Unità! Unità! Unità! Basta con le vetere nostalgie borboniche

Giuseppe Lembo

È soprattutto il Sud che non finisce di stupire, facendo un passo in avanti e due indietro. Oggi che ha bisogno, più del resto del Paese, di unità nazionale, di Europa e di mondo, cerca di risolvere i suoi tanti gravi problemi, rifugiandosi nel passato e volgendo lo sguardo nostalgico verso il mondo preunitario, considerato per tanti versi, un mondo di benessere e di civiltà oscurata ed interrotta, a dire dei saloni antiunitari, dall’”invasione” piemontese, con dirette responsabilità per i futuri mali del Sud da parte di Garibaldi, di Cavour, del Nord padrone che venne al Sud per depredare, per saccheggiare le ricchezze e per impoverire la “ricca” gente meridionale, suddita virtuosa della onorata “civiltà borbonica”. Nel contesto del Rinascimento borbonico (si fa per dire “Rinascimento”), in primo piano, c’è oggi la Campania ed un suo acceso attivismo neoborbonico affidato soprattutto ai tanti topi di biblioteca che, guarda un po’, attendono proprio le celebrazioni dei 150 anni, per manifestare il loro spirito velenoso contro i piemontesi e contro quell’Unità d’Italia che, a loro dire, fu dannosa per il Sud, allora sviluppato ed altamente civile, fortemente compromesso dall’oscurantismo delle violenti e disumane orde piemontesi. Bugie! Bugie! Bugie!  Non è così; le condizioni preunitarie al Sud e soprattutto in Campania, erano condizioni di povertà assoluta, di malessere sociale diffuso e di profondo abbandono a se stessi della gente ignorante, analfabeta ed assolutamente priva di risorse per campare. La nascente borghesia borbonica, quando parla di benessere preunitario al Sud, forse si riferisce a quel ristretto ambito nobiliare che, da eccellente “sanguisuga”, succhiava il sangue dei poveri cristi meridionali che, in condizione di diffusa povertà estrema, di sottosviluppo umano ed ambientale, nel terzo mondo nostrano del Sud, facevano fatica a campare. Questa è la verità! Questa è la sola sacrosanta verità! Il Sud preunitario, sotto il dominio borbonico era povero, ignorante e sottomesso. Doveva lavorare per un padronato del tutto indifferente alle tragedie quotidiane della povera gente. Gli scenari umani erano veramente tristi. Dalle città alle campagne c’erano condizioni di disumanità diffusa. Tasse e gabelle venivano imposte per permettere gli agi di corte e di quell’aristocrazia impomatata che viveva del sangue dei poveri cristi. Perché non dire la verità? Perché non ricordare che c’era un analfabetismo diffuso che andava oltre il 90%? Perché non dire dei privilegi della rappresentanza a tutto e solo vantaggio di chi comandava e deteneva il potere? I poveri cristi erano esclusi da tutto; vivevano nella povertà ed assolutamente senza dignità umana. Nelle campagne c’era un bracciantato straccione alla ricerca di quelle terre che non arrivarono mai; la questione bracciantile del Sud borbonico, trovò soluzione solo e con l’Unità d’Italia, quando stanchi di attendere, i poveri cristi, fecero la loro rivoluzione silenziosa, incrociando le braccia ed emigrando altrove, abbandonando così i padroni di sempre amici ed alleati dei “nobili” e “generosi” borboni. In questo paradiso terrestre tutto meridionale e campano in particolare, anche la Chiesa, tra l’altro, proprietaria di tante terre da coltivare, mai cedute al bracciantato, costretto per la sopravvivenza a lavorare, accontentandosi di un tozzo di pane nero e di una “vranga di fichi”, svolgeva il suo ruolo di blocco sociale, rendendo difficile ovunque ogni possibile forma di cambiamento e di sviluppo. Come non ricordare le resistenze della Chiesa all’Unità liberale e laica da cui passeranno i futuri cambiamenti italiani, con condizioni diffuse di sviluppo e cambiamento, protagonista il popolo sovrano? Di fronte a questi scenari, di fronte a tante tragedie subite da un mondo meridionale di sudditi ignoranti e sottomessi, ci vuole una bella faccia tosta, a non sapere o meglio a non volere riconoscere le tristi condizioni del Sud prima dell’Unità. Il male, non è quindi quello che verrà dopo con i piemontesi che, unendo l’Italia, grazie alle eroiche gesta di Giuseppe Garibaldi, avviarono anche al Sud quel percorso virtuoso che si chiama Italia unita e che in 150 anni ha dato, nell’Unità, una nobile e generosa identità italiana con crescita umana diffusa e sviluppo sociale ed economico e tanta speranza di futuro possibile per tutti, soprattutto dopo il secondo dopoguerra per tutta la gente del Sud, riducendo le differenze umane e sociali ed integrando il Paese in tutte le sue parti, con meridionali attivamente presenti non solo nel mondo del lavoro del Nord, ma anche nelle professioni e tra la classe dirigente che ancora oggi, per fortuna dell’Italia Unita, opera per il bene del Paese, senza steccati ideologico-territoriali o altre ed infami discriminazioni sociali. Al Sud come al Nord, si è e si deve essere, prima di tutto italiani. Sono indignato, molto indignato, per come oggi una inopportuna rappresentanza neoborbonica, che si esprime attraverso la voce di giornalisti e di scrittori, proprio nell’anno delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, con nostalgia per un passato assolutamente da dimenticare e che certamente non è la strada giusta da percorre per costruire il futuro, vuole far credere che quel tempo era un tempo addirittura felice per come vivevano le popolazioni meridionali e campane in particolare. Quel libro dossier “Malaunità. 