Castel San Giorgio: libro di Gaetano Izzo

Anna Maria Noia 

 

Sarà presentata domenica prossima, il 12 febbraio, l’ultima opera del cultore di storia locale Gaetano Izzo, operaio autodidatta di Castel S. Giorgio mosso dalla passione per il suo territorio e per l’archeologia, anche in quanto ispettore onorario della Soprintendenza comprensoriale. Appuntamento alle 16, presso i locali del convento delle suore crocifisse adoratrici ubicato al capoluogo. Qui Izzo discuterà dell’opuscolo “Monastero di S. Teresa alla Barra, 1712-1891.” L’occasione è propizia, in quanto la presentazione di questo volumetto si innesta nell’ambito di alcune iniziative previste per la ricorrenza del trecentesimo anniversario della fondazione del monastero, sorto nel 1712. La struttura fu voluta dal barone Orazio De Sanctis, grazie al suo lascito testamentario che permise a questo monastero e alla comunità che vi ruota attorno di far parte della storia di S. Giorgio, ad oggi sconosciuta alla gran parte dei concittadini di Izzo. Alla manifestazione prenderanno parte vertici istituzionali, come il primo cittadino Franco Longanella, e Gennaro Cibelli, priore dell’arciconfraternita dell’Immacolata di cui anche Gaetano Izzo è membro. Sarà presente l’autore ed interverranno autorità religiose. L’opera dello studioso è frutto di interessanti ricerche, attuate con pazienza certosina e concernenti documenti originali di indubbio valore; il libro è arricchito da copie fotostatiche dello stesso materiale documentale che ne rendono certamente più prezioso il fruirne. Hanno collaborato alla stesura del testo Gennaro Cibelli e Teresa Alfano. Gaetano Izzo ha utilizzato – nel suo lavoro – fonti inedite consultate presso gli archivi di Stato e diocesano di Salerno; durante la compilazione del libro è emersa la presenza sul territorio di monache appartenenti a famiglie di elevato ceto sociale, provenienti dalla provincia di Salerno, di Avellino e di Napoli. Famiglie dagli illustri cognomi: De Sarno, Farina, Marciano, Del Pozzo, Villani, Pepe di Montoro sono tra questi. Oltre duecento – emerge dai carteggi ritrovati da Izzo – le suore entrate a far parte, in vari periodi storici, nella comunità monastica delle Teresiane di S. Giorgio. “Il monastero – spiega lo storico Izzo – fu fondato grazie al pentimento, in punto di morte, del barone De Sanctis, che visse un’esistenza particolarmente turbolenta. Per riparare alle sue malefatte, nel suo ultimo testamento istituì nella sua casa palaziata un monastero di Donne Monache.” “Il complesso – chiosa Izzo – è situato lungo l’asse viario che da Nocera conduce a Mercato S. Severino, ovvero l’antica Popilia. Questa importante strada portava alle Calabrie e in parallelo all’acquedotto romano, che da Serino confluiva a Miseno.” L’opera riporta gli atti preliminari che portarono alla fondazione di S. Teresa alla Barra nonché la trasformazione del palazzo baronale in monastero. Un paragrafo spiega inoltre come sono stati completati i lavori e soprattutto come venne inaugurato il convento.