Salerno: Università, lauree da cancellare?

Aldo Bianchini

Il 28 gennaio 2003, la facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Salerno decide di ‘riconoscere’ i crediti formativi di lingua inglese a condizione che i neo-immatricolati esibiscano un certificato rilasciato dalle scuole statali o private di provenienza da cui risulti che abbiano “frequentato” almeno 450 ore.  E’ un vero scandalo: culturale, formativo, etico. Giuridico, amministrativo. Illegittimo nella richiesta, molto più grave – in  base a voci che cominciano a correre da subito –  per come quella richiesta della facoltà sarà attuata dai diretti interessati, cioè dagli studenti. Tranne casi rari, infatti, sembra che molti studenti presentino fotocopie dei diplomi, non sempre autenticati, invece delle richieste certificazioni.  Ovvio il rischio di questa procedura, ancora più ovvio il pericolo e, soprattutto, il danno. Anche questo il prof. Ingenito segnala al competente ministero dell’Università e della ricerca scientifica, dopo avere inutilmente e reiteratamente segnalato a tutte le autorità accademiche del proprio ateneo le probabili  irregolarità, chiedendo al Rettore Pasquino addirittura un’inchiesta interna sin dal marzo 2003. Nessuno gli dà ascolto, tanto meno la Procura della Repubblica di Salerno, informata ufficialmente il 2 novembre 2004. Sarà un caso, ma esattamente un mese dopo, il 7 dicembre 2004, “Il Mattino” diretto all’epoca da Mario Orfeo, attuale direttore del TG2 della RAI, con l’inviato speciale Antonio Manzo in testa (e gli altri quotidiani locali al seguito), scatena una inspiegabile  bufera mediatica contro il prof. Ingenito. Una campagna-stampa obiettivamente ossessiva e ripetitiva, con gli stessi articoli a tutta pagina, dal contenuto praticamente identico tra pagine nazionali, regionali e provinciali insieme. Solo il Ministro dell’Università e della Ricerca in persona, benché in ritardo, dà indirettamente, ma concretamente, retta al docente salernitano. Il 1° giugno 2006 nella nota ufficiale (Prot. 149/Segr/DGU/2006) inviata ai Rettori delle Università Italiane e ad altre autorità accademiche, il Ministro Moratti, denuncia tra l’altro che “a seguito di segnalazioni e lamentele, si è provveduto più volte a richiedere singolarmente ai Rettori delle Università interessate chiarimenti sui criteri applicati per determinare l’ammontare dei crediti formativi universitari da riconoscere, in attuazione delle Convenzioni stesse.” E, inoltre, continua la Moratti, “Vengono segnalati (…) comportamenti non coerenti con la vigente disciplina, che ingenerano reazioni negative sull’opinione pubblica in ordine all’effettivo valore dei titoli accademici rilasciati dalle Università. Ciò riguarda soprattutto il previo, ampio e generalizzato riconoscimento di periodi di formazione pregressi e di apprendimento (non formale o informale) di conoscenze e abilità professionali.” La denuncia del Ministro è pesantissima in quanto prefigura la non validità dei titoli di studio accademici (leggi le lauree rilasciate o a rilasciarsi) a coloro che si avvalgono o si sono avvalsi di criteri inammissibili e illegittimi perché rilasciati nel mancato rispetto delle specifiche Convenzioni ministeriali. Un’ultima e conclusiva riflessione in ordine all’inchiesta de Il Mattino, della Procura e dell’Università contro il prof. Ingenito. A distanza di poche settimane soltanto dalla telefonata anonima che scatenò un imprevedibile putiferio di indagini contro il prof. Ingenito ed altri, e per ben sei mesi almeno – dall’aprile al settembre 2003 – la polizia cominciò a pedinare uno studente di Economia – tale G.M. – il quale, come confermeranno le numerose intercettazioni video-ambientali, pedinamenti ed altro, risulta essersi fatto raccomandare dall’ex-bidello Ciro De Vita al prof. Ingenito per il superamento dell’esame di lingua inglese. E’ lo studente che, bocciato per la seconda volta dalla commissione presieduta da Ingenito, uscendo dall’aula dove erano presenti poliziotti in borghese, esclamò: “Qui bisogna fare come Zeman!”, alludendo (strumentalmente?) alla necessità di una ipotetica corruzione per superare l’esame. Questo studente, che a dire del prof. Ingenito aveva dimostrato di valere letteralmente zero e per il quale il docente non aveva tenuto conto delle pressanti raccomandazioni dell’ex-collaboratore, superò poi l’esame, dopo quattro bocciature consecutive tra scritto e orale da febbraio a settembre 2003, con una diversa commissione di altro corso di laurea, in totale contrasto con la normativa  vigente. Per il preside Ivone fu “un caso umano” che rendeva lecito il superamento della norma e il diritto di uguaglianza degli studenti! Né più né meno, invece, che una arrogante violazione di legge