Mercato San Severino: corso per guide al castello alla conclusione

Anna Maria Noia

Si sono concluse con successo, tramite una “classica” e memorabile, istruttiva “passeggiata” proprio sul castello, le lezioni previste dal corso di formazione che ha riguardato un gruppo di guide e di manutentori – tutti volontari, uniti dalla passione per la storia e l’archeologia – appunto per accompagnare, prossimamente, scolari, appassionati e gruppi presso il costituendo Parco Archeologico Medievale concernente le antiche vestigia di questa importante struttura, tra le più significative e complesse del Meridione. Il corso, cui hanno preso parte una quarantina di giovani, tutti diplomati e/o laureati, sia in qualità di futuri manutentori che di futuri esplicatori delle bellezze naturali ed architettoniche del castrum, è stato tenuto dal responsabile del Lea (Laboratorio di educazione ambientale) Giuseppe Rescigno, docente sanseverinese. Gli appuntamenti con la storia e con la cultura “nostrana”, locale, si sono tenuti frontalmente ma anche con piccoli dibattiti e chiarimenti presso la sala del Gonfalone a Palazzo Vanvitelli, a partire dal 14 febbraio in poi (ore 15.30-17). Una piccola pausa per il giorno del carnevale – prevista il 21 febbraio – e poi la conclusione, martedì 3 aprile scorso – in concomitanza con la morte dell’intellettuale novantaduenne Carmine Manzi, già sindaco e difensore civico della cittadina. Il 3 aprile, prima della santa Pasqua, il tempo è stato clemente, bellissimo e la “salita” al parco archeologico non è stata né vana né faticosa, anche se la “passeggiata” è durata quattro ore abbondanti e le ginocchia dolevano. Ci si è recati con alcune auto, fermandosi presso una delle diverse “entrate”, dei luoghi di accesso ancora percorribili in macchina, come la località Cerrelle e l’ingresso dalla frazione Pandola. In questa preziosa occasione, realmente utile per capire le meraviglie architettoniche delle nostre zone, di un territorio così strategico dal punto di vista geografico e viario, e ricco economicamente, il percorso al castello – che consta di diverse stratificazioni antichissime e più recenti – è stato interessante e ricco di spunti storici ma anche cronistici: le aspiranti ma anche preparate guide hanno visitato il bene e visto coi propri occhi la venustà delle antiche mura, che hanno vissuto clangori, clamori e concitazione, fervorose battaglie, intrighi e congiure – come le celebri “congiure dei baroni”, che hanno decretato la fine della potente famiglia Sanseverino, la quale ha dato il nome al comprensorio. Da Torgisio “de Rota” (prima) e “de Sancto Severino” (dopo), al fratello Angerio (donde il cognome delle nostre zone: “Filangieri”, ovvero “figli di Angerio”, mentre Torgisio, proveniente da Troyes, ha dato origine all’antico cognome “Troisi”), ai gastaldati e ai “wald” – o “galdi” – il Medioevo sanseverinese ne ha viste di tutti i colori; ma non soltanto questo periodo fa la parte del leone in questo posto denso di storia e di retaggi antropici, naturalistici ed antropologici, nonché religiosi: anche le popolazioni preromane, come i Sarrasti (Sarno) ma anche come altra gente, hanno man mano realizzato una cittadella fiorentissima, ricca di traffici e di fermenti… Di qui la naturale vocazione al commercio di S. Severino, che anche lo storico recentemente scomparso Gino Noia, come Rescigno, Pasquale Natella, pasquale Trotta e tanti altri studiosi e/o curiosi locali, ha posto all’attenzione di scuole e di acculturati: Gino Noia, in particolare, affermava che “a S. Severino o si è tavernaro [taverniere, oste] o facchino”; ciò proprio in ragione della fiorente produttività del territorio, che è chiamato Mercato proprio per la consuetudine di mercanteggiare lungo le famose strade, consolari e non, lungo i tratturi, lungo vie come la Popilia o la Porfinia, la via delle Puglie e delle Calabrie ed altresì lungo i fiumi. Il mercato in questo paese era molto complesso, si distinguevano la fiera e – appunto – il mercato, manifestazioni simili ma con alcune differenze. Tornando alla visita guidata, una bella escursione, una “gita” fuori porta prima di pasquetta, il tutto è risultato essere utile alla conoscenza e all’amore per le proprie ricchezze naturali e archeologiche, dopo vari restauri – di tipo essenzialmente conservativo e non ricostruttivo tout court – che hanno offerto agli occhi del gruppuscolo sopra la collina ben tre cinte murarie, normanna, sveva e angioina; semitorri, ben quattro chiese: la plebana o S. Nicola a corte, la palatina o S. Maria de castro, quella di S. Francesco e un’altra; ambienti artigiani, molte cisterne, affreschi appena notatisi e quant’altro. Non ultimo, uno sguardo è stato dato anche al percorso botanico realizzato da degli ingegneri naturalisti, che ha condotto dal castello a Palazzo di Città al ritorno, mentre dapprima – come abbiamo detto sopra – si era giunti su questo sito e monumento storico dal versante della collina conosciuta come Cerrelle. L’escursione è stata – è proprio il caso di dirlo – la ciliegina sulla torta di un’esperienza forte e sentita, quale proprio quella relativa alla sequela del corso in oggetto; a breve verranno conferiti gli attestati, validi per la frequenza di almeno l’80% delle lezioni. Ogni martedì – il giovedì, invece, era per i manutentori – il gruppetto di guide volontarie aveva l’occasione per formarsi e “informarsi” su tanti argomenti oggetto di studio, proposti da Rescigno anche con l’ausilio didattico di slide, diapositive, nonché di dispense e libri inerenti i temi trattati; tra tali argomenti, una lezione particolare è stata incentrata sui cognomi del luogo. È bello, senz’altro, occuparsi di ciò che ci hanno lasciato i cari nostri “patres”, un modo per ricordare le civiltà del passato – remoto o più recente – che non scompariranno finchè perdureranno nel nostro ricordo e soprattutto nel nostro agire. Proprio questo, infatti, è stato l’intento dell’amministrazione comunale di S. Severino, che ha voluto appositamente organizzare tale corso, anche – ma non solo – in vista dell’apertura del Parco Archeologico, in progetto da anni. Proprio questo parco, assieme alla Scuola di Specializzazione in Archeologia retta dal docente universitario Paolo Peduto, è uno dei fiori all’occhiello della cittadina di Mercato S. Severino, che – sebbene in gran parte cementificata – rivela comunque una sensibilità ecologica notevole, anche se molto ancora si deve attuare per quanto riguarda una perfetta coscienza ambientalista…

 

Un pensiero su “Mercato San Severino: corso per guide al castello alla conclusione

  1. Una bella iniziativa….ma che non vada a finire come “è finito il gruppo degli ispettori ambientali e cioè in una bolla di sapone”

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