Il Beato Antonio Rosmini e San Michele

don Marcello Stanzione

 Antonio Rosmini, proclamato beato a Novara il 18 novembre 2007, nacque a Rovereto in provincia di Trento il 24 marzo 1797 da Pier modesto, patrizio del Sacro Romano Impero e da Giovanna dei Conti Formenti di Biascesa sul Garda decise di diventare prete vincendo le resistenze dei parenti che vedevano in lui l’erede del prestigioso casato. Nel 1816 è all’università di Padova dove conobbe Nicolò Tommaseo che gli resterà amico per tutta la vita, come in seguito stringerà una grande amicizia pure con Alessandro Manzoni. Divenne sacerdote il 21 aprile  1821 e dotato di una intelligenza straordinaria si dedicò con passione ad ogni ramo del sapere filosofico, scientifico, storico, letterario e teologico. Creò l’Istituto della Carità, iniziativa di vasta portata umanitaria e sociale.  Fu amico di importanti personalità della cultura e della politica come Camillo Benso conte di Cavour. Intorno al 1830 re Carlo Alberto di Savoia cominciò a preoccuparsi delle sorti dell’insigne monumento della Sacra di San Michele che si trovava in grave stato di abbandono, e pensò di affidarlo al Rosmini affinché lo riportasse al primitivo splendore e ne facesse un luogo di ritiro per i laici. Il progetto andò in porto nel 1836 e tuttora la Sacra è  custodita da pochi padri rosminiani, che come il loro fondatore nutrono grande devozione per il principe degli angeli. Autore di importanti opere filosofiche, morì il primo luglio 1855 a 58 anni di età. Niccolò Tommaseo (1802-1874), nato in Dalmazia, si laureò in Legge a Padova. Insegnante e letterato, visse a Milano, dove fu amico del Manzoni, poi a Firenze. Esule in Francia per gli articoli anti-austriaci, poté rientrare in Italia grazie a un’amnistia e si stabilì prima a Venezia poi di nuovo a Firenze. Grande dantista, filosofo e uomo di straordinaria cultura, Tommaseo pubblicò opere innovative: “un Dizionario dei Sinonimi”, il primo di questo genere, un “Dizionario Estetico”, repertorio di scrittori antichi e moderni , italiani e stranieri, un “Dizionario della Lingua Italiana”. Fu un eminente esponente del romanticismo di ispirazione cristiana, autore di poesie, racconti e romanzi. L’attenzione di Niccolò Tommaseo  per l’Arcangelo Michele fu sollecitata dall’amico sacerdote Antonio Rosmini, nel cui pensiero e nella cui spiritualità la presenza degli angeli, in particolare quella di san Michele, è costante. Basti pensare che al centro di formazione per i suoi missionari dell’Istituto della Carità che poi si recarono in Inghilterra ed irlanda da lui voluto alla Sacra, realizzato pochi anni dopo averne assunto la guida, fu intitolato a san Michele arcangelo. Agli angeli il beato Rosmini attribuiva una fondamentale funzione di guida dell’uomo. Scrisse infatti: “ Fra le cose verosimili (salvo il giudizio della Chiesa) parmi che l’azione sui nostri spiriti, quell’azione onde percepiamo il mondo corporeo e quella altresì onde percepiamo il mondo intelligibile, si operino pel ministero degli angeli”. E ancora: “Le idee che pur debbon essere le prime, Iddio non poteva averle realmente distinte in se stesse; dunque divean rendersi sussistenti le prime. Queste essenze sussistenti sono gli angeli. Quindi S. Tommaso dice che ogni angelo è una specie. Ed ottimamente gli angeli sono chiamati luce, secondo la spiegazione del passo della Genesi “Fiat lux” di S. Agostino. Sono luce perché sono essenze ossia di un’indole loro propria che esser possono sussistenti e quindi racchiudono in sé, come nelle menti, le altri idee delle cose”. La devozione a Michele accompagnò Rosmini per tutta la vita. Un anno prima di morire, il 30 giugno 1854, scrisse all’amico Niccolò Tommaseo:“Caro Tommaseo, potreste farmi un inno in onore di S. Michele Arcangelo? Converebbe che tanto i concetti quanto le locuzioni fossero chiarissime. La materia potrebbe essere sottosopra cavata da’ seguenti cenni: Prima guerra di S. Michele cogli Angeli- Quis ut Deus? S. Michele in forma di colonna di fuoco conduce il popolo ebreo nel deserto. S. Michele continua ad essere il protettore della Sinagoga e del popolo ebreo. S. Michele , l’Angelo protettore e condottiero della Chiesa di Cristo. S. Michele conduce le anime dopo uscite dal corpo ecc. Ultimi combattimenti e vittoria. State di buon animo e volete bene al vostro Rosmini”.  Tre giorni più tardi, il 3 luglio 1854, il beato Rosmini precisò meglio la sua richiesta: “L’inno che desidero per S. Michele dovrebbe poter esser cantato. Ne vorrei fare un doppio uso: mandarlo in regalo ai miei fratelli di S. Michele della Chiusa, acciocché lo facessero cantare dal popolo, e regalarlo pure a un amico, che da molto tempo me ne mostrò desiderio, il quale probabilmente lo farebbe cantare dai fanciulli e dalle fanciulle dello stabilimento a cui presiede a Roma, che l’Ospizio di S. Michele a Ripa. Questo però non vi leghi, ma fate liberamente quello che vi parrà meglio. L’ottava renderebbe l’inno più magnifico, ma sarebbe più difficile adattarvi la musica; pure di nuovo, fate quel che credete, e sarà sempre graditissimo. Non ho fretta, limatelo a vostro gaio”.