Unms Salerno: la defiscalizzazione è uguglianza

Sergio Barletta

L’Unione Nazionale Mutilati ed Invalidi della Provincia di Salerno, attraverso il suo Presidente Giovanni Procida ed il Consigliere dott. Sergio Barletta interviene in merito all’annoso problema della defiscalizzazione del decimo che, tanto  stà al cuore del personale Civile e Militare dello Stato in quiescenza ed in attività di servizio. Nello specifico, emerge che della legge di stabilità 2011 approvata definitivamente il 7 dicembre ultimo scorso, nessun emendamento è stato discusso e, cosa peggiore, presentato sull’annoso problema della defiscalizzazione della pensione privilegiata.. Il trattamento privilegiato ordinario per i dipendenti pubblici, compresi i militari e le forze di polizia, rappresenta un Istituto giuridico del quale la comunità deve farsi carico  per quei cittadini che, in conseguenza dell’adempimento dei propri  doveri di servizio, hanno subito menomazioni fisiche spesso talmente gravi da rendere incompatibile la prosecuzione del loro rapporto. In considerazione, del valore sociale di “tale causa invalidante”, appare contraddittorio perciò che il nostro sistema previdenziale, assistenziale e finanziario abbia previsto esenzioni o agevolazioni quali: Il DPR 601/1973 ; il DPR 917/1986 art.6 (  cespiti da invalidità o morte percepiti in dipendenza di contratti di assicurazione sulla vita), la legge 308/91 modificata con la legge 407/98 e S.M.I.; nonchè una semplice circolare n.29 del 31 maggio 1979 esplicativa a firma dell’allora Ministro delle Finanze Reviglio ( Circolare del Ministero delle Finanze sulle rendite vitalizie d’infortunio sul lavoro). In Italia, esistono due categorie di lavoratori Privati e Pubblici che godono, in caso di invalidità, di due distinti provvedimenti infatti, il lavoratore privato, contestualmente all’assunzione, si avvale di un’assicurazione di infortunio i cui costi sono a carico del datore di lavoro e gestiti da uno specifico Ente (INAIL). In caso di incidente ha diritto ad una rendita, proporzionata al danno subito, per la diminuita capacità lavorativa, scissa dalla pensione retributiva o contributiva maturata, la stessa, esente da imposizione fiscale (IRPEF), è collegata ad un coefficiente del salario percepito precedentemente all’infortunio o alla malattia, sulla base della categoria di appartenenza (agricoltura, commercio, industria ecc.). Il lavoratore pubblico non gode di assicurazione di infortunio in quanto il suo datore di lavoro (lo Stato) si è assunto l’obbligo. In caso di incidente/invalidità, di procedere direttamente all’indennizzo (soggetto a ritenuta fiscale); in particolare se l’interessato è un appartenente alle Forze Armate o Forze di Polizia ed equiparati ( soggetti per i quali è richiesta l’idonietà incondizionata a qualsiasi servizio/impiego) la cosiddetta “pensione privilegiata” è pari alla base pensionistica maturata per la pensione normale, integrata, per i titolari dalla 2^ all’8^ categoria, di un decimo (art.67 DPR 1092/1973) indipendentemente dal grado di invalidità riconosciuta. La continua assenza di risposte dal mondo politico, potrebbe considerarsi un comportamento non solo irrispettoso in una vera democrazia, ma produttivo di comprensibili demotivazioni  da parte del personale in servizio ed in quiescenza.Tale atto, purtroppo, stà facendo emergere nei  soggetti che hanno giurato fedeltà alla Patria la convinzione che la classe politica abbia la volontà di penalizzare chi ha servito le Istituzioni. In conclusione, l’UNMS. (Unione nazionale Mutilati ed Invalidi per Servizio Istituzionale) Ente Morale,  ha proposto un emendamento al Decreto Legge 29 dicembre n.255 “milleproroghe” A.S. 2518 e precisamente .“Le pensioni privilegiate ordinarie (integrate dell’aumento sulla pensione ordinaria maturata del 20% ai titolari di 1 categoria – grandi invalidi – e del 10% ai titolari dalla 2 alla 8 categoria per invalidità) concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato di cui all’1 della legge 29 aprile 1976 n.177 hanno carattere risarcitorio e ai fini dell’imponibile irpef, concorrono, rispettivamente, nella misura dell’80 e del 90 % annuo”. Tale atto, che a beve sarà discusso in aula spero che i nostri parlamentari lo facciano proprio in quanto ciò, renderebbe  giustizia ai servitori dello Stato e porrebbe su un piano di parità il lavoratore pubblico con il lavoratore privato.