Mercato San Severino: giudice di pace da sopprimere convegno a riguardo

Annamaria Noia

“Il futuro degli uffici giudiziari a Mercato S. Severino”: questo il tema di un convegno, tenutosi recentemente (25 febbraio), organizzato dalla sezione del Partito Democratico (Pd) sanseverinese in merito soprattutto alla attuale querelle sulla soppressione della figura del giudice di pace e/o sul decentramento degli uffici giudiziari; una questione scottante, ripresa dai media locali e non, su cui si è discusso in tale incontro, cui  ha partecipato un nutrito parterre di ospiti, tra politici e avvocati o “addetti ai lavori”. Il problema, dicono i quotidiani della Valle dell’Irno con parole di illustri esponenti pubblici, riguarda da vicino anche Mercato S. Severino. Qui è in bilico appunto la presenza del giudice di pace, ma si parla anche di “problemi” per quanto riguarda la sezione distaccata del tribunale di Salerno, attualmente nel comprensorio. In verità, l’interesse acciocché il giudice di pace e il distaccamento territoriale della “filiale” del tribunale a S. Severino restino dove sono – anche se per il primo punto si parla di ubicarli in locali ad hoc nella frazione Carifi – è comunque trasversale: si è mosso, a tal proposito, anche il primo cittadino Giovanni Romano, insieme ad altri sindaci della zona come Tommaso Amabile per Fisciano e Giovanni Moscatiello (Baronissi). Tornando a noi, il dibattito suddetto ha visto la presenza corposa e massiccia di tanto pubblico, di simpatizzanti o semplicemente di curiosi; a relazionare, oltre a vari interventi, sono stati, tra gli altri: i parlamentari Alfonso Andria e Tino Iannuzzi, in primis; oltre al segretario del partito, Antonio Di Palma, erano inoltre presenti il moderatore Eugenio Zambrano, gli avvocati Nicola Lombardi, Domenico Galiano, Amerigo Montera. Tra altri intervenuti ricordiamo Carmine Ansalone, Tommaso Amabile, Donato Pica, Anna Petrone e Antonio Cuomo. Dopo l’introduzione a cura di Di Palma, incentrata sulle nuove norme in materia di giurisprudenza e diritto nazionali che inficiano appunto la presenza del giudice di pace sul territorio, nella fattispecie sanseverinese (in posizione strategica e con una produttività che va ad incrementarsi), il discorso è proseguito – anche con “becchettamenti” ironici e schermaglie tra “categorie”, sempre attinenti al tema, soprattutto osservando gli interventi di Montera e di Andria, come un contrappunto – sull’utilità e soprattutto sull’opportunità – o meno – di protestare contro le proposte di legge interenti proprio l’argomento della serata. Non sono mancate vere e proprie stoccate, da una parte e dall’altra, tra legali e amministratori e politici che si sono susseguiti nel parlare (ovviamente) portando acqua al proprio mulino, nel senso (popolare) dell’interessarsi secondo le proprie opinioni professionali dell’argomento. Il moderatore stesso, come detto sopra: Eugenio Zambrano, ha chiarito che l’incontro “non deve essere una passerella politica, poiché la stessa politica è al servizio dei cittadini”. Per questo motivo, ha ribadito lo stesso Zambrano, “non c’è bisogno di parlare molto”. Difatti i relatori sono stati nei tempi, i loro interventi dovevano durare una decina di minuti. Tra gli argomenti relativi alla questione, affrontata decisamente in maniera animata e accorata da tutte le “parti” chiamate in causa, si è parlato – soprattutto da parte di Nicola Lombardi e di Amabile – di un consorzio di Comuni, proprio al fine di evitare la soppressione del giudice di pace a S. Severino e il decentramento dei locali della sezione salernitana del tribunale. Questo perché la legge che si sta proponendo a livello nazionale sancisce indicativamente il bacino di utenza fissato per mantenere queste istituzioni sul territorio a centomila unità. A dire la sua, Domenico Galiano, presidente dell’associazione territoriale forense di Mercato S. Severino, da lui stesso definita “un consorzio di giovani avvocati, amici tra loro, non un vero e proprio sodalizio”. Per Galiano è urgente una “strategia” per far sì che “giungano risposte vere e concrete riguardo la questione.” Un breve intervento, prettamente politico, su “demagogia e populismo, non certamente perseguiti dal Pd” è stato elargito anche da Carmine Ansalone, capogruppo consiliare al Comune. Anche lui ha inferto qualche “stoccata” ad altri amministratori pubblici, ad esempio al sindaco Romano; in particolare Ansalone ha affermato che “demagogia e populismo sono presenti da circa un trentennio sul territorio [non soltanto, però, a S. Severino].” “Anche gli avvocati hanno le loro colpe per questo fatto e per altre motivazioni simili, per ciò che accade nelle nostre zone, non soltanto i politici.” – ha espresso. Amabile ha ribadito – come aveva già detto ai cronisti della stampa locale – la necessità di “incontrare tutti i sindaci della zona, per creare una rete intercomunale che possa evitare quanto si sta stabilendo nelle nuove leggi da approvare, e cioè la chiusura dell’ufficio del giudice di pace”. Tutti gli “invitati” al dibattito non hanno dubbi: essi – sembra – cercano di attuare quanto possono per evitare che S. Severino perda tali istituzioni. Trasversalità, anche di militanza politica diversa, e comune accordo la hanno fatto da padrone al convegno. Dopo i discorsi tenuti da Cuomo e Pica, la parola ad Andria e a Iannuzzi, che hanno ulteriormente stigmatizzato la problematica, discutendo come parlamentari e dunque in qualità di “addetti ai lavori” del tema sviscerato nella serata. Andria è andato un po’… controcorrente – se così ci è concesso dire – comparando i tempi e le normative di oggi a quelli – certamente diversi, ma altrettanto critici – a quelli da lui vissuti in prima persona allorquando vestiva i panni di dirigente provinciale. In quella temperie – ha dichiarato – è riuscito a mantenere (intatte) in auge le professionalità dei giudici di pace presenti nell’arco della Provincia. Egli ha ribadito che: “Non c’è molto da fare, oggi, riguardo il tema sollevato in tale riunione, almeno per il momento.” È stato dunque diretto, chiaro, preciso e ha puntualizzato in maniera netta all’intervento provocatorio di Montera, ma cionondimeno si è rivelato accorato riguardo la situazione. Altrettanto è sembrato Iannuzzi, veemente e appassionato. A lui è toccato lo stilare le conclusioni, e si è interrogato anche sul ruolo del Pd nel contesto dei governi Berlusconi (prima) e Monti, attualmente. Questi due diversi schieramenti dell’agone amministrativo nazionale sono stati commentati e ad essi ci si è riferiti più volte da tutti i politici presenti nel corso dell’incontro, terminato in tempo utile per potersi godere – ci riferiamo ai tifosi – la partitissima e derby scudetto del Milan.