Italia: la malapolitica

Giuseppe Lembo

Lo sconosciuto Luigi Lusi, parlamentare PD, ex Margherita ha potuto, in tutta tranquillità usare abusandone, ben 13 milioni di euro, patrimonio occulto e per molti aspetti illegali, di un disciolto partito politico (la Margherita, confluita nel PD). Ma come può succedere tanto? Come un parlamentare tesoriere può tranquillamente disporre di operazioni così sciagurate, mentre tanti comuni mortali del nostro Paese soffrono la fame ed in questi giorni di gelo diffuso, anche il freddo? Perché tanti soldi ad un partito che, tra l’altro, non c’è più? È una grande vergogna! Il nostro Paese, oltre che da ladri di futuro, è malamente infestato da tanti ladri di Stato, con la patente di poter tranquillamente rubare, mettere le mani sui tesoretti, a totale carico degli italiani, ormai da tutti considerati non solo “brava gente”, ma anche “grandi fessi”. Il nostro popolo, la nostra “brava gente” è un limone da spremere; tutti con assoluto compiacimento lo spremono, facendo cose impossibili, difficili anche semplicemente a pensarle. Ma in che Paese viviamo? La politica ladrona può veramente tutto? Che altro ci dobbiamo attendere dal mondo della politica che non finisce mai di sorprenderci? Un referendum aveva cancellato il finanziamento pubblico ai partiti, poi rientrato dalla finestra attraverso i rimborsi elettorali; rimborsi da “paperon dei paperoni”, dati a piene mani a tutti, ma proprio a tutti ed anche a tanti che non ne avevano alcun diritto. Ma che Italia è la nostra? A malincuore, c’è da dire che è “un’Italietta”. I privilegiati del sistema sono così convinti che gli italiani sopportano tutto, ma proprio tutto, per cui affinando scientificamente non solo il tritacarne, ma anche lo “spremiagrumi” vanno per la loro strada in modo fortemente determinato e regalano “sacrifici equi e democratici” agli italiani, senza nulla togliere ai privilegi dei tanti intoccabili, degne consorterie da veri e propri “ladri di Stato”. Loro se la godono e come diceva Totò “io pago”. Il signor “onorevole” così di fatto “disonorevole” (ma non è il solo), ha usato ben 13 milioni di euro di un disciolto partito (la Margherita) per fini unicamente personali. Un clamoroso episodio di disonestà personale? Non è solo questo, considerato il clima di corruzione diffusa, da parte di oligarchie e lobbies di partito e non e dei tanti poteri forti che governano, sgovernando questo nostro malcapitato Paese. Mentre i poveri italiani piangono, i partiti, veri e propri clan di potere, se la ridono ed ingrassano nei privilegi. Qualcuno dirà che in Italia si critica troppo; che c’è in giro un clima di caccia alle streghe e di un diffuso qualunquismo nostrano. Ma quanti dicono questo, a giustificazione delle loro malefatte, sono delle vere e proprie facce toste! Neanche di fronte all’evidenza sanno riconoscere i propri torti, le proprie responsabilità. Nel nostro Paese il malessere più grave è politico; è in un partitismo che la gente non vuole più, perché ha violentemente tradito tutto e tutti. Casi come questa ruberia del signor onorevole Lusi, sono di un’eloquenza tale per cui non permettono il diritto di replica, se non inutile e strumentale. Nel 1993 attraverso un referendum, gli italiani cancellarono la “tassa”, il “dazio” per la politica; un tradimento, perché oggi scopriamo i tesoretti dei partiti anche cancellati e senza alcun diritto al rimborso (20 milioni di euro il tesoretto della Margherita). Quale credibilità possono mai avere le forze politiche ed i loro rappresentanti che poi troviamo nel pollaio mediatico pronti a smanicarsi, invocando da “puri“ il risanamento del Paese, il diritto ad una vita giusta ed onesta, la libertà dal bisogno per tutti. Tutti costoro sono purtroppo dei veri e propri clowns da circo; il loro è un pensiero claunesco, per niente credibile e sempre in agguato per “fottere” la povera gente. Ma in che Italia viviamo! Poveri noi, come siamo ridotti! Quale democrazia è la nostra? Quale futuro sarà mai possibile per il nostro Paese con politici cosiffatti? Hanno in tanti le mani sporche; avendo messo le mani nelle tasche degli italiani, affondando in esse, capipartito e capicorrenti investono i soldi degli italiani per autoperpetuarsi nel potere. Tanti notabili della politica finalizzata al proprio potere, ottengono, tra l’altro, dalle Fondazioni abbandonati finanziamenti pubblici e privati. Sono loro a dover salvare l’Italia?  