infine le immancabili tangenti, anche quelle trasversali ed evergreen. Col garantismo di prima e con quello di poi, registriamo la mesta vicenda della Lega Nord come l’ultimo pezzo di questa storia infinita, che a distanza di almeno vent’anni, e forse più, rischia ora di concludersi con il peggiore dei rimedi, con il trionfo, cioè, dell’antipolitica. Ovvero con quel movimentismo rozzo e fintamente democratico, che soffiando sui vizi del malcostume istituzionale, finisce per ricalcarne i limiti più nefasti. Ma cosa ha di diverso la nostra politica da quella degli altri paesi del mondo da finire così spesso nell’occhio del ciclone e in quello della magistratura? Essenzialmente questo : qui da noi, quello del politico, è un mestiere. Un mestiere molto ambito, specie nelle aree dove il tasso di disoccupazione è tra i più alti, anche perchè ben retribuito. Entrare in politica ( in Italia si usa perlopiù il verbo “buttarsi”) comporta, infatti, una serie di benefici che nessun titolo di studio o master possono assicurare. Non è un caso se alle ultime elezioni comunali di Salerno ( ma lo stesso dato è riscontrabile in molte altre località) in ogni nucleo familiare ci fosse un candidato, con tanto di manifesto e di bigliettino elettorale. Sui muri della mia città, la scorsa primavera, campeggiarono praticamente tutti i cognomi presenti nell’elenco telefonico, salvo pochissime eccezioni. Lo spettacolo fu tanto divertente quanto desolante. Così come fu avvilente il rito di numerosi professionisti, avvocati in primis, che giravano per il corso cittadino ostentando inusuali sorrisi e pacche sulle spalle, in perfetto stile Obama, nella speranza di prevalere sul diretto avversario, magari collega nel loro stesso studio legale. Una recente statistica ha rilevato che nell’ultimo trimestre i consiglieri regionali italiani si sono riuniti nelle loro sedi tra le 6 e le 15 volte. Per così poco hanno percepito stipendi compresi tra i 10.000 e i 20.000 euro. Se a tutto questo si aggiunge la gestione maldestra ed opaca dei rimborsi elettorali e quella degli immobili donati ai partiti da militanti fin troppo fiduciosi nell’idealismo dei loro leader, ci accorgiamo che entrare nei ranghi della politica, da Bolzano a Ragusa, è molto meglio che vincere il superenalotto. Ma non basta. In Italia il mestiere della politica non è solo economicamente vantaggioso, ma anche longevo. Non sono pochi, infatti, i pachidermi che sulla poltrona di Montecitorio o di palazzo Madama hanno impresso la forma del loro deretano come il calco di un dinosauro. Giorgio Napolitano, ad esempio, nei palazzi della politica ha trascorso almeno tre quarti della sua lunga vita. L’ultima tappa al Colle sembra averlo addirittura ringiovanito, allungandogli la vita. Ad ogni modo, non è la morte che fa paura ai nostri uomini delle istituzioni, ma la mancanza di figli disposti a perpetuare le gesta familiari : un trota o un girino diventa così il migliore antidoto contro la prematura estinzione. 

 

5 pensieri su “Il mestiere della politica

  1. Da un film di Totò, ho estrapolato questo discorso. Mi sembra quanto mai attuale!!! Totò, parla ai suoi concittadini sulle promesse dei Politici: E allora sapete cosa vi dico? Che siete degli ingenui, dei fessacchiotti, dei deficenti, degli incoscenti! Perchè io una volta eletto per Roccasecca non potrò fare un cacchio dico cacchio!! Perchè questi signori appena saranno eletti poseranno i loro sporchi deredani sugli scanni della camera e penseranno solo ai loro sporchi affari, vi faranno fessi perchè sono papponi!! Papponi!!
    Buona giornata a tutti/e…

  2. @Angelo:

    e come non essere d’accordo con te? Il problema è che, giacché le leggi le fanno loro, non fanno leggi contro sé stessi: io sarei per una legge che ti impedisce di stare in Parlamento (o al Senato) per troppo tempo, ma chi la voterebbe? Si dovrebbe indire un referendum per obbligarli a fare una legge del genere, ma chi le raccoglie le firme?

    Poi, si pongono problemi di altra natura: se io prima di diventare avevo un lavoro, dopo tot anni, se sono stato politico, come faccio a ri-occuparmi? Mi viene garantito il mio posto di lavoro precedente?

    Altra cosa: esistono pure i politici capaci (rari, ma ci sono). Perché liberarsi di un politico capace? Ci vorrebbe un sistema di valutazione del politico basato sulle presenze e altri parametri.

    E altra cosa ancora: anche bloccando (ad esempio a 5 anni) la presenza di un politico in Parlamento o al Senato, questo politico non si riproporrebbe -come già avviene- in qualche comune, provincia o regione?

  3. Anche io condividevo questo principio : a un politico capace ed onesto gli deve essere riconosciuto il diritto di fare politica finchè lo vogliono i suoi elettori. Ma il rischio che intorno a quella persona si costituisca, col tempo, un giro di clientele ed un sistema di potere dannoso per l’interesse pubblico, esiste e va preso in considerazione. Credo che un paio di mandati ( a tutti i livelli)siano più che sufficienti : nessuno è così indispensabile da non poter essere sostituito.

  4. hai scritto giusto la lega finirà per essere affondata dalla stessa politica che pensavamo rappresentasse. e a me all’inizio mi garbava solo che poi si sono dimostrati ignoranti, razzisti e incapaci.
    con la fine della lega e quella di berlusconi e del berlusconismo finisce anche la seconda repubblica. che a differenza di oggi quando nacque non vivevamo un momento di crisi economica così grave. questa aggiunta rende il momento attuale veramente molto particolare; storicamente bisogna tornare indietro ai tempi delle rivoluzioni comuniste o fasciste.
    solo che oggi in Italia la gente ha la pancia piena e non rivendica il diritto al pranzo o alla cena ma ancora maggiore benessere e lavoro per le nuove generazioni.
    sarà interessante vedere chi occuperà questo spazio libero, chi resisterà al vento di rinnovamento.
    oggi con il governo tecnico e la voglia di trasparenza la magistratura forse sta cogliendo l’attimo per fare un poco di pulizia.
    l’unica vera novità che pare caschi a pennello è il movimento grillino.
    i partiti di oggi per sopravvivere dovrebbero fare una grosse koalitionen alla merkel ma dubito che ci riescano visto che non sanno mettersi d’accordo nemmeno sulla nuova ici.
    se la prima repubblica ci aveva lasciato un paese comunque solido e benestante la seconda, dopo aver raschiato il fondo del barile economico e morale, ci lascerà un paese arrabbiato e con la paura di non riuscire ad andare avanti. io mi auguro un rinnovamento generazionale che riesca a sconfiggere il populismo e riporti la fiducia del popolo per le istituzioni.
    io speriamo che ce la caviamo.

  5. @michelezzecca:

    scusa, ma c’eri all’epoca dell’inizio della Seconda Repubblica? No, perché io ricordo che eravamo talmente in crisi economica che Giuliano Amato arrivò a prelevare forzosamente soldi dai conti correnti, una cosa che ritengo assurda!

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