Spesso si scherza con il fuoco

Giuseppe Lembo

In Campania, da tempo, siamo abituati a tutto. Non è facile sorprendersi per le tante cose, quasi sempre negative e contro i diritti dell’uomo, che ogni giorno possono capitare al veramente malcapitato cittadino campano, una realtà fortemente familistica, terra di nessuno e dei diritti negati. Purtroppo in questa Regione dove l’illecito prevale sul corso ordinario e lecito delle cose, dove esistono in modo diffuso i privilegi delle clientele abusate più che i diritti del cittadino, è ancora di là da venire, un corso normale delle cose. Il corso di un’ordinarietà saggia e non più notizie scandalo da prima pagina, che indignano sempre più la gente comune che si sente tradita e non crede alle istituzioni da cui dovrebbero sentirsi garantiti e rappresentati. Questo senso di malessere diffuso e di crescente disagio umano da parte dei cittadini non è per fatti secondari e/o marginali; quotidianamente vengono interessati settori vitali per la vita dei cittadini campani (dalla scuola alla salute, dal lavoro ai servizi socialmente utili ed all’organizzazione ed al funzionamento della società campana); spesso c’è un fare pubblico di sopravvivenza. La gente crede più nell’antistato che nello Stato. Siamo di fronte ad una situazione grave e pericolosa; siamo ad alto rischio come espressione di una società civile sedotta ed abbandonata che se ne sta in silenzio e/o in silenzio subisce tutto da tutti. Quantum abutere! Fino a quanto durerà una situazione ormai al limite e che può portare a situazioni esplosivamente nuove ed assolutamente imprevedibili? Speriamo che chi si deve ravvedere si ravveda e presto; rinsavendo, metta da parte i propri privilegi ed eviti il peggio. Con amarezza, pur avendo da sempre un atteggiamento assolutamente responsabile nei confronti della centralità della notizia, alla base del comunicare autentico, ho ritenuto introdurre il caso-notizia della sempre più diffusa malasocietà campana, con un antefatto sulle condizioni di una regione da troppo lungo tempo sedotta ed abbandonata, con gravi e diffuse condizioni di malessere per la sua gente. Conviene a tutti non andare oltre certi limiti, non abusare, in modo illecito, della pazienza della gente; a tutto c’è un limite e c’è un limite soprattutto alle gravi e diffuse condizioni di malessere in cui vive la Campania; toccano in modo drammatico sfere vitali sia del vivere insieme che individuali. La salute ed il lavoro, un binomio inscindibile, per restituire dignità e serenità ai cittadini campani, non vanno strumentalmente usati ed abusati per fini che poi offendono la dignità dell’uomo. La salute ed il lavoro rappresentano la sfera dei diritti inalienabili del cittadino per cui occorre, da parte di tutti e soprattutto da parte di chi governa le istituzioni, il massimo senso di responsabilità e di impegno, per garantire il cittadino nella salute e nel lavoro, presupposti a base di ogni società che si rispetti e forte del proprio fare per il comune insieme sociale. Il caso-notizia di cui sento il dovere morale di occuparmi come comunicatore e come professionista offeso (sociologo), viene riportato dal giornale La Repubblica Napoli (pagina 1 – mercoledì 19 gennaio 2011), a firma del giornalista Giuseppe Del Bello. Riguarda un bando di concorso dell’ASL di Salerno; un bando, che lascia l’amaro in bocca, in quanto mette a concorso a Nocera Inferiore, del lavoro non retribuito per garantire la continuità del Servizio adolescenti, con l’utilizzo di tre psicologi, di due sociologi, di due pedagogisti e di un informatico. Un bel gruppo di lavoro di diverse professionalità, particolarmente utili per una sanità-salute che vuole preoccuparsi dello stare bene umano, psico-fisico e sociale dei cittadini, oltre le normali cure sempre più funzionali alla sola medicalizzazione ed ospedalizzazione della sanità pubblica in Campania e più in generale in Italia