Evoluzionismo contro creazionismo: una “Reductio ad absurdum”

Carlo Di Pietro

Mi domando come mai il testo “Genetic Entropy & the Mystery of the Genome [*]” di John C. Sanford non solo sia snobbato dal mondo della scienza pilotata, ma addirittura l’autore nell’ottobre del 2005 dovette stamparlo in proprio usando la sua Fondazione (delle pecorelle smarrite). Ultimamente se ne apre la discussione più spesso e comincia ad esserci qualche ristampa, anche ad opera di piccoli editori sicuramente molto temerari. Il problema è che John C. Sanford non è uno qualsiasi ma è uno dei più importanti genetisti viventi, quindi, perché tutte queste difficoltà nella stampa e nella diffusione del testo? John Sanford, il cui curriculum è di altissimo gradimento agli evoluzionisti stessi, da 25 anni alla Cornell University, è uno dei maggiori esperti mondiali di ingegneria genetica, con molti brevetti tra i quali tre dei più importanti metodi di manipolazione genetica:1) la resistenza patogeno – derivata; 2) l’immunizzazione genetica; 3) il processo biolistico (“gene gun”) col quale sono prodotti la maggior parte degli organismi transgenici. Per gran parte della sua vita Sanford ha cercato di ignorare i suoi dubbi circa l’adeguatezza dell’evoluzione per spiegare la genetica, ma alla fine non ha più potuto vivere l’inganno dell’evoluzione e ha riconosciuto la mano di un Progettista Intelligente nel DNA che ha ricercato per tutta una vita[1]. Sanford era un evoluzionista convinto e molti dei suoi brevetti sono tuttora utilizzati da tutti i ricercatori del mondo che, come noto, sono quasi tutti evoluzionisti; in pratica credono che l’uomo derivi dalla scimmia, alcuni sostengono che prima ancora ci fosse un brodo primordiale e da lì scaturì un anfibio, “padre” del regno animale. Insomma, si fa fatica a credere a certe fesserie; anche se fossi ateo, preferirei sapere di essere discendete di un uomo ed una donna e non di un “ramarro”. Nel suo libro Sanford dichiara che “l’assioma primario dell’evoluzione è sbagliato.” I meccanismi genetici non spiegano l’origine dell’informazione nel genoma; nemmeno come si possa conservare. La vita non è attualmente in fase né di progresso né di conservazione, ma di degenerazione, al punto che l’estinzione del genoma umano appare tanto certa e deterministica quanto l’estinzione delle stelle, come riconosciuto da altri genetisti delle popolazioni [2]. In sostanza, se il genoma degli animali complessi sta degenerando, allora nel passato aveva meno errori e quindi all’inizio deve essere stato perfetto. Questa estrapolazione è legittima ed è creazionista; da qui ne deriva il concetto molto noto anche agli stessi “darwinisti” dell’entropia genetica e, gli stessi, sono mai stati in grado di smentirlo con dati scientifici, forse lo faranno fra 100 o 200 anni, potrebbe anche esserci un oggettivo limite temporale nelle ricerche. Nel suo testo, Sanford afferma che le mutazioni sono classificate come dannose, benefiche o neutrali. Quelle benefiche sono rarissime (come nell’esempio degli insetti senza ali: conferiscono un vantaggio solo in specifiche condizioni ambientali). A dimostrarlo sono i dati dell’osservazione. Quelle dannose tendono ad essere eliminate dalla selezione naturale. Invece quelle neutrali sono le più numerose e più facilmente si fissano nel genoma. Il risultato netto dell’accumulo delle mutazioni neutrali è la lenta e progressiva degenerazione del genoma. Una perdita d’informazione genetica che assomiglia all’aumento dell’entropia, chiamata da John Sanford “entropia genetica” [3]. Ai livelli di Sanford non può certo essere ritenuto Giuseppe Sermonti, che comunque è scrittore, saggista, già Professore Ordinario di Genetica all’Università di Perugia. Sermonti sostiene, facendo leva sul secondo Principio della Termodinamica, riconosciuto anche dai “darwinisti” e da tutti gli scienziati del mondo, che l’entropia, o principio di Carnot, anche noto come principio di evoluzione […] ha vari enunciati. Secondo Tait, Perrin e Langevin il principio dichiara che “un sistema isolato non passa due volte dallo stesso stato (irreversibilità)”, quindi un ordine perduto non si ricostituisce più spontaneamente. Altrimenti asserisce che ”è impossibile trasportare calore da un corpo freddo su uno caldo”. Ciò corrisponde all’affermazione che i corpi tendono ad una temperatura uniforme, cioè alla cosiddetta “morte termica”. Più in generale l’entropia esprime la tendenza dei sistemi alla uniformità, al disordine, alla perdita di forma e complessità, alla morte. Per metafora, un castello di sabbia tende ad essere raso al suolo e mai si ricomporrà spontaneamente. L’entropia è principio di scomposizione, di degradazione, di decadenza di ogni sistema isolato [4]. La mutazione – che per definizione è un errore di copiatura del testo