150 anni portati male” che raccoglie gli scritti inediti (di Pino Aprile, di Lorenzo Del Boca, di Gigi Di Fiore, di Lino Patrono, di Ruggero Guarini e di Jean Noel Schifano ed altri intellettuali nostrani dell’ultima ora che parlano e scrivono usando slogan e parole d’ordine contro Garibaldi il ruba pecore e gli invasori piemontesi, violenti predatori dei ricchi forzieri meridionali), non è un dossier opportuno e quanto meno convincente. Ci sono, come in altri borboneggianti dell’ultima ora, tante bugie, tante cose inesatte a danno del Sud che Garibaldi unì 150 anni orsono. Se portati male, non è colpa di chi volle e realizzò l’Unità, per un insieme italiano che, in 150 anni, ha fatto grande il Paese sia al suo interno che fuori nel mondo. Sono fortemente indignato per quanti e soprattutto per alcuni intellettuali meridionali che fanno delle comparazioni tra i cosiddetti fasti borbonici e le condizioni attuali della gente e dei territori meridionali. Ma, come si può osare tanto? Come non sapersi accorgere dei profondi cambiamenti sia umani che territoriali in cui, per nostra fortuna si trova oggi il Sud? Sul piano della qualità della vita, dei beni e servizi, della crescita umana, sociale e culturale, nonostante il profondo malessere in cui vive ancora il Sud, ci sono distanze abissali. Per nostra fortuna, tutto è profondamente cambiato. La gente di oggi, nonostante tutto, non è certamente rapportabile a quella dell’epoca preunitaria, dove a dire di alcuni studiosi, il Sud stava meglio sotto i borboni e, con l’invasione piemontese, a loro dire, si sono fortemente aggravate le condizioni, per cui si è avuta una forte depressione socio-economica ed un crescente malessere sociale. Ma che sciocchezze sono queste! Come pensare follemente che il ricco e felice Sud sia stato espropriato da un Nord rapace e da asso pigliatutto, abbia pensato sempre e solo per sé? Non è così; il Nord nel corso dei 150 anni della vita del Sud ha dato molto in termini di risorse e di sostegno per far crescere anche il Sud e fare dell’Italia, un grande unico Paese, unito e solidale. Se, purtroppo, il Sud dal punto di vista umano e sociale, non è riuscito a camminare di pari passo con il Nord, la colpa non è dell’Unità e tanto meno di quel cosiddetto “Nord padrone”. Le cause del mancato sviluppo del Sud e della crescita della sua gente sono, prima di tutto, cause antropiche di casa nostra, da ricercare soprattutto nella società meridionale, una società fortemente familistica, poco attenta al bene comune ed assolutamente incapace di agire per il bene comune. Nel corso dei 150 anni, la sofferenza antropica è diventata anche sofferenza umana e sociale, ad un punto tale da produrre situazioni consolidate di malasocietà, figlia di quella politica, alleata di una borghesia canaglia che per autoperpetuare privilegi e potere, non ha permesso al Sud di crescere, tenendone sottomessa la sua gente, nel ruolo di clienti, di sudditi assistiti e proni alla politica potere. Altro che revisione per esaltare le tante “virtù” borboniche! Per pensare tutti insieme al bene del Sud e più in generale al bene del Paese Italia, bisogna saper leggere il passato e da questo passato prendere quello che realmente serve per costruire il futuro che, lontano da inutili e pericolosi sogni proibiti per i borboni, deve innanzitutto sapersi preoccupare dell’uomo italiano, in una visione fortemente unitaria, capace di guardare all’Europa, all’Occidente, al Mediterraneo ed al mondo, per fare anche del Sud quel mondo nuovo, assolutamente possibile se si sa progettare, guardando alle risorse sostenibili, ai saperi ed a quei  valori che sono, una grande ricchezza per cambiare, nel rispetto degli uomini. Oggi, considerando assolutamente marginale, l’inappropriata revisione storica, partendo dai borboni, bisogna capire l’importanza dell’Unità d’Italia e promuovere l’italianità come valore che deve unire le diversità italiane, rafforzandone l’insieme italiano, assolutamente necessario per affrontare le frontiere dell’insieme europeo e dell’insieme mondo che ci sta davanti e che segnerà in modo rivoluzionario la vita dell’uomo ed il corso della storia nel Terzo Millennio, un millennio che già a partire dal secolo appena iniziato, avrà di fronte il grande obiettivo globale della Terra-Stato e della società-mondo.