dove c’è una situazione elefantiaca di uso-abuso di pratiche mediche non sempre funzionali a garantire la salute. Un servizio territoriale adolescenti è di vitale importanza per prevenire l’insorgere di mali che si radicano nel sociale per poi esplodere nel sanitario con un carico di gravi sofferenze individuali e di costi enormi per la società, costretta a sopportare il peso della malattia individuale poi degenerata in malattia sociale. La sanità per essere a dimensione d’uomo e per salvarsi da un inevitabile disastro economico-finanziario, come è in atto in Campania, deve aprirsi al sociale; deve capire che è meglio prevenire piuttosto che curare. La cura comporta sofferenza e costi con sprechi che saranno sempre più insostenibili da un sistema sanitario che così si allontana dall’obiettivo salute per i cittadini che invocano un vivere sano, anche e soprattutto fuori dalle corsie ospedaliere e/o dalle patologie croniche e degenerative che minano in modo irreversibile, la salute della gente. Ben vengano, quindi, nel sistema sanitario del Paese e campano in particolare, nuove figure e nuove professioni quali quelle dello psicologo, per le tante e diffuse sofferenze umane di tipo individuale, del sociologo, per le tante diffuse condizioni di una società che tende alla malasocietà ed è, purtroppo, indifferente ad un sistema organizzato che nel campo della sanità-salute, deve saper privilegiare l’organizzazione e l’insieme socio/ambientale, da cui il cittadino può trarre condizioni diffuse di salute e/o di disagio di malattie socio/ambientali. Altrettanto importante è la figura del pedagogista, necessaria a promuovere nel complesso sistema sanitario, la cultura, i saperi, i percorsi educativi e formativi alla base di una società sana e della persona che può garantirsi, in tutte le diverse età della vita, la salute, attraverso un sistema di conoscenza che elimina forme diffuse di pressappochismo, di un negativo fare da sè e di scelte e stili di vita utili a conservarsi in salute, mangiando sano e gestendo al meglio i propri mondi vitali, oggi più che mai esposti a crescenti rischi di contaminazione umana, sociale, ambientale e tecnologica. Considerando le indiscusse positività di figure non mediche nel sistema sanitario, soprattutto per quell’obiettivo salute, fortemente legato alla prevenzione, non è possibile pensare di abusarne, considerandole senza valore e/o dignità umana. Chi diabolicamente, da parte dell’ASL di Salerno, ha pensato di realizzare un Servizio adolescenti con psicologi, sociologi, pedagogisti ed un informatico, è veramente meritevole di plauso per l’idea in sé, ma è assolutamente demenziale poi il pensare di poter utilizzare, dette figure, a costo zero; un posto senza stipendi è una beffa per professionisti violentati nella loro dignità di professionisti e soprattutto di uomini a cui, di fatto, si nega il diritto al lavoro retribuito. Ai sociologi, agli psicologi, ai pedagogisti ed agli informatici, va tutta la mia solidarietà umana. Questo è un caso veramente brutto; non è possibile giocare sulla pelle di professionisti che, già marginalizzati per il ruolo che è utile alla società, ma che di fatto non svolgono, in quanto loro negato, vengono poi traditi con false opportunità di lavoro, opportunità che non danno niente in termini di reddito prodotto, anzi i neo-assunti hanno a loro carico le spese per l’assistenza sanitaria e per eventuali rischi o malattie. Una beffa che suona come offesa all’intelligenza umana ed al sacro diritto del reddito per chi lavora. Io Giuseppe Lembo che firma questa notizia, come sociologo e come comunicatore, ne stigmatizzo l’assurdità ed il tradimento per un mondo del lavoro che vuole diritti, non volgari e gratuite beffe, il frutto di un sistema impazzito che non sa pensare positivo e positivamente costruire percorsi di vita nel rispetto delle leggi e degli inalienabili diritti della persona umana.