Il vecchio Enzo non ha resistito
“Milano – Non era previsto che cantasse, ma quando Enzo Jannacci ha sentito suonare i suoi vecchi amici jazzisti Enrico Intra e Franco Cerri non ha resistito e, senza microfono, senza prove, ha regalato a un pubblico commosso una versione del suo vecchio cavallo di battaglia “El purtava i scarp del tenis”. «Non doveva nemmeno venire perché sta molto male e oggi lo devono anche operare – ha detto Dario Fo, che ha voluto riunire un gruppo di vecchie conoscenze per un happening aperto al pubblico all’interno della sua mostra di quadri in corso a Palazzo Reale -. Invece si è messo in piedi apposta per noi». Questa è la notizia che ho letto con una certa commozione nella versione on-line de “Il Secolo XIX” di oggi, 6 aprile. Il vecchio Enzo non deve avere resistito, dimenticandosi che non solo ha accompagnato tutta la mia giovinezza, ma anche la mia età matura. Ho pressoché tutta la sua produzione discografica, dove lo stesso pezzo è riproposto in diverse versioni. Rigorosamente dal vivo. Dalle cose “leggere” come “Andava a Rogoredo” alle cose tragiche cantate con quel lirismo ironico e semicomico per sdrammatizzare una realtà squallida. Come “T’ho cumpraa i calsett de seda”, storia di un “magnaccia” e della sua donna, di “El purtava i scarp de Tennis”, storia di un barbone innamorato. La nota di una tristezza infinita rimane in “Ti te se no”, “El me indiriss” e in quel quasi inascoltabile pezzo “6 minuti all’alba”. Pezzo quasi inascoltabile per il groppo alla gola che fa venire per la storia di tanti giovani che la disinvoltura di “re sciaboletta” portò a prendere, senza scelta, un treno o l’altro, trovandosi sui monti o nella RSI. Persino la mia storia di “terrone” trapiantato in lombardia in “Ohe! sun chi”, quando dopo pochi giorni dall’arrivo mi trovai a parlare, senza volerlo, un bresciano della bassa perfetto. Sicuramente il dialetto Milanese di Enzo Jannacci troverà, prima o poi, l’attenzione di qualche compilatore di Antologie letterarie, come già avvenuto per Fabrizio de André. Lo spero tanto. Ora il vecchio Enzo sta meglio, ma siamo nella parte del giorno che allunga inesorabilmente le ombre … Forse ognuno di noi due, a modo suo, ha lasciato una modesta traccia. Questo è importante, alla fine, ma non saliamo più su un palco perché come riporta una lirica di Spoon River: In gioventù le mie ali / erano forti e instancabili, / ma non conoscevano le montagne. / In vecchiaia conoscevo le montagne / ma le mie ali stanche / non potevano seguire i miei occhi- / Genio è sapienza e gioventù.