Errori nella Scienza? No, grazie

Salvatore Ganci

Antonio Masiero, vicepresidente dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare (INFN) si è dimesso, solo e perché strumentazione non bene tarata ha fornito un risultato sperimentale  che poteva rappresentare un momento di crisi per tutta la comunità dei Fisici. Ricordate anche la gustosa gaffe dell’ex Ministro Mariastella Gelmini a proposito di quel tunnel di 730 km dal CERN di Ginevra al Gran Sasso? La notizia è su tutti i quotidiani e il Secolo XIX la mette nella home-page della sua edizione on-line, sottolineando questo come un gesto di alta responsabilità. Perché mai un onesto “uomo di Scienza” si deve dimettere?  Possiamo invece porci una serie di domande che prendono spunto da queste dimissioni. Esistono errori nella Scienza? Esistono ”esperimenti cruciali” tanto cari ad una sorpassata scuola di Storia della Fisica? Esistono errori conservativi nella Fisica che viene insegnata? Errori nella Scienza? Dipende dal significato del termine “errore”. Se riflettiamo sul fatto che ragionando sulla base di una teoria “sbagliata” si pervenga egualmente ad un risultato corretto, allora di “errori” non ce ne sono. E’ il caso di Sadi Carnot quando formulò (senza una sola equazione!) il secondo principio della Termodinamica basandosi sulla teoria a fluido del calore. Ci possono essere misure non sufficientemente accurate. In questo caso le misure sono ripetute da altri ricercatori e il tempo fa sì che una vecchia verità scientifica ceda il posto ad una nuova. Ma come? Mi contraddico? Specifico meglio il mio pensiero. L’esperimento di Michelson-Morley stabilisce in buona sostanza che una perturbazione di campo elettromagnetico (luce, onde radio, raggi X …) si possa propagare nello spazio vuoto. E’ un concetto per noi, oggi,  naturale ed acquisito. Eppure ancora nel 1950 B.B. Baker e E.T. Copson nel mai eguagliato libro “Mathematical Theory of Huygens’ Principle” si lasciano scappare (impietosamente) un “free Ether” significando che, per loro, la radiazione si dovesse propagare in un mezzo chiamato Etere e sul quale si basò tutta la Fisica ottocentesca e l’Ottica stessa di Isaac Newton e dei seguaci della “Teoria Emissiva”. Ancora oggi un cattivo linguaggio comune e giornalistico parla di “trasmissione via Etere”. Insomma, sembra proprio che questo Etere sia qualcosa di duro a morire.  Nel caso dell’esperimento dei neutrini, se non ci fosse stato un dichiarato “possibile errore di strumentazione” la misura sarebbe stata ripetuta e ripetuta più volte. Una teoria come quella della Relatività è in accordo, per basse velocità, con la Fisica Classica e non appare (infatti) pensabile  una nuova (buona) Teoria che la contraddica perché sarebbe contraddetta anche la Fisica Classica, quella che si vede, si tocca e si misura ogni giorno nel nostro mondo imperfetto (a causa dell’uomo). Esistono invece errori conservativi nella Fisica che si insegna. Giovanni Tonzig ne ha raccolti 101 in un delizioso libriccino intitolato 100 Errori di Fisica.  Io ne ricordo uno “dal vivo” perché presente in un (peraltro ottimo) testo Liceale, ma che trovava avallo in uno dei più classici testi di “Meccanica Razionale”. Il coefficiente d’attrito (statico o dinamico) è un numero (evidentemente) minore di uno. Ricordo di avere preso un pezzo di “gomma pane” di averlo messo su un righello di plastica e di avere inclinato questo righello ben oltre 45° fino al ribaltamento del pezzo di gomma. La misura dimostrava che sicuramente il coefficiente d’attrito (statico) era ben maggiore di uno. Però la mia collega cui avevo fatto vedere la fenomenologia rispondeva: “Però sul libro c’è scritto che è minore di uno …”Se questo è l’atteggiamento scientifico formativo nella nostra penisola, lascio ad ognuno le sue conclusioni.

 

 

 

Un pensiero su “Errori nella Scienza? No, grazie

  1. Confesso di averci capito poco. Però ho capito bene la storiella finale. Davvero gustosa.

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