L’angolo del cuore con Dora Marchionni

Irresistibili,  freschi momenti di conoscenza…

Credo…  sono certa che:

La conoscenza, data dalla lettura e dal saper stare in strada, sia alla base dell’arricchimento di noi stessi e nella relazione con gli altri. La conoscenza a volte ha creato mostri che, con il loro tecnicismo, hanno perso di vista quella che è la creatività, a volte apportando anche un cambiamento caratteriale. Saper nutrirsi di conoscenza non e’ facile …Aprire un libro, assorbirne il testo, è solo questione di concentrazione, predisposizione, curiosità per quel determinato argomento. Riflettere, farlo proprio come scuola di vita: questo è un tipico esempio di conoscenza da eletti. In tutte le discipline che noi identifichiamo come arti (musica, pittura) ciò che la nostra mente riflette, estrapola, fa propria, è soggettiva conoscenza del momento, quella sublime, inattaccabile per noi. Ci sono due tipi di artisti: quelli legati alla tecnica: artisti esecutori; quelli legati all’ anima: artisti dell’ anima. Entrambi hanno un mondo sindacabile e insindacabile, una loro libertà di pensiero. I primi sono grandi studiosi, tenaci, legati alla passione; i secondi hanno con naturalezza ciò che possiedono e vivono l’arte come respirano, pur affinandola con la conoscenza: due stati d ‘animo che creano piaceri. Nei primi c’ è una rincorsa, accanimento, risultati immediati, gloria; nei secondi, un piacere di trasferire gratificazioni che attestino  la riuscita. Siamo tutto, siamo niente: è solo la nostra mente a dirigerci per capire ciò che siamo e vogliamo. Naturalmente questo è un mio pensiero …

Dora Marchionni

 

3 pensieri su “L’angolo del cuore con Dora Marchionni

  1. Poeta nascitur, orator fit. dal mio punto di vista di “piccolo bacelliere” della poesia, l’arte minore, l’arte che non paga, dò ragione a Dora… tra arte ed artefatto… come tra poeti e parolieri.. c’è un abisso non di conoscenza, di cultura, di dialettica… ma di anima… creare con l’anima è generare una creazione.. la costruzione di un quadro, lo scatto di una foto, la composizione di versi sono creazioni dell’anima se trasferiscono non la poesia ma il poeta, non il quadro ma il pittore, non l’immagine ma il fotografo… esempio appena trascorso… chi trova nel natale le luci colorate, il panettone o il regalo da scartare ha colto il quadro, il componimento, la foto… chi ne respira la festa ha colto il poeta, il pittore, l’artista, il fotografo…

    Beppe Bresolin

  2. che umilmente condivido!!!!!!inoltre , se me lo concede l’artista Bresolin,mi associo totalmente a ciò che, magistralmente, ha espresso nel Suo commento!!!!!!……….

  3. Io credo che un vero artista sia la sintesi delle due cose. Non credo esista creatività dell’anima se poi questa non può essere trasmessa per mancanza degli strumenti tecnici necessari per poterla estrinsecare e farla fruire. L’arte che resta potenziale non è arte ancora. E’ potenzialità artistica, semplice predisposizione,ma non è ancora arte. Tale potenzialità si estrinseca attraverso un manufatto che, in quanto tale,presuppone una tecnica.Una tecnica essenziale, elementare quanto si vuole, ma pur sempre tecnica. Certo che se il manufatto è soltanto tale e non trasmette l’afflato artistico del suo creatore, resta un’opera di semplice artigianato e non un’opera d’arte. E’ vero però anche il contrario. Nel campo musicale, ossia nel campo dell’ineffabile, la tecnica è fondamentale. La musica non vive di vita propria. Non può testimoniare per se stessa, come accade nel campo delle arti figurative e plastiche. Necessita dell’interprete che le dà vita e che trasformi quei codici scritti sul pentagramma in suoni organizzati ed armonici in base ad una propria idea di arte. Ecco perchè non esiste ad esempio una Quinta sinfonia di Beethoven ma esiste la Quinta di Furwaengler, di Karajan. di Anbbado, di Kleiber e via dicendo. In musica la tecnica è fondamentale. Senza di lei resterebbe imprigionata e muta tra le righe di un pentagramma, incapace, da sola, di nascere, svilupparsi e compiersi. La musica è legata a doppia mandata alla tecnica esecutiva. Una personalità potenzialmente musicale che non sappia tuttavia dare sonorità, corpo, e quindi ” vita”, alla musica, per tecnica mancante o insufficiente, nega alla musica stessa la sua essenzialità, la sua ragione di essere. Un vero musicista si presuppone che sia anche un grande tecnico, altrimenti abuserebbe in maniera inequivocabile del titolo di “artista”. Non c’è, nel campo della storia della musica,sfido chiunque a trovarlo, alcun musicista, dico uno soltanto, che non sia stato anche un grandissimo tecnico. Mi pare lapalissiano.
    Alessandro D’Andreamatteo

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