Basilico e acqua di rosa, gli odori della nonna

                                  Antonio Pirpan

Niente è più memorabile di un odore e, quando meno te lo aspetti, può detonare delicatamente nella nostra memoria come una mina nascosta sotto la malerba degli anni, ed evocare ricordi preziosi della nostra infanzia. E’ bastata la fragranza di un ciuffo di basilico che cresce sul terrazzo di casa mia, a portarmi indietro nel tempo e a farmi rivedere l’immagine un po’ sbiadita ma sempre cara, di nonna Marianna, la madre di papà. Ricordo che quando mi accarezzava il viso, la prima cosa che sentivo era il profumo di basilico che sprigionava dalle sue mani, misto alla fragranza dell’acqua di rosa che inondava le sue gote vermiglie, del colore della salute. Rivedo quel viso radioso come l’alba, dai tratti regolari, incorniciato da folti capelli castani lucenti, e la sua risata piena e spontanea, la cui musicalità continua a risuonarmi nelle orecchie. La sua generosità era sconfinata come il mare, e il suo amore altrettanto profondo. La nonna aveva una passione per me e ha reso molto felice la mia prima giovinezza. Quando mi guardava, avevo la sensazione che il suo sguardo mi arrivasse in fondo al cuore. Starle vicino era come scaldarsi le mani sul fuoco. Nelle sere di luna piena, osservava l’infinito azzurro del cielo e, mentre mi passava la mano nei capelli, diceva: “Lo sai tu per quale via si giunge alla dimora della luce?” Non lo sapevo, naturalmente, e restavo muto, incantato nei suoi occhi. La nonna mi insegnò a non piangere, e se qualche volta lo facevo, mi sedeva sulle sue ginocchia e stringendomi al seno, sussurrava con calma: “Dov’è finito il tuo sorriso?”Quando avevo il raffreddore, con starnuti e brividi di febbre, era sempre lei seduta accanto al mio lettino, a fare di tutto per farmi sorridere: “Il raffreddore si cura in una settimana – diceva – ma senza cure, bastano sette giorni”. Ancora oggi, mentre innaffio il basilico sul terrazzo di casa, mi assale la tristezza di non poterla riabbracciare e dimostrarle tutta la mia gratitudine per gli insegnamenti che mi ha profuso a larghe mani: darei il mondo per poterlo fare. Furono tante le sue lezioni di vita, ma soprattutto seppe indicarmi la via dell’onore: “Figliolo mio, non bere mai nel calice della vita umiliandoti: semmai, bevi in quello del veleno, ma con dignità”. Un dono prezioso di cui ho sempre fatto tesoro.