 

                                                                                 

9 pensieri su “Unità! Unità! Unità! Basta con le vetere nostalgie borboniche

  1. “….nel Terzo Millennio, un millennio che già a partire dal secolo appena iniziato, avrà di fronte il grande obiettivo globale della Terra-Stato e della società-mondo.”
    Si conclude uno sproloquio pieno di falsità storiche e di ignoranza del problema.
    Una disquisizione ideologica che vorrebbe colpire le migliori energie di italiani che vivendo al sud, vorrebbero solo che la terra più bella del mondo si possa riscattare facendo leva sulle sproprie RADICI.
    L’autore dell’intervento è un buggirdo, oppure è un ignorante, quanto afferma: “….e condizioni preunitarie al Sud e soprattutto in Campania, erano condizioni di povertà assoluta, di malessere sociale diffuso e di profondo abbandono a se stessi della gente ignorante, analfabeta ed assolutamente priva di risorse per campare. …”
    Dal primo CENSIMENTO post unitari, promosso “da li Francisi” nel 1861, risulta quanto segue:
    -Il tasso di povertà del SUD era di 1.34%, in Lombardia1,645 in Romagna 2,1%.
    -Il regno delle due Sicili era il più ricco fra gli stati italiani con 445,2 milioni di lire, mentre la Lombardia ne possedeva solo 8,1 milione di lire e lo Stato Pontificio circolavano solo 35,3 miloni di lire.
    Se l’autore dell’intervento avesse studiato le risorse umane dei popoli meridionali, avrebbe scoperto che nel nostro SUD, c’erano 1.595.359 operai e tecnici impiegati nell’industri a differenza della Lombardia, Piemonte e Liguria in cui i lavoratori non raggiungevano gli 810.000 unità, per non parlare delle industri tessili e metal meccaniche che erano le più avanzate d’Europa.

    Ancora…” Come non ricordare le resistenze della Chiesa all’Unità liberale…”
    Questa è un’altra bestialità, in quanto solo l’intervento delle Chiese locali , nonostante la criminale persecuzione( legge Rattazzi) a cui furono sottoposti i suoi “ministri” (uccisioni, carcere duro , umiliazioni,diffamazioni, esilio ) con l’adesione alla “supplica” dell’allora ministro degli interni nel 1863, offrendo i loro “uffici” e posero fine alle rivolte popolari ed anti liberali in tutto il meridione.
    Non dimenticate che solo 60 anni prima, la gente meridionale, i “cafoni”, guidati dal cardinal Ruffo, buttarono a mare i rivoluzionari francesi e giacobini.
    Potrei continuare all’infinito a confutare con dati storici le ignobili bugie a danno del Meridione e dei meridionali.
    Voglio concludere questo intervento con le parole dello storico Tommaso Pedio:
    “ PER SERVILE ADULAZIONE NEI CONFRONTI DEL NUOVO SOVRANO, LA STORIOGRAFIA ITALIANA POSTUNITARIA HA ALTERATO LA VERITà STORICA E NE è VENUTA FUORI UNA STORIA ASSURDA E IRREALE IL CUI UNICO GRANDE ATTORE è UNA SPARUTA, AVIDA, EGOISTA E SERVILE CLASSE DIRIGENTE”.
    Mi auguro che quanto riportato nell’articolo sia solo frutto di una presa di posizione ideologica, altrimenti si dovrebbe gridare allo “scandalo”.
    Ai lettori….
    In bocca al lupo

  2. Rimango anche io stupito da quanto scritto dall’autore dell’articolo, mettendo da parte il discorso unitario che non è assolutamente in discussione, la storia dice ben altro riguardo alle risorse ed allo sviluppo del Regno delle Due Sicilie. Mi associo a quanto scritto da Lupo Solitario.

  3. UNO NESSUNO E CENTOMILA
    UNA MASCHERA PER VOLTO
    NON SI POSSONO DIRE LE
    VERITA’, NASCONDENDOSI
    DIETRO LE FINTE SPOGLIE DEL “LUPO-UOMO”
    CHI NON CREDE A SE STESSO E DEVE
    INVENTARSI UN RUOLO DA LICANTROPO
    COME PUO’ AIUTARE GLI ALTRI A
    RITROVARE SE STESSI, CERCANDOSI
    LE VERITA’ UMANE E SOCIALI, PER
    CAPIRE IN CHE MONDO VIVIAMO?

