Cilento immobile e senza idee

Giuseppe Lembo

Quella visione apocalittica di un Cilento senza idee, è assolutamente estranea al territorio della regione Cilento, un territorio che ancora sa conservare in sé tratti virtuosi del pensiero parmenideo e un’identità non contaminata dai tanti mali di questo nostro tempo. Il pensiero di Cappuccio neoliberatore culturale, calato nel Cilento con l’intento di rivoltarlo (ancora non si vede niente di concreto, tranne le belle promesse e progetti che fanno purtroppo sognare i tanti  cilentani creduloni), è un pensiero frettoloso, assolutamente superficiale e per niente il frutto di un dialogo produttivo e di un confronto attivo con la gente cilentana, anche della sola gente di Serramezzana, il più piccolo comune della martoriata Campania. Il “Cappuccio pensiero” è semplicemente una maldestra esternazione estiva di Ruggiero Cappuccio, calato nel suo Cilento non solo per svernare, ma per fare spettacolo e……purtroppo, come parlano i fatti ed i programmi proposti, un’operazione di assoluta colonizzazione culturale. L’immagine di un Cilento senza idee, non è la vera immagine del Cilento; è falso e l’autore, in cuor suo, lo sa bene che è falsa e condita di una paesanità identitaria lontana anni luce dal vero Cilento. Pur fortemente  condividendo il rifiuto delle sagre (ma il Parco prestigioso sponsor del “Cappuccio pensiero” che cosa fa di concreto per liberare il Cilento da questa piaga?) e facendo mie anche le riflessioni critiche (già tra l’altro tante volte espresse), sulla classe politica cilentana, una classe incapace di produrre cambiamento e sviluppo, non condivido affatto l’apocalittica visione di un’assoluta tabula rasa di idee e di idee del fare per quanto attiene alla generosa gente cilentana, da troppo lungo tempo, vittima sacrificale di tutto e di tutti. Si tratta di gente onesta e laboriosa, che per vivere in libertà (soprattutto in libertà dal bisogno), silenziosamente preferisce scappare, fuggire lontano, dove sa esprimersi, sa manifestarsi, sa confrontarsi, sa essere protagonista di idee. Il Cilento, tra l’altro, dato il suo crescente spopolamento, non è più un “utile” serbatoio di voti; l’attenzione campana è rivolta alle realtà demograficamente forti ed a quel napolicentrismo di cui non si parla, ma che rappresenta il cancro da cui per non morire, bisogna assolutamente guarire. Una per tutte, con gravi responsabilità anche degli intellettuali oggi colonizzatori culturali del Cilento, è l’indegna ventennale emergenza rifiuti che mortifica Napoli ed il suo hinterland (ma il termine “emergenza”, non è forse un termine temporalmente definito?). Vogliamo salvare Napoli e la Campania, finiamola con il napolicentrismo; attiviamo concretamente l’area metropolitana come recita la legge istitutiva, facendola così una regione nella regione. Bisogna fare presto. Niente e nessuno può attendere. Che la cultura faccia degnamente la sua parte. Non servono colonizzatori dei diversi territori campani per criticare, parlare delle  cose che non vanno. Lo sanno ormai tutti dello sfascio campano e quindi anche cilentano. Che la cultura, da protagonista vera e senza proclami, si adoperi concretamente, attraverso le idee geniali, il dialogo, il confronto, per le soluzioni possibili evitando trucchi e trucchetti di comodo che non portano da nessuna parte. Concludo, invitando il Corriere del Mezzogiorno, inserto del più prestigioso “Corriere della Sera” (quotidiano che tra l’altro leggo) a rimodulare una pagina da giornalismo inchiesta, facendo parlare anche i “maltrattati” e le persone del Cilento catechizzate inopportunamente come gente acefala, immobile ed assolutamente senza idee. All’artista Ruggiero Cappuccio, moderatore Gabriele Bojano chiedo come atto assolutamente dovuto, un incontro culturale con il vero Cilento, (nel suo programma assolutamente assente e quindi solo pretesto geografico, per prodotti d’arte e di pensiero estranei al territorio), per un confronto attivamente costruttivo, l’inizio di un percorso, contributo per affrontare i mali del Cilento e quindi cambiarne il corso. Chi scrive e propone queste cose è un intellettuale puro (cilentano d’origine) cresciuto umanamente per cui lontano dalla difesa dell’appartenenza geografica del Cilento ombelico del mondo ( per questo ha scritto i “Globali del Terzo Millennio”, “Cara Italia ti scrivo” e prossimamente “Lettere al mondo”.

 Da un’intervista del Corriere del Mezzogiorno al drammaturgo Ruggiero Cappuccio