Matrimonio o contratto?

Angelo Cennamo

“Posti in piedi in Paradiso” è il titolo dell’ultimo film di Carlo Verdone. Una commedia divertente che ha per sfondo un tema delicato ed attuale : la crisi dei padri separati alle prese con il pagamento degli alimenti e con il tentativo sempre complicato di rifarsi una vita. Alcuni di loro scivolano oltre la soglia della povertà, proprio come i protagonisti della storia, che, da perfetti sconosciuti, sono costretti a condividere un appartamento. Altri, i più fortunati, riescono a limitare i danni con accordi consensuali meno onerosi ed assillanti. Il problema è diffuso e le statistiche sono impietose : mediamente, un matrimonio su tre è destinato a concludersi nelle aule di un tribunale. Le separazioni e i divorzi aumentano vertiginosamente e quello “allargato” diventa il nuovo assetto familiare di riferimento per pubblicitari e sociologi, attentissimi per mestiere alla rapida evoluzione dei costumi e alle tendenze più in voga. Ma che vita è quella che ci riserva il secolo appena cominciato? Ci sarà ancora spazio e comprensione per chi coltiva sentimenti autentici e primordiali? L’ineffabile romantico, l’impenitente persecutore della tradizione familiare che fu dei nostri genitori e dei nostri nonni, sarà obbligato a ripiegare sul mesto surrogato del flirt a medio termine o peggio sul più abulico e sgangherato mordi e fuggi degli incontri occasionali, modello facebook? L’argomento è troppo complesso per essere enucleato in poche righe. Verdone, dal suo osservatorio di cineasta arguto, ha saputo cogliere gli aspetti più tragicomici del clichè, ma fuori dal multisala la realtà è più amara ed angosciante di quella raccontata nel film. E allora la domanda ricorrente è sempre la stessa : ha ancora senso oggi sposarsi, o è la convivenza la formula più confacente alla coppia moderna? A una domanda simile non si può rispondere senza aver prima riflettuto, e a fondo, sul significato del matrimonio e sulla sua duplice declinazione, civile e religiosa. Da cattolico, mi piace pensare che l’unione tra due persone venga suggellata da una ritualità mistica : cos’altro può essere il matrimonio se non un sacramento, un incontro tra due anime che stringono tra di loro un patto indissolubile e lo offrono al Divino per ottenerne in cambio protezione e misericordia? Un istituto giuridico, direte voi. Certamente. Ma è proprio questo il punto : se un credente è spinto dalle sue convinzioni a promettere amore eterno e fedeltà assoluta dinanzi a Dio, per quale ragione un ateo dovrebbe assumere lo stesso impegno al cospetto del sindaco o di un assessore comunale? Ecco l’inganno : il matrimonio o è religioso o non è! E allora se ne prenda atto, senza ipocrisia, e gli sia dia una nuova veste giuridica, più idonea e compatibile con la sua vera natura che è quella del contratto. Sì, un contratto. Due persone laiche, più o meno agnostiche, o cristiane solo per tradizione, che non vogliono lasciare al caso e agli umori il destino della loro unione, anzichè indossare l’abito da cerimonia e varcare la soglia di una Chiesa, solo per ragioni scenografiche, piuttosto che recarsi dall’ufficiale dello stato civile, prendano un appuntamento col notaio o con l’avvocato, e sottoscrivano un accordo che fissi le condizioni e i termini della loro futura convivenza. Così facendo, ciascuno avrebbe il “suo” matrimonio, unico e diverso da quello di ogni altro, e l’opportunità di cambiare idea, aggiungendo o sottraendo al patto le clausole di volta in volta più o meno convenienti. La soluzione contrattuale sarebbe utile a porre fine alla lunga e noiosa querelle sui diritti e le unioni degli omosessuali, e anche le separazioni si risolverebbero in modo più ordinato e meno violento rispetto alle procedure vigenti. Non è anacronistico il matrimonio religioso, lo è quello civile, figlio di una cultura assistenzialista e paternalista dentro la quale la donna figura ancora come una creatura da mantenere e da sfamare, anche quando la relazione è finita. Come si dice : tra moglie e marito non mettere il dito, e neanche lo Stato. 

 

 

11 pensieri su “Matrimonio o contratto?

  1. @Angelo:

    ma il matrimonio esisteva prima dell’avvento del Cristianesimo e non avveniva in forma “religiosa”

  2. @Angelo sempre:

    “La tradizione di celebrare il matrimonio cristiano in un edificio religioso inizia nell’alto Medioevo; infatti, nessun testo dei Vangeli vi fa allusione. L’unico intervento di Cristo in un matrimonio è quello delle Nozze di Cana dove non farà alcuna benedizione, ma dove trasformerà, su richiesta di sua madre, l’acqua in vino perché la festa non sia rovinata dalla mancanza di vino.