    Caro “lupo solitario”, da animale resta pure un “lupo solitario”, ma da uomo, se ti riesce la metamorfosi, rientra nella tua natura umana, in quanto credo a te più confacente; diventa un uomo, un uomo vero, un uomo capace di agire e di interagire con gli altri uomini, di colloquiare e di stare il più possibile, insieme agli altri.
    Se ci riesci, ti fa veramente bene, perché ti fa capire le ragioni degli altri; ti fa capire l’importanza del dialogo, del confronto; sono questi valori la grande forza dell’insieme sociale a cui, come si evince dalle cose che dici, non sei per niente abituato.
    Non sei, purtroppo, abituato ad essere te stesso, perché di fatto non ti conosci; non conosci l’umanità degli altri.
    Anche nel tuo ruolo di critico e di violento inquisitore del dire altrui, ti compiaci di parlare e di mascherarti da lupo solitario, ritagliandoti la dimensione del licantropo (mezzo lupo e mezzo uomo).
    Io non ti apprezzo con la maschera e senza né un volto, né un nome.
    Io ti vorrei conoscere con il tuo vero volto di uomo tra gli uomini.
    Ti prego se puoi ed hai il coraggio di un uomo vero, fatti conoscere; dimmi chi sei con il tuo vero nome e cognome; con il tuo vero volto; con il tuo vero ruolo nella società.
    Per come sei acido e violento, ti immagino come un vecchio sclerotico (non riesco a capire il genere, anche se penso che potresti essere una vecchia bigotta, ipocritamente casa e chiesa); una vecchia che delusa della vita, se la prende con tutto e tutti, convinta com’è, di essere vittima di ingiustizie umane e forse anche divine.
    Pur avendo nella tua zucca le tante verità-vangelo, ti credi un incompreso, senza una vera identità umana; per questo ed in questo è la vera ragione che ti spinge alla licantropia, al punto di compiacerti e di sentirti a tuo completo agio, nell’identità animale, da lupo solitario.
    Ti invito e ti sfido nel ruolo di lupo solitario, a saper cercare il vero volto di Napoli e del Sud, così come costruito nel corso della sua storia unitaria.
    Le teche della RAI (RAI Storia), custodiscono importanti testimonianze di un mondo della sofferenza legato a Napoli ed al Sud più in generale; il suo corso così come è stato, fa inorridire non solo gli indifferenti tra gli uomini, ma anche un lupo solitario come te.
    Chissà se un giorno, ragionando non da “animale” ma da “uomo”, capirai la storia del Sud e con questa, la fame e le tante sofferenze della gente del Sud prima e dopo l’Unità d’Italia.
    Se ti liberi dai tanti pregiudizi nei confronti degli altri che ti compiaci di vedere come tuoi ostinati nemici, potrai arrivare a capire anche le verità del Sud, la sua gente e la vera storia delle tante miserie meridionali; si tratta, purtroppo, di verità mai dette fino in fondo e tenute ben nascoste anche in questi lunghi 150 anni di unità italiana, un’unità di insieme democratico e di civiltà che nonostante tutto ha fatto tanto bene al Paese, compreso il Sud; oggi i paladini di una rifondata revisione storica cercano di cancellare le tante verità storicamente provate.
    Ma le storielle inventate, le carte magiche degli orrori commessi dai piemontesi e da Garibaldi al Sud, per fortuna dei meridionali e della verità storica, non affascinano più nessuno, se non quei pochi come te.
    Il Sud entrò, purtroppo, a far parte dell’Italia Unita, povero, affamato e totalmente ignorante.
    Una conferma in tal senso ci viene dalla rivoluzione silenziosa dell’emigrazione dopo il 1860, quando la gente meridionale stanca, incrociò le braccia e decise di cercare altrove pane e lavoro, dando così vita a quell’interminabile storia di sudore e sangue dei tanti senzastoria del Sud che, in 26 milioni, andarono a gettare le basi di un’altra Italia nel mondo.
    Caro amico, data la tua ambivalenza esistenziale di due mondi contrapposti oltre ad usare il linguaggio canaglia per commenti e teorie che sanno soltanto di “lupo solitario” e basate, tra l’altro, su falsi presupposti, impara anche l’uso del dialogo, del confronto, del linguaggio civile dell’insieme umano su cui poggia la vita e l’essere democratico dei popoli.
    Se non ne conosci i meccanismi, in quanto hai vissuto sempre da giustiziere solitario, nascosto dietro la maschera del lupo, è importante attrezzarti per scoprirli e così vivere da uomo vero tra gli uomini veri.
    Nel dialogo, nel confronto, nella comunicazione autentica c’è quella vis umana che rende l’uomo diverso dal tuo amico lupo, in quanto protagonista vero dell’insieme sociale, la grande anima, purtroppo oggi smarrita di un popolo italiano che oggi ha sempre più uomini-lupi come te.
    Ed eccoci a noi. Ti dico senza falsi infincimenti, quello che ho da dirti.
    Parto dalla centralità del problema Mezzogiorno d’Italia.
    Il grave tragico problema del Mezzogiorno oggi è, soprattutto, quello di non avere avuto e di non avere ancora una vera classe dirigente; una classe dirigente degna di questo nome; una classe dirigente capace di proporsi come protagonista di sviluppo possibile e sostenibile.
    È questo che fa, amico mio, la differenza con il resto del Paese; è questo che ci porta ad essere fanalino di coda rispetto al virtuoso Nord.