genetico, un accidente puramente casuale – è un fenomeno degradativo, tendente al disordine, al caos. In virtù di essa una popolazione non può mai tornare a una condizione precedente: si tratta dunque di un processo “irreversibile”. La selezione è un processo riduttivo, censorio, che tende ad eliminare le novità, la biodiversità, a livellare la popolazione. Liberata da tutti i suoi elementi estranei, romantici e teleonomici, l’evoluzione torna ad assumere l’asciutto volto dell’entropia. Diviene un processo dissolutore, una condanna alla perdita delle forme, una “fine delle specie”, quasi in contrapposizione al titolo darviniano “L’origine delle Specie”. Entropia e evoluzione vengono ad identificarsi non solo lessicalmente, ma anche concettualmente, come comune analisi pessimistica dell’esistenza, fisica o vivente [4]. In sostanza il “ramarro” o la scimmia non può diventare uomo, viceversa potrebbe verificarsi scientificamente il contrario, se Dio lo permettesse. Allo stato di fatto ci troviamo attualmente in una situazione di reductio ad absurdum, perché i genetisti di tutto il mondo utilizzano i brevetti di Sanford che non sono 3, ma decine, gli stessi “darwinisti” non sono in grado di smentire la teoria dell’entropia genetica (forse non ne hanno ancora avuto il tempo materiale) e, fino a prova contraria, il dna non manipolato degenera, invecchia, peggiora e non migliora. Ecco la dimostrazione indiretta per cui si nota che gli evoluzionisti e le tesi da loro sostenute sono assurde; vale a dire che l’evoluzionismo è in contraddizione con l’entropia creazionista, e sono gli stessi “darwinisti” e genetisti ad utilizzare brevetti del Sanford basati anche sulla legge di entropia, quindi indirettamente gli danno ragione. A me questo stato di cose sembra davvero una reductio ad absurdum. Che cosa dice l’evoluzionismo? Per evoluzionismo possiamo affermare che si intende quell’ipotesi bestemmiatrice (se intesa filosoficamente), perché contraria al dogma del monogenismo, dalla quale il cattolico deve rifuggire altrimenti manifesterebbe pubblica eresia; ipotesi non confermata dalla scienza, che sostiene che l’origine dei viventi sia da attribuire ad una sorta di processo casuale di derivazione genetica da uno o più tipi primitivi, secondo i criteri concepiti dai vari naturalisi eretici che la “puntellano”. Diciamo che l’evoluzionismo, per voler essere buoni, se contenuto nei limiti di una pura ricerca scientifica, astrae dal problema della Causa Prima del fatto, e si fonda su dati positivi messi a disposizione casomai dalla paleontologia o dall’anatomia comparata. L’ipotesi, discussa in campo filosofico, affronta invece il problema metafisico e lo risolve in senso materialistico (ateo) o spiritualistico, che implica per il credente un Dio Creatore e Legislatore della natura. Come uomo, anche il credente potrebbe accettare per chicchierare l’ipotesi scientifica; mentre, se fedele ai principi dell’essere, deve respingere l’evoluzionismo filosofico, inteso in senso materialistico, apertamente assurdo e contrario all’inerranza biblica (altro dogma fondamentale). Semplificando: per conversare la bar si può anche parlare di evoluzionismo, ma mai condividerne le “verità” o nozioni filosofiche, in quanto apostate. Che cosa dice il creazionismo? Per creazionismo intendiamo quella dottrina filosofico teologica, confermata dalla Rivelazione e dal Magistero, secondo la quale l’anima umana, essendo per sé sussistente, è creata volta per volta da Dio non appena, nella formazione dello zigote, l’organismo è disposto a riceverla. – Ciò contro la teoria platonico-origenista della preesistenza […], e contro il traducianismo materiale, che fa nascere l’anima dal seme dei genitori, e spirituale che la fa derivare dall’anima dei medesimi. Noi sappiamo che: – l’anima umana è creata immediatamente da Dio, ed è dogma di fede [5]; –  l’anima non è generata [6]; – non deriva per evoluzione da un’anima inferiore [7]; – non preesiste al corpo [8]; – non è un’emanazione della sostanza di Dio [9]. A livello scientifico il creazionismo si basa sempre sulla concezione filosofica o religiosa che attribuisce l’origine del mondo a un libero atto creativo compiuto da Dio. In una prospettiva meramente scientifica, il creazionismo è la sapienza che nega l’evoluzione delle specie viventi, sostenendo che esse sono state create da Dio così come sono e tali sono rimaste attraverso i secoli [10] Scegliete voi, io sono creazionista, altrimenti se facessi mio un principio filosofico apostata, mi dovrei confessare perché in stato di peccato mortale, quindi privo di Grazia santificante; sarei anche obbligato a credere di discendere da un brodo o da un “ramarro” / scimmia, oppure che al mio cane dovrebbe crescere il collo se collocassi sul frigorifero la sua ciotola di crocchette