    (…). Occorse attendere il IV concilio lateranense perché il matrimonio cristiano divenisse l’oggetto di decisioni giuridiche interne alla Chiesa.”

    [fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Matrimonio_(religione)%5D

    Questo a correzione di quanto ho detto prima: non prima del Cristianesimo, quindi, ma prima del 1215. Nella sua storia, insomma, sembrerebbe che solo negli ultimi 800 anni il matrimonio sia stato religioso.

  3. Perché da noi non sono entrati nel nostro ordinamento i “contratti prematrimoniali”? Sarebbe un modo per conservare dignità di “negozio giuridico” al matrimonio senza tirare in ballo la sacralitào il presupporne la durata illimitata o altre baggianate simili. Evitare così situazioni di parassitismo e di beffa in molti casi. Lei è libero di vedere il matrimonio secondo la chiesa, per molti è solo un modo per risolvere piccoli e grandi problemi sociali che la semplice convivenza more uxorio non risolve se c’è stato un matrimonio precedente.

  4. Io credo che nel matrimonio, come in tante altre situazioni, dovremmo affidarci di più al diritto privato (ai contratti). Ma in un Paese dove è complicato anche cambiare l’art. 18, prima che ciò accada, passerrano molte generazioni.

  5. @Angelo:

    Angelo, l’articolo 18 è un non-problema: farebbero una figura migliore se dicessero a chiare lettere che puntano su questo perché non sono capaci di abbassare la pressione fiscale esorbitante che hanno le imprese in Italia (che è poi il vero problema, assieme alla burocrazia, che impedisce agli investitori stranieri di venire ad investire nel nostro Paese). Anche quella del PD mi pare una manfrina stucchevole per attrarre le simpatie di qualche potenziale elettore di Vendola.

  6. secondo me hai fatto una confusione che probabilmente ti sei capito giusto tu e billy.
    poi sostenendo che ha solo senso il matrimonio religioso e non quello civile hai messo la ciliegina sulla torta.
    ora fammi capire nella tua società sognata (liberista, liberale e libertaria) uno come si potrebbe sposare qualora lo volesse? secondo se ha senso solo il matrimonio religioso questo qua vale solo per la religione oppure acquisterebbe meriti speciali anche verso lo stato?
    insomma angelo se vuoi separare lo stato dalla religione sfondi una porta aperta, se no più che liberale ti stai trasformando in integralista spinto. oppure, più opportunamente, ti stai accreditando presso la sacra rota e credimi li il lavoro non ti mancherebbe ed è molto, ma molto, più remunerativo ed elitario.

  7. @michelezecca:

    eh, può darsi pure che io non abbia capito niente, il dubbio l’ho avuto, in effetti.

  8. Citazione dall’articolo

    <>

    In questo caso il cattolicesimo non c’entra nulla. Ognuno scelga se dare o meno valenza religiosa al matrimonio. Qui si sta trattando della stabilità di una coppia, e apro la parentesi sulla questione “modello facebook”, che poi si traduce in “modello meetic”, eccetera. Se qualcuno crede nella ricerca dell’anima gemella online, contento lui contenti tutti.

    http://www.youtube.com/watch?v=ZdwA_d7ntsw
    http://www.youtube.com/watch?v=XUc29ClAaKA

    Molto utopistici questi spot. Alla luce di ciò, cito la frase

    “Le separazioni e i divorzi aumentano vertiginosamente […]”

    A questo punto si spiega la suddetta frase. Qui non c’entra la sacralità o meno del matrimonio, ognuno sceglie dove sposarsi e se dare connotazioni religiose o meno all’evento. Qui c’entrano le modalità con cui due persone si conoscono. Matrimoni alla leggera tra persone che si sono conosciute tramite uno schermo lasciano il tempo che trovano…

  9. Io trovo solo che il titolo dell’articolo sia fuorviante. E proprio da parte di un Avvocato viene cio?

  10. Caro Michele,
    nell’articolo ho espresso solo la mia personale opinione : credo che il matrimonio religioso debba essere separato nettamente da quello civile. E che quest’ultimo sarebbe meglio trasformarlo in un contratto accessibile a tutti.

  11. Concordo con Gianluca V. Aggiungo che la tematica “amore online” è forse poco trattata e spesso presa sotto gamba. Forse è il caso di darsi una mossa…

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