    Al Sud sono troppe le convivenze; le alleanze trasversali tra il potere politico ed il potere malavitoso; producono malapolitica e malasocietà e rappresentano quell’abbraccio mortale che non permette al Sud di cambiare, di svilupparsi, di vivere civilmente ed in libertà, di rompere con un passato paludoso che, da troppo lungo tempo, ha prodotto quei disastri evidenti che sono sotto gli occhi di tutti.
    Il non vedere, il mettersi i paraocchi e far finta di niente, il criminalizzare inopportunamente chi mette il dito sulla piaga e, per il bene del Sud, per il bene della gente del Sud, fa le sue denunce coraggiose, è un grave danno per tutti.
    Se non si esce da questa situazione equivoca, purtroppo, dalle radici profonde, da troppo lungo tempo tenuta in vita per egoismi umani di potere e privilegi senza fine, non si andrà da nessuna parte.
    Il Sud melmoso, il Sud palude, il Sud dagli abbracci mortali dei poteri forti innominabili, amico mio, mettitelo bene in testa, non va da nessuna parte e con il Sud ormai stretto da una morsa fortemente mortale anche tu, la tua famiglia, i tuoi figli (se ne hai), non andrete da nessuna parte.
    Tutto ha il destino irrimediabilmente segnato; tutto è destinato a finire male.
    Io non mi compiaccio di essere una Cassandra che preannuncia sventure; mi fa tanto male, ma, per onestà intellettuale, dico la mia; dico come la penso e cosa c’è dietro l’angolo.
    Tu intanto, non compiacerti più a lungo del mondo borbonico e/o di quelle stratificazioni di poteri contrapposti che hanno irrimediabilmente segnato il futuro di Napoli, della Campania e dell’intero Sud.
    È senza ritorno l’insistere ancora sulle nostalgie di fasti gloriosi legati ai vecchi dominatori che si autogarantivano e si autoperpetuavano, creando disuguaglianze disumane e privilegi di casta, facendo così la grande differenza tra chi aveva e chi non aveva, tra chi sapeva e chi non sapeva, tra gli apocalittici e gli integrati, parte di un sistema (lasciamelo dire), infame, non sviluppato, non democratico, non libertario ed assolutamente indifferente al bene comune, soprattutto se quel bene interessava la tanta povera gente, ignorante ed abbandonata a se stessa, in condizioni assolutamente disumane, di equivoca umanità e di non civiltà.
    Leggiamo con intelligenza e senza pregiudizi la nostra storia; facciamone tesoro, imparando quel che c’è da imparare come lezione e come memoria storica; ma evitiamo di credere e di propagandare dei falsi pericolosi miti; non producono niente di buono, anzi creano fanatismi ed atteggiamenti fondamentalisti, assolutamente inopportuni.
    Caro amico mio per il Sud del Terzo Millennio, l’unica via possibile è quella dell’Unità; di quell’insieme italiano fatto di diversità, una importante risorsa per tutti, utile a creare le differenze nell’unità, per una società nuova, capace di rigenerarsi, di svilupparsi e di evitare le “guerre di secessione”, in un percorso storico globale, dove tutti siamo chiamati ad essere virtuosi, dove tutti, superando le differenze e le pretestuose contrapposizioni, dobbiamo agire per il bene comune e dobbiamo, da protagonisti di umanità solidale, come cittadini italiani uniti, saper essere una parte umana importante di quei mondi vitali e di quegli scenari globali rappresentati dalla società-mondo, di cui fai bene a capirne l’importanza e fai bene ad organizzare il corso della tua vita con intelligenza, per essere protagonista, evitando di rimanere nostalgicamente suddito dei borboni ed dei loro eredi naturali che hanno imparato bene la lezione.
    Io meridionale sono profondamente deluso di questo Sud che produce malessere sociale e sofferenza umana; sono amareggiato per il triste destino di quanti, ancora a 150 anni dall’Unità d’Italia, sono costretti a scappare per non morire.
    Tradimenti a tradimenti.
    Per colpa di una indecente direzione, al Sud, con il tuo DNA borbonico e di cui tanti ancora ipocritamente parlano, esaltandone le virtù come se fosse l’eterna terra promessa, generatrice e dispensatrice di felicità per la sua gente, i suoi mali sono sempre più incurabili e producono crescenti condizioni di abbandoni, di degrado e di grave sofferenza umana.
    A non accorgersene è solo un “lupo solitario” ancora infatuato dai fasti della civiltà borbonica.
    Intanto i giovani da questa generosa Terra se ne andranno sempre più numerosi.
    Caro “lupo solitario” tu ed i tuoi amici, siete predicatori di false virtù, di un Sud molto virtuale, poco reale ed assolutamente inventato; nei prossimi decenni diventerà un disperato cronicario per anziani soli, essendo in fuga le sue forze giovanili (ben cinque milioni) per il tradimento subito soprattutto dai suoi uomini prima e dopo il 1860, i cui 150 anni di unità disunita sono stati poco attenti a saldare in un unione le diverse realtà italiane.
