Salerno: Radicali, GD a Pollica congresso provinciale

Mi è capitato di ritornare a Pollica a distanza di tempo, invitato per il congresso dei “Giovani Democratici” , l’ultima volta ero stato lì con Rita Bernardini all’indomani del tragico assassinio di Angelo Vassallo.  Parlare nel mio saluto all’assemblea della lotta più che trentennale di “Amnistia per la Repubblica” di Marco Pannella e dei Radicali, in quel luogo, in quel contesto, in quella circostanza, mi è venuto naturale oltre che spontaneo. Il ricordare a questi ragazzi che non erano ancora nati, delle lotte di Leonardo Sciascia e di Enzo Tortora per la “Giustizia Giusta” e del Referendum sulla “responsabilità civile dei magistrati” vinto e poi negato. Mi è sembrato, è sembrato anche alle compagne e ai compagni democratici che mi ascoltavano il miglior omaggio che si potesse fare al Sindaco pescatore nella sua Casa Comunale.  L’attenzione sempre più crescente dei delegati con il crescere incalzante dei dati da me snocciolati sulla “bancarotta della giustizia”, il triste primato delle 2139 condanne della Corte di Giustizia Europea, sulla lunghezza dei processi e sull’uso e abuso della custodia cautelare, dei trattamenti inumani e degradanti, della legge Pinto per impedire i risarcimenti per ingiusta detenzione, dei 10 milioni di carichi pendenti e della 170 mila prescrizioni annue, dei 68.000 ristretti nei 45.000 posti della capienza legale nei 206 istituti di pena, tanti troppi in attesa di giudizio, per uno tempo medio di circa 10 anni, al termine del quale la metà di loro risulterà poi innocente. I troppi morti ammazzati negli ultimi due anni tra detenuti ed agenti di custodia sono la cifra di un vero e proprio default dei diritti umani che non ha eguali in Europa e forse nel mondo. Unica e solitaria quindi la proposta Radicale di amnistia e indulto, quale grimaldello per il rientro nella legalità e per una riforma strutturale della giustizia e delle carceri, che come già detto dal presidente Napolitano sono la “prepotente urgenza sotto il profilo costituzionale e civile”, ma chi sa perché non meritano neanche un messaggio scritto alle camere. Da oltre trent’anni, dai tempi di Tortora nulla è cambiato, anzi il perpetrarsi continuo di violazioni dei diritti umani, fa di questa nostra Repubblica un delinquente abituale e professionale che non ha nessuna intenzione d’interrompere il flagrante reato. Così che appunto Sciascia diceva: “A futura memoria, se la memoria avrà un futuro”, chi sa che non possa divenire lo slogan di lotta per la “giustizia giusta” dei giovani democrat del Sindaco Vassallo.