Note:

[*] http://www.amazon.com/Genetic-Entropy-Mystery-Genome-Sanford/dp/1599190028
[1] Cfr. “ENTROPIA E MUTAZIONI” di Stefano Bertoni – Comitato “Anti evoluzionista”
[2] Cfr. Higgins & Lynch, 2001, Metapopulation extinction caused by mutation accumulation
[3] Cfr. Dr.J.C.Sanford, Genetic Entropy & The Mystery of the Genome, FMS Publications, 3rd Ed., 2008,

[4] Cfr. Rivista Abstracta n° 38 (Giugno 1989), pp. 90-95
[5] Denzinger S., 190, 360, 685 S.c.G,., II, c. 87 S.th., I, q. 90, aa. 1-2; De Pot., q. 3, a. 9; Comp. th., c. 93; Quodl.
III, a. 3, a. 1; IX, q. 5, a. 1
[6] Denzinger S. 360, 1007. -S.c.G., II, cc. 86, 88, 89
[7] Denzinger S. 3220
[8] Denzinger S. 403, 456. – S.th., I, q. 90, a. 4; S.c.G., II, cc. 83-84; De Pot., q. 3, a. 10
[9] Denzinger S. 190, 201, 285, 455, 685. -S.c.G., II, c. 85; S.th., I, q. 90, a. 1; Comp. th., c. 94
[10] Cfr.
http://www.treccani.it/enciclopedia/creazionismo/
[nb] Alcune citazioni sono tratte da Dizionario del Cristianesimo, Enrico Zoffoli, Sinopsis, 1992 in Cfr.

3 pensieri su “Evoluzionismo contro creazionismo: una “Reductio ad absurdum”

  1. Articolo molto centrato sotto il profilo di una informazione scientifica che è la directa demonstratio che è proprio vero che l’uomo è il peggiore animale. Quando la Scienza è asservita alla fede ritorniamo alla filosofia aristotelica, quella che negava anche la corretta osservazione della fenomenologia. Passi pure la fede, ma il non studiare usando la ragione, no.

  2. L’omo è sceso da la Scimmia :
    barbottava un Professore
    nun me pare che ‘sta bestia ciabbia fatto troppo onore…
    – E’ questione de modestia ; –
    je rispose un Ranguttano –
    l’importante è che la scimmia nun sia scesa dar cristiano.

    (Trilussa)

  3. Ehi, l’ha visto il TG3 scientifico “Leonardo” di oggi?
    Immagino di no. Ahi, come dorme la sua ragione …Certi “primati” hanno davvero la vista e l’intelletto offuscati.

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