    Ma se questo è successo non bisogna andare lontano; la prima grave e grande responsabilità è, prima di tutto, di chi ha governato il Sud, assolutamente indifferente al suo sviluppo, al suo benessere, alla vera crescita della sua gente che è stata abbondantemente tradita , abbandonata a se stessa e ridotta al ruolo di “clienti” asserviti al potere politico; espropriati del loro diritto al voto libero e responsabile, hanno scelto la via breve della delega in bianco e della dipendenza; i guai prodotti sono sotto gli occhi di tutti.
    Una crisi diffusa, sia umana che sociale con inevitabili condizioni di malasocietà e di malapolitica.
    Perché si continua ad essere miopi, se non addirittura ciechi?
    Per una posizione di comodo, ispirata ad un grave sfasciume pendulo, con omertà diffusa, si preferisce non vedere e non sentire, dando vita a quel modello di società che Leonardo Sciascia ha identificato nell’insieme umano di uomini, uominicchi e quaquaraquà.
    Al Sud troppe sono le figure umane così come definite da Siascia, attori-comparsa, sempre pronti ad influenzare il corso della vita, creando negatività che si assommano, che non finiscono mai e che sono la forza viva di cui si nutrono i mali del Sud, espressione di una società che, erede dei borboni, dimenticando il cammino della storia, ha deciso di non voler cambiare.
    Tanto è evidente e parte di quel Sud che oggi non produce, non sa essere virtuoso e che abbandona la sua gente alla disperazione, tra mille lamenti ed accuse di un vittimismo che ancora indica nell’Unità e nei piemontesi le cause di tanto sfasciume.
    Anche l’odierna munnezza di Napoli e la sua invivibilità diffusa viene da così tanto lontano? Anche la malsasocietà e la malapolitica meridionale va giustificata, perché causa di tradimenti e dell’annessione piemontese di 150 anni fa?
    Smettiamola e siamo seri.
    Smettiamola di farci male e di inventarci giustificazioni di comodo.
    È un problema anche la tua presenza anonima di chi non ha il coraggio di parlare assumendosi le responsabilità di quel che dice.
    Tu, lupo solitario, devi rientrare nella giusta dimensione umana; devi, prima di tutto, imparare a conoscerti; ti serve per meglio capire gli altri.
    Con chi pensa al Sud, come me, analizzandone criticamente le azioni umane e le vere cause dei suoi disastri di ieri e di oggi, ci vuole il dialogo; un confronto-scontro leale e non la violenza del tuo linguaggio, comune denominatore dei violenti della parola che non sanno fare altro, se non parlarsi addosso, se non pretendere di avere sempre ragione, se non pensare di annientare l’altro, visto sempre e solo, come nemico da abbattere.
    Caro amico mio, sono un sociologo, un comunicatore autentico, un pensatore libertario e senza bavaglio; sono soprattutto un nonviolento, un pacifista attivamente in cammino alla ricerca di una umanità giusta e consapevole; sono uno che crede nei valori ed in quell’etica propria dell’essere che serve all’uomo per uscire da un percorso perdente di sola falsa apparenza che porta all’egoismo l’uomo, sempre più indifferente per l’altro.
    Sono un sociologo che sa osservare quel che gli interessa dell’uomo e della società, per cercarsi uno spazio condiviso di mondi nuovi per una società-mondo, governata da uomini giusti, dalle verità di chi parla, finalmente libera di chi non sa essere protagonista di futuro in prima persona, senza mascherarsi dietro appellativi di comodo ed assolutamente inopportuni come quello di “lupo solitario” dietro cui ti nascondi; proprio non ti onora e non ti rende uomo libero e degno della fiducia degli altri.
    Da convinto pacifista umano e sociale, rifiuto la violenza ed i violenti; da spirito laico, da gandhiano convinto, pur rifiutandola non porgo facilmente l’altra guancia.
    Sono pronto invece a tendere la mano ed a cercare sempre di accompagnarmi per camminare insieme, senza alcuna distinzione e pregiudizi, con tutti gli uomini della Terra.
    Da uomo vero sono pronto ad accompagnarti sul palcoscenico della vita, quella vera, aiutandoti a liberarti dei veli di un anonimato che non ti onora e non ti giova.
    Da uomo libero e con coraggio bisogna parlare agli altri senza usare violenza ed assumendosi in pieno le cose che si dicono.
    Questo io l’ho sempre fatto e continuerò a farlo sempre.
    Amico mio, imparalo a fare anche tu; ti sentirai un uomo nuovo, capace di pensare positivo e di costruire mondi nuovi per te stesso e per gli altri.
    Il diritto a parlare si può esercitare offrendo se stesso al confronto, con un nome ed un cognome vero; l’anonimato è una forma di tradimento di se stesso e degli altri con cui si pretende di parlare, predicando senza dialogare, mancando l’altro, che esiste solo se è un uomo vero.
    Nel mondo mediatico, dove, purtroppo, non esiste la comunicazione autentica, ci sono già troppi sciacalli e santi predicatori dal volto vero; è inopportuno quindi affidarsi anche a nuovi finti predicatori, senza volto e senza vera identità.
    Continuando a coltivare gli entusiasmi borbonici, avremo come risultato ottimale, un Sud straccione, impoverito, definitivamente distaccato e staccato dall’Europa e quindi dal resto del mondo; sempre più vicino all’Africa, a quel continente nero di cui presto sarà parte integrata ed organicamente funzionale.