Così come si comportano, c’è da dubitarne e non poco. Che Paese è il nostro! Siamo ancora ad un percorso incompiuto di mani pulite che spazzò alcuni partiti, facendo poi la fortuna di altri e di altri personaggi emergenti. I partiti italiani non sono all’altezza dei tempi che viviamo; tempi globali che pongono tutti noi di fronte a grandi, grandissime sfide. Occorre una inversione di tendenza; occorre un profondo rinnovamento; occorre liberarsi di partiti politici che tali non sono, in quanto pericolose consorterie che impunemente agiscono in violazione dell’articolo 9 della Costituzione, per la quale associarsi politicamente in partiti era un fatto necessario per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Il nostro è un Paese democratico? È sempre più difficile accorgersene. Oh tempora! Oh mores! Siamo al capolinea anche istituzionale e costituzionale. Che fine ha fatto l’art. 2 della Costituzione che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo che nelle formazioni umane basate sui doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale? Se possono, agli italiani in trepidante attesa, i responsabili di cotanto sfascio, diano le giuste risposte! Purtroppo, nel nostro Paese, siamo di fronte ad un’insanabile frattura, tutta italiana, tra l’ordine giuridico, l’ordine morale, sociale ed economico; persa la bussola, si naviga a vista. Stranamente, molto spesso si colpevolizzano le vittime come carnefici, mentre i carnefici,  sono ben altri; scoviamoli ed inchiodiamoli alle loro gravi e disumane responsabilità. Siamo a pagine purtroppo fortemente travagliate della nostra storia; il primo grave danno a tutti noi viene dall’assoluta incapacità di accompagnare, come si conviene, la gente del nostro Paese, nella lotta per la giustizia. Ognuno, per essere un buon cittadino ed assolutamente a posto con la propria coscienza, deve attivamente partecipare alla società in cui vive, dando, altrettanto attivamente, il proprio contributo non tanto e solo a favore del proprio bene, ma soprattutto per il bene degli altri, intesi come insieme sociale, che deve, sempre e comunque, conservare i segni dell’umanità che sono quelli della solidarietà del potere prima di tutto nei confronti dei diseredati, purtroppo, oggi la stragrande maggioranza degli italiani, a cui scientificamente, si sta levando anche il pane, levando il lavoro. È  con il lavoro e solo con il lavoro che si può garantire la dignità umana e la vita, evitando ribellismo e le inevitabili leggi del taglione, secondo cui diventa naturale pensare alla siciliana “ a cu ti leva u pani levacci la vita”. La legge del taglione non è dei popoli civili e tanto meno di uomini impegnati a vivere insieme in modo pacifico e solidale; alla base, c’è un certo primitivismo da condannare; ma è altrettanto necessario evitare di infrangere i reticoli sociali, provocando nell’altro, disperazione e morte. Questo,non si deve e non si può fare da Paese civile; non si deve e non si può neppure pensare. Altro è il cammino della civiltà dei popoli; altri sono gli obiettivi per cui è importante vivere; tra questi, in primo piano, il grande impegno per gli altri, in quanto uomini e non oggetti e/o cose da inventariare, per il solo piacere che viene a tanti, dal godimento del possesso delle cose.