Salerno: Cicalese, Cidec, piccolo commercio in crisi

C’è un settore italiano dell’imprenditoria che ancora è nel bel mezzo del tunnel della recessione. Trattasi delle imprese operanti nel “piccolo commercio”, le quali, anche in virtù del fatto che non vengono aiutate, appaiono costrette a trovare da sole la luce in fondo al tunnel. A Salerno la situazione non è più rosea dal resto della penisola. A sollevare la questione è il giovane salernitano, attuale presidente Nazionale dei giovani di Nuova Forza Italia,Raffaele Cicalese, che evidenzia come, nonostante le iniziative promosse dalla CIDEC in sintonia con l’amministrazione comunale, i negozi adiacenti al centro cittadino sono comunque rimasti deserti.”Le zone adiacenti al centro cittadino – tipo Via S. Mobilio, Via Irno, Via Luigi Guercio – per non parlare delle zone centrali di Mercatello, Pastena e Torrione, seppur coinvolte da iniziative lodevoli come quelle promosse dalla CIDEC, sono rimaste deserte.” – dice Cicalese che continua – “A Salerno non esistono i commercianti del centro, di torrione, di pastena, di mercatello o di mariconda ma esistono i commercianti. Non critico le iniziative messe in atto dalle istituzioni ma si deve prendere atto che tali iniziative hanno attirato esclusivamente le persone per le vie del corso. Spero che le istituzioni prendano atto della situazione e, in sintonia con tutti i commercianti, trovino una strategia comune da adottare per rilanciare non solo il centro città ma tutti gli altri esercizi commerciali di Salerno.

 

 

Un pensiero su “Salerno: Cicalese, Cidec, piccolo commercio in crisi

  1. Non trovo condivisibile questo articolo;se i negozi sono deserti e’naturalmente legato all’offerta dei beni,troppo costosi e totalmente sballati rispetto al potere di acquisto delle famiglie e alla situazione professionale dei giovani.Oggi ho acquistato a Salerno a 12 euro una cintura targata 45 euro.E’inaccettabile in tutta onesta’.Da consumatore ho imparato a discernere il valore reale dal carico fittizio sui beni di consumo e nn solo.Il vero problema della crisi,in realta’e’lo Stato che richiede sforzi enormi ai cittadini ,senza offrire molto in termini di servizi e di garanzie sociali.Direi che lo Stato ci ha abituato a privilegiare le holding ,i gruppi bancari,i grandi gruppi e la grande distribuzione,dimenticandosi dell’85%della popolazione.La trovata delle liberalizzazioni poi incentivera’le rapine ma nn di certo i consumi,a mio avviso..per una semplice evidenza..i beni costano onestamente troppo per chi lavora e son proibitivi per chi ha perso il lavoro o inaccettabili per chi nn lavora o nn ha mai lavorato; l’italiano medio non puo’sopportare i prezzi esposti con scioccante naturalezza nelle vetrine dei negozi come nn puo’nemmeno dogerire costi accettabili per prodotti molto molto scadenti;abbassare i costi dei beni in linea con il potere di acquisto dei cittadini e’l’unica strada percorribile per una rinascita dei consumi.Fino a quando vedremo utilitarie a 15000 euro che perdono il 50%del valore a un anno di acquisto,Assicurazioni liberalizzate al rialzo perpetuo e speculazioni su valute e beni di consumo oltre che di prima necessita’,l’italiano si difendera’sempre allo stesso modo..non comprando o acquistando al 70%di sconto.C’e’poi da dire che il passaggio all’euro ha dimezzato il potere di acquisto,in tempi nn sospetti..;un euro divento’mille lire…distruggendo le possibilita’di pensionati,dipendenti pubblici e studenti a carico delle famiglie;ora cari commercianti che il limone e’stato spremuto completamente,e’tempo di ristrutturare la filiera..nn e’possibile che una cosa dal costo modesto aumenti del 200% quando arrivi nelle mani del consumatore;che ci si lagni che nessuno compri e’possibile,ma che si faccia finta di queste evidenze,mi pare un assurdo

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