Mascalzonate Napoletane

Giuseppe Lembo

 

La indecente prepotenza del napolicentrismo proprio non ha limiti. Napoli con il suo hinterland è considerata zona franca, completamente distaccata dal contesto campano.Tanto, soprattutto nelle risorse assorbite e nell’incapacità diffusa a dare il dovuto impulso alla crescita campana. Napoli con il suo hinterland è l’area metropolitana della Campania; perché non si gestisce in questa sua naturale configurazione, prendendo quello (in termini di risorse) che le spettano di diritto? Perché sempre e comunque assorbe risorse che naturalmente andrebbero spalmate democraticamente ed equamente sul resto del territorio campano, per renderlo più umanamente sicuro e vivibile? Purtroppo, niente di tutto questo; Napoli brucia risorse e ricchezza rimanendo immobile nel suo disagio umano e sociale, con una sanità che non funziona, con i senzalavoro in crescita, con la sua munnezza a spasso per il mondo, con il suo scarso senso civico da malasocietà, con i suoi giovani cervelli in giro per il mondo, con le sue strade colabrodo e chi più ne ha più ne metta. Questa è Napoli; questo è il Capoluogo della Regione Campania. Si tratta di un Capoluogo, purtroppo, poco virtuoso, con tanto profondo malessere umano e sociale. È a Napoli e nel suo hinterland che vive il 50% della popolazione campana, in una condizione di diffuso disagio, di profonda crisi, sia sistemica che umana, di crescente malapolitica e malasocietà, di profonda rassegnazione dei tanti che non reagiscono più, perché convinti che “così è”, “così deve andare” e che è assolutamente inutile pensare a cambiare le cose. La rassegnazione del “non c’è niente da fare”, è una componente antropica ormai parte del patrimonio genetico del mondo napoletano, rassegnato a vivere alla giornata, appellandosi al proprio fare fantastico da uomini che credono solo a se stessi ed alle loro grandi capacità di “arrangiarsi” per vivere. In questa Napoli che ha visto di tutto e di più,  in questa Napoli che facilmente passa da un’emergenza all’altra e con l’emergenza rifiuti ormai di lunga data. Ultima, l’emergenza vigili urbani (2075, uno su quattro è dirigente sindacale, 700 hanno oltre cinquant’anni e 590 risultano inidonei; il grande paradosso del mistero buffo tutto napoletano è che i detentori di impedimento sono 2187, ossia più dei 2075 in organico). Questa è la Napoli metropolitana; così come si comporta è una grande palla al piede per se stessa e per l’intera Campania, una grande regione che, per la città di Napoli non esiste e/o se esiste, non è assolutamente degna di alcuna considerazione. È così, con una regione fortemente duale, i mali della Campania sono cresciuti nel tempo; oggi non sono più solo mali metropolitani di Napoli ma, purtroppo, mali territoriali di tutta la Campania dovuti alla profonda sofferenza antropica della gente che se la gode nel farsi male e in un fare familistico dell’uno contro l’altro armato. Così facendo, le ricchezze di Napoli e della Campania, sono diventate nel tempo, sempre più inutili e marginali e da povertà diffusa; tanto, pur avendo in sé forti potenzialità di sviluppo possibile nel primario, con filiere di eccellenza nel settore agricolo, nel manifatturiero e soprattutto nel turismo, ricco di grandi beni natural-paesaggistici, eno-gastronomici, artistici, storico-culturali, di pensiero, di saperi e di una cultura antica dell’ospitalità amica. Questa è la Campania. Una regione, a ben osservarla, non povera di cultura e/o “sfigata”, per mancanza di risorse.  Dispone di un grande patrimonio culturale. È, per questo, una grande regione. Una regione, purtroppo,  da sempre, dal comportamento duale, con Napoli dal crescente ruolo autocentrico impegnata a farsi male ed il resto della regione, costretto a subire le tante “prepotenze napoletane”, anche quando cerca di alzare la testa e di far sentire le proprie ragioni che, se tenute in debita considerazione, potrebbero diventare ragioni positive e di utile opportunità per tutti. Così com’è, è, purtroppo, un quadro triste e disperato; rattrista e non poco, descriverne i particolari, a così fosche tinte. Per la mia cultura profonda e rispettosa dell’insieme umano, ormai tutta protesa al globale umano, vorrei poter usare un diverso linguaggio antropico-culturale nei confronti della mia regione, la Campania. Ma non posso; proprio non posso! Io amo tantissimo Napoli; la sento come la mia città. Per 30 e più anni ho lavorato a Napoli, dando, tra l’altro, le mie migliori energie di uomo di cultura, di libero pensatore, di giornalista e di sociologo attivamente impegnato nella fase di avvio della riforma sanitaria, una riforma allora pensata più sul piano della “salute”, come diritto del cittadino che della sanità come sistema mangiasoldi, fatta ad uso e consumo della disumana ospedalizzazione e della medicalizzazione dell’uomo, senza minimamente pensare alla qualità della vita da garantire all’uomo della società civile. Ma Napoli non può continuare a farsi ed a fare male;non può maltrattarsi e maltrattare la Campania, creando situazioni di sfascio da ultima spiaggia, senza possibilità alcuna di potersi redimere e salvarsi per il bene di tutti. Napoli mangiasoldi continua nel suo rovinoso ruolo di città sprecona, indifferente alla sua gente e più in generale ai campani tutti, essendo città capoluogo della Campania, per cui la città più importante di tutti i campani che vorrebbero potersi riconoscere in essa per i suoi giusti pensieri e le sue cure onorevoli ed amorevoli. Purtroppo niente di tutto questo; l’atteggiamento è di indifferenza; il volto è di madre-matrigna e la sua umanità è, diffusamente rappresentata da atteggiamenti basati su crescenti forme di violenta disumanità. Cara Napoli, purtroppo, sei poca campana in tutte le cose che fai. Ultima è certamente poco saggia e nobile è la scelta del programma napoletano e per niente campano per il Forum universale delle culture del 2013, tutto ispirato alla sola sirena partenope e per niente o assolutamente poco campano (secondo quanto dichiarato dal Sindaco Luigi De Magistris verrebbe coinvolto oltre all’immondizia napoletana, come territorio campano la sola area di Pompei). Tralascio le tante eccellenze culturali campane quali i luoghi vichiani, i saperi della Scuola Medica salernitana, i percorsi delle Terre del mito e della spiritualità antica; ma è da considerare una scelta assolutamente suicida, pensare ad una location del forum universale delle culture del mondo in Campania, escludendo dal suo programma l’ombelico culturale del mondo che è parte di noi campani, essendo patrimonio del territorio campano. La location di tale universalità culturale è nel Cilento, ad Ascea-Velia; il pensiero è quello ellenico di Parmenide e di Zenone, rappresentato dalla filosofia dell’essere. Un pensiero, oggi patrimonio del mondo di grande attualità, per la profonda crisi dell’uomo, in quanto essere ma negativamente votato al solo e per molti aspetti, inutile apparire, ormai sempre più parte di un mondo che gli uomini, da indifferenti dei valori dell’essere, stanno riducendo ad un terribile deserto. Nella Campania culturale, in occasione del Forum, come proposta di un viaggio del pensiero ai tanti diversi popoli della Terra, non può assolutamente mancare il pensiero parmenideo dell’essere. È centrale per quel messaggio-appello che il Forum da Napoli deve lanciare al mondo per indicare la via giusta per imparare a costruire un futuro nuovo, un’umanità nuova, capace di sapersi guardare attorno e di saper capire le ragioni degli altri, di tutti quegli altri del mondo globale diversi da noi, ma che devono poter diventare parte attiva della civiltà del mondo dove il se pensante è il vero motore per le idee di futuro che devono spingere l’uomo a rinnovare e rinnovarsi, dialogando con gli altri.