    Giuseppe Lembo

  4. Spezzo il mio intervento per rendere, se possibile, più scorrevole la mia risposta.

    Sono state scritte oltre circa duecentocinquanta righe, di offese, falsità storiche e ovvia cronaca di attualità.
    Alle offese, quasi la metà delle righe, non gli do importanza,ci sono abituato visto che anche io non ci vado leggero.
    Ho scritto che il Lembo è ignorante(da ignorare) oppure è in cattiva fede.
    Anzi l’ho giustificato dicendo che le sue analisi potevano essere frutto di una visione ideologica.
    Ci ricordiamo tutti, o i più, quanto ci dicevano che oltre la “Cortina di Ferro” c’era il “paradiso terrestre”.
    Ma visto l’acredine con cui il Lembo ha voluto rintuzzare il mio precedente intervento, non mi resta che far evidenziare ancora una volta, L’IGNORANZA(sempre dal verbo ignorare)o la sua cattiva fede.
    Prima voglio confutare le sue curiosità.
    Lembo Giuseppe, lei vuole sfidarmi a duello?????
    Perché chiede di palesarle la mia identità?
    Penso che dopo quello che ha scritto lei non merita di conoscermi.
    Se pensa che non mi dichiari per viltà,le faccio presente che su queste pagine, insieme al mio nomignolo, cento volte ho aggiunto il mio nome e cognome.
    Lei non merita di conoscermi ed il sottoscritto non pensa che possa averne dei miglioramenti culturali nel avere un confronto diretto con la sua persona.
    Mi limiterò come ho fatto altre volte a “svergognala” quando dice altre “ca..z.za.te”.
    Sa, io, come lupo solitario…anche molto inc..z.a.to, “azzanno”.

    Chi sono?
    Lei afferma che il sottoscritto non sa relazionarsi con gli altri?
    Ebbene ha ragione, il sottoscritto non cercherà mai di tessere un rapporto con menzognero/i , arrogante/i e ignorante/i, perché i menzogneri sono arroganti e sono ignoranti perché neanche di fronte all’evidenza continuano imperterriti nel ribadire le loro MENZOGNE.
    Menzogne e non bugie, perché offendono la verità e la dignità di un intero popolo, quello degli italiani che hanno le loro radici nel Meridione d’Italia.
    Vede, il sottoscritto si definisce Italiano del SUD e non “Borbonico” oppure in altre sue dicerie….
    Su questo argomento ho già scritto cento volte, anzi ….HO scritto un libro che ha avuto un discreto successo anche all’estero.
    Spero che fra non molto tempo, il sottoscritto possa pubblicarne un altro che evidenzi il motivo principe per cui il Meridione d’Italia è crollato nella desolazione, nella povertà, nella delinquenza, nella “munnezza”.
    Sto aspettando che nell’archivio provinciale di Salerno si finisca di catalogare documenti importantissimi sugli espropri che “li francisi” fecero in danno all’erario Borbonico, e della Chiesa.
    Le voglio togliere un dubbio: nel suo immaginario mi ha descritto in “quella” maniera…?
    Lei sbaglia…:
    “Sono alto,forte, bello, biondo e con gli occhi azzurri, ho circa trenta anni e le donne mi corrono tutte dietro.”
    Spero con questo di averla tolta la prima curiosità.
    Ho un Magistero e tanta esperienza di vita vissuta.
    Inoltre posso dirle che sono felicemente( per quel che si può essere dopo trenta anni di matrimonio) sposato, ho tre meravigliosi figli: un medico, una psicologa e una rompi “balle” di 14 anni.
    Faccio l’imprenditore e posso affermare( su questo muro di libertà sono in tanti che mi conoscono),senza paura di essere smentito, che in oltre trenta anni di attività ho avuto, nel tempo, centinaia di collaboratori e mai nessuno, anche se sono stato costretto a licenziare, ha avuto da ridire sul rapporto di lealtà che da sempre ho instaurato nella mia azienda.
    Quando ero alto……ecc…ecc.. mi sono battuto impugnando il TRICOLORE(quando voi comunisti lo stracciavate e ne facevate vilipendio), Nelle scuole, nelle università,davanti alle fabbriche, sulle barricate ad Eboli e per solidarietà con i netturbini “paganesi” quando questi da mesi erano senza stipendio.
    Questi sono solo alcuni dei miei ricordi.
    Tantissimi “nemici” (avversari) di allora, oggi sono amici e mi/ci rispettiamo riconoscendo la nostra lealtà con cui allora come oggi continuiamo a vivere i nostri “VALORI”.
    segue….

  5. II° parte

    Dopo aver fatto questo, purtroppo, AMARCORD” vengo a SBUGGIARDARLA.

    In tutto il suo lungo intervento, di acredine, ha puntato, maggiormente, il dito sull’emigrazione che giovani e meno giovani da tantissimi anni sono stati costretti a patire a causa della povertà qui nel Sud.

    Lembo Giuseppe probabilmente, sempre per i motivi di cui sopra, ignora che fino al 1860 il fenomeno dell’emigrazione nelle terre del Regno delle Due Sicilie era quasi inesistente.
    Anzi, venivano nelle “nostre” terre anche tecnici inglesi per lavorare nella “nostra” industria metalmeccanica (ricordiamoci che insieme all’ Inghilterra, il Regno delle Due Sicilie era l’unico stato, in Europa, che iniziò la costruzione della LOCOMOTIVA a vapore…).
    Mi Scusi se è poco.

    Per quanto riguarda l’emigrazione dal Meridione d’Italia, questo fenomeno si è verificato solo dopo la conquista e il successivo depreda mento delle “NOSTRE” ricchezze da parte dei “piemontesi”.
    In particolar modo ci furono migliaia di giovani che preferirono lasciare le loro case per evitare la “coscrizione” obbligatoria imposta sempre da “li Francisi”, tantissime famiglie furono costrette a lasciare le proprie case, per andare in terre lontane, perché accusati di collaborare con “ i Briganti” dopo che interi paesi furono depredati, le donne violentate, e bruciati.
    Lembo Giuseppe, le voglio dare una notizia: sa che durante la guerra di Secessione Americana, un battaglione di “emigrati” Borbonici, si arruolarono con il generale Lee, distinguendosi per coraggio ed abnegazione?
    Quello che, oggi, lei lamenta per la “desolazione” a cui noi ITALIANI del Sud siamo costretti a condividere è stato solo il cattivo modo in cui l’Italia è stata , COSTRETTA, all’ unità.
    Ho voluto prendere solo un punto delle sue innumerevoli MENZOGHE.
    Potrei smentirla con dati storici alla mano su tutte le sue offese a noi Meridionali, ma non voglio prolungarmi…….
    Vede sono stato anche io molto prolisso……ma, sa,…lei mi tenta….e…. “chi si estranea dalla lotta e un gran figlio di mignnnnn..”
    …e che il lupo ti mangi

  6. .. il Sud pre unitario non conosceva il fenomeno dell’emigrazione, le masse di uomini e donne hanno cominciato a muoversi dal 1870 in poi!
    emigrare sinonimo di morire
    .. il Sud pre unitario era la terza potenza economica europea
    .. il Sud pre unitario aveva avviato un efficacissimo sistema di industrializzazione Pietrarsa, San Leucio, miniere di ferro in Calabria, estrazione dello zolfo in Sicilia. solo alcuni esempi..
    .. il Sud pre unitario possedeva la seconda flotta mercantile d’europa, il Sud pre unitario comincio’ a realizzare strade ferrate.. ma gia’ muoveva tonnellate di merce per mare..
    .. nel 1850 prendeva piede il telegrafo in europa.. nel 1855 la Sicilia era già “cablata” al resto del Regno mediante il primo “cavo dati” posto sott’acqua nello stretto di Messina..
    ..il Sud pre unitario ricco di opere uniche in merito alle tecnologie.. il ponte sul Gargano primo ponte in ferro d’europa.. la bonifica delle paludi di marcianise e caivano con i Regi Lagni (ancora oggi in funzione).. i Ponti della Valle, opera per incanalare l’acqua verso la Reggia casertana ma anche in ambito sociale.. Real Albergo dei Poveri Napoli, uno dei palazzi più grandi d’europa dedito al ristoro dei meno abbienti,
    Napoli era il mondo per gente come Giacomo Leopardi, Stendhal, Benedetto Croce.. il Sud pre unitario costruiva le nuove città con criterio e ingegno.. Caserta capitale amministrativa mancata.. oltre la Reggia nel progetto una città divisa in 4 quartieri enormi percorsi da altrettanto enormi viali.. modello illuminato direbbe qualcuno.. collegata a Napoli attraverso canali navigabili progetto abortito.. E’ ARRIVATO L’EROE GARIBALDI A FERMARE I LAVORI dunque visto che parli di un territorio devoto solo alla pastorizia e all’agricoltura.. dimostri solo una cosa.. che hai studiato “solo” sui libri “piemontesi..” e non ti sei preoccupato di cercare quello che continuano a non dire.. BENVENGA IL MOVIMENTO CHE RACCONTA LA STORIA tu puoi continuare a tenere gli occhi chiusi poco importa

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