Vallo di Diano: quando la scuola è maestra di vita

Le date del 12 e 13 giugno stanno avvicinandosi senza che nelle televisioni pubbliche o private si svolgano confronti sui temi oggetto dei quesiti referendari, tali da portare l’elettore ad un grado di consapevolezza sufficiente a consentirgli un voto libero e consapevole. Il rullo televisivo offre solo le immagini concernenti le modalità di voto, ma nulla di niente sul merito della consultazione, di modo che andremo al voto così come capita, ognuno come può e come sente di fare. Al di là del lavoro improbo che i vari comitati nazionali e locali stanno svolgendo, le istituzioni pubbliche tacciono per il silenzio impostogli dalle consultazioni elettorali amministrative, lasciando i cittadini a cercare da sé occasioni di dibattito e discussione. Diventa, quindi, per noi esemplare il confronto, tenutosi sabato scorso all’Itis Gatta di Sala Consilina, tra esperti del nucleare, riguardante gli aspetti scientifici della materia e precipuamente le modalità di produzione di tale energia, nonché i riflessi che essa determina sulla salute di coloro che abitano nei pressi di una sua centrale di produzione. Il prof. A. Petraglia (Dipartimento di Scienze Ambientali della seconda Università di Napoli) ha affrontato il tema del nucleare avendo riguardo sia agli aspetti positivi che negativi, precisando come la materia sia multidisciplinare, perché assume valenze non solo scientifiche, ma anche sociali, economiche, culturali e politiche. Al riguardo ha sottolineato come l’istituzione europea si sia prefissata per il 2020 il raggiungimento dei tre “20”: a) abbassare del 20% la produzione dei gas serra; b) aumentare l’utilizzo delle energie rinnovabili del 20%; c) ridurre il consumo globale dell’energia primaria del 20%. All’interno di tali obiettivi arriva il nucleare, che in Italia, negli ultimi periodi, ha dato origine ad un vero e proprio fenomeno culturale, denominato “Rinascimento nucleare”. E’ seguita a tale introduzione l’esame delle connotazioni positive di tale forma di energia, concernente la mancata emissione di gas serra, la sua continua disponibilità e la totale indipendenza dal carbone fossile. L’analisi delle caratteristiche negative si sono concentrate sulle possibilità di incidenti o di attentati e sul problema irrisolto dello smaltimento delle scorie. Il prof. C. Sabbarese (Istituto di Fisica Nucleare di Napoli) ha trattato dell’impatto sull’ambiente delle centrali che producono energia nucleare, partendo dal fallimento del progetto del loro smantellamento (c.d. commissioning), per la difficoltà di decontaminare le parti radioattive presenti in una centrale. Anche la tecnica di cementificare le scorie comporta successivamente la risoluzione del problema di dove allocare i fusti, motivo per il quale si è portati ad affermare che,allo stato attuale,l’impatto zero non si verifica mai. A valle di tali considerazioni lo scienziato ha trattato degli effetti della contaminazione da radiazioni e delle conseguenti modifiche o addirittura morte del sistema cellulare umano, trattando dei danni somatici deterministici a carattere letale, di quelli somatici stocastici gravemente compromissori della salute e di quelli somatici genetici, che hanno riflessi sulle generazioni successive. La conclusione a cui è giunto il suo ragionamento è che “il nucleare procura tanti altri danni e stiamo ancora pagandone le conseguenze”, annunciando di contro che il premio Nobel C. Rubbia sta studiando l’utilizzo del torio, da lui ritenuto meno pericoloso dell’uranio. Chiusasi la fase a carattere scientifico- divulgativo si è aperto un dibattito vivace ad opera degli studenti che hanno posto domande pertinenti e particolarmente interessanti, tali da suscitare il plauso dei conferenzieri. Si è creato in tal modo un clima particolarmente fervido di spunti e riflessioni, a cui hanno contribuito anche interventi di persone,che hanno partecipato all’evento, richiamate dal tema del convegno proposto dalla scuola. Un plauso va, indubbiamente, ai docenti dell’Itis G. Gatta ed alla loro dirigente, dott.ssa E. L. Romano, che ha nell’introduzione sottolineato che,di contro ad un parlar di nucleare senza cognizione di causa, occorra iniziare a capire l’argomento per mettersi nelle condizioni di esprimere un’opinione, nel nostro caso un voto, scevro da posizioni preconcette. Obiettivo più che nobile, soprattutto alla luce dei costanti attacchi che sta subendo la scuola pubblica, da parte del premier e della normativa specifica messa in campo dal suo governo. Sabato scorso ci siamo sentiti orgogliosi della nostra istituzione scolastica, perché,al di là dell’iniziativa in sé, ha dimostrato di essere quella “maestra di vita” che naturalmente e precipuamente dovrebbe essere. Conoscere per capire, capire per esercitare e tutelare i propri diritti, capire per migliorarsi e rendere migliore il consesso civile in cui si vive è lo scopo principale di una scuola che vuole formare non solo gli studenti di oggi, ma soprattutto i cittadini di domani. Riteniamo che il convegno sul nucleare organizzato a Sala Consilina persegua tale finalità e speriamo che, al di là dell’appuntamento referendario del 12 e 13 giugno,la scuola pubblica  vada incontro al sempre più crescente bisogno di conoscenza da parte degli studenti, nonostante le difficoltà che si trova ad affrontare quotidianamente nei suoi impegni istituzionali.

Comitato referendario SI per l’acqua pubblica e contro il nucleare- Vallo di Diano