Riceviamo E Pubblichiamo: lettera aperta

 

A inizio novembre, mentre tutta l’attenzione dei media nazionali era concentrata sull’alluvione in Veneto, la stessa perturbazione che aveva causato la calamità raggiungeva il salernitano. Violenta, devastante, incontrollabile, la pioggia scendeva giù copiosa allagando la piana del Sele, il Vallo di Diano e portando ad un livello pericolosissimo il livello dell’acqua nel sottosuolo della zona interna degli Alburni-Calore. Numerose le aziende e le case allagate e danneggiate, con capi di bestiame dispersi e affogati, bufali, ovini, caprini. Tutte le colture invernali distrutte, persa la produzione olivicola, una delle più pregiate del salernitano, con numerose piccole aziende a conduzione familiare, ma con criteri del “biologico” e DOP. La zona colpita è una delle più produttive della Campania, ma i cittadini salernitani, confortati dalla rapidità degli interventi statali per il Veneto, sono rimasti in fiduciosa attesa: stessa calamità = stessi diritti… poveri illusi! Il silenzio mediatico ha preceduto solo il silenzio delle istituzioni, con il ministro Tremonti che nega qualunque sostegno, a causa della penuria di risorse economiche! Appena comincia a defluire l’acqua che aveva invaso le zone pianeggianti, comincia a cedere tutto il territorio collinare, numerose frane su strade provinciali e statali portano all’isolamento quasi totale di paesi interni come Roscigno, Sacco, Aquara ecc. Ma la pioggia continua incessantemente a cadere fino ai primi giorni di dicembre, quelli più devastanti per il territorio. A Roscigno, la notte tra il 9 e 10 novembre, le famiglie Curcio e Roberto vengono allontanate dalle proprie abitazioni per il pericolo causato da uno smottamento a monte del centro abitato, con esondazione del “vallone”, una sorta di canalone per lo scorrimento delle acque pluviali. La violenza della pioggia danneggia muri di contenimento e scava sotto gli edifici, probabilmente causa lo sprofondamento della sorgente Sant’andrea, infatti, nell’abitazione della famiglia Malzone arriva violentemente un “fiume” d’acqua fino a 30 cm (cosa strana perchè la casa sorge sul pendio di una collina…la stessa collina che poi è franata per circa 70 ettari tra il 3 e il 4 dicembre 2010. Comincia il monitoraggio e dei danni, i più gravi alle infrastrutture: numerosissime frane con sprofondamento di intere carreggiate della statale 166 tra Roscigno e San Rufo, altre frane sulla provinciale 342 fra Roscigno-Corleto Monforte, Roscigno-Sacco, Roscigno-Bellosguardo… in pratica il centro abitato di Roscigno resta isolato, perchè delle tre strade resta transitabile solo la Roscigno-Bellosguardo, ma su una sola carreggiata! Tutto questo scenario, già di per sè apocallittico, è solo il preludio di un evento ancora più devastante, la frana che nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre ha devastato e distrutto le zone di Sant’Andrea e Molinello, nel comune di Roscigno… già tristemente noto per aver subito, in passato, frane simili che hanno comportato l’evacuazione e la ricostruzione del centro abitato mediamente ogni 150 anni, l’ultima volta nel 1902… con evacuazione di Roscigno Vecchia (legge 1908) e ricostruzione del nuovo abitato più a monte. La situazione attuale resta critica. Le aziende hanno ripreso con mezzi propri l’attività, cercando di salvare il salvabile, il sig. Stabile a Roscigno, allevatore, sta provvedendo a proprie spese a canalizzare le acque nel tentativo di salvare la stalla ove ospita un centinaio di capi di bovini, ha già perso la struttura che ospitava gli ovini, la sua azienda rientra per circa 20 ettari nei 70 che franano a Roscigno. L’assessore provinciale alla protezione civile Antonio Fasolino, in accordo con il Presidente Edmondo Cirielli, dopo l’ultimo diniego del ministro Tremonti e a seguito della pressione delle associazioni di agricoltori, artigiani, imprese e cittadini, organizza e coordina la mobilitazione di protesta davanti al Ministero per il giorno 02.02.2011. Detta la “marcia del fango”, o i “la marcia dei 1000 a Roma”. L’evento al quale hanno aderito i sindaci dei comuni e i cittadini maggiormente danneggiati dalla calamità, ha visto la mobilitazione di 20 pullmans, più di 1000 persone che chiedevano “equità” e che si sono visti chiudere, materialmente, le porte in faccia: il Ministro, o chi per esso, non ha voluto ricevere neanche una piccola delegazione. Il corteo si è mosso verso il palazzo della Regione Campania, dove il presidente Caldoro, raschiando sul fondo delle casse della Regione, ha trovato e messo a disposizione 25 milioni di euro per gli interventi più urgenti… spiccioli, perchè i danni ammontano a circa 400 milioni!  Il conteggio non è definitivo perchè la frana di Roscigno è ancora in avanzamento lento e non si sa quale possa essere la sua futura evoluzione, infatti, nella seduta del “tavolo tecnico” tenutasi a Vallo della Lucania, su iniziativa del Presidente del Parco Nazionale, dr. Amilcare Troiano il 30.12.2010, ripresa poi a Roscigno il 03.01.11 (così come riportato in delibera di giunta N° 4 del 05.01.11) il dr. Nunzio Di Giacomo, presidente dei geologi dell’Autorità di Bacino del fiume Sele dichiara che: “il centro abitato di Roscigno risulta a rischio molto elevato potenziale” .

Luciana Di Mieri