Gli eccessi di individualismo, la solitudine, portano a ricercare il solo apparire, con indifferenza assoluta per l’essere, che genera il pensiero razionale. Mancando, per una condizione sempre più diffusa da suicidio collettivo, il pensiero razionale dell’essere si va, purtroppo, sempre più alla ricerca del solo apparire che porterà il mondo globalizzato ad avventure senza ritorno, in quanto è destinata a crescere l’incapacità umana di affrontare e quindi risolvere i grandi problemi etici del Terzo Millennio (clima, acqua, cibo per tutti, pace nel mondo, diritti umani alla libertà, alla salute, all’educazione, all’istruzione e alla comunicazione autentica). Sono i grandi temi che rappresentano altrettante sfide per il futuro del mondo; bisogna affrontarli; bisogna saperli affrontare, discutendoli e mettendoli in atto con azioni d’insieme, sensibilizzando, per tale obiettivo, ovunque la popolazione del mondo. Nel 2013, Napoli del Forum delle culture, per evitare che si trasformi in una passerella del nulla, deve saper riflettere e far riflettere su questi temi, partendo proprio dal pensiero parmenideo dell’essere; questo va fatto per garantire al Forum quelle attese di pensiero in cammino che la cultura del mondo in seduta plenaria, è chiamata ad esprimere, rispondendo così alla crescente domanda tesa a costruire un nuovo percorso di vita, sempre più necessario all’uomo del Terzo Millennio. In tutto questo è l’importanza e la forza del Forum; Napoli e la Campania, non possono deludere; fortemente insieme, devono chiamare all’appello tutte le migliori risorse umane di cui dispongono e costruire un eccellente percorso campano al Forum, con la centralità del pensiero parmenideo dell’essere, un pensiero che dovrà diventare guida per l’uomo e la cultura del mondo e per nuovi percorsi di vita, con più essere e meno apparire, al fine di salvare l’uomo del Terzo Millennio, che ha sempre più bisogno di saperi, come quelli della Magna Grecia un mondo antico di civiltà, di cultura e soprattutto di profonde radici della democrazia partecipata, una lezione-testamento da trasmettere in eredità a tutti gli uomini della Terra, affidandola alla memoria degli uomini che devono conservarla per non farla morire e soprattutto, per non perdere il sapore antico della libertà umana, senza la quale, l’uomo non è più quell’essere universale al centro del mondo che non manca mai agli appuntamenti con la storia.

 

                                                                                               

 

Un pensiero su “Mascalzonate Napoletane

  1. Il guaio è che Napoli oltre a farsi male e far male alla Campania fa peggio nel pesare sui contribuenti tutti. Perché la Lega continua col ritornello di Roma ladrona? Il ritornello di una megalopoli che pare una bomba ad orologeria dovrebbe essere quello di “inventarselo il lavoro” visto che di lavoro, quello proprio, occorre vivere. O forse è una malignità quel principio educativo che recita: “figlio mio fai poco e quel poco fallo fare agli altri”?
    Ovvero: meno filosofia teoretica e più corrente pragmatista.
    Con i migliori saluti
    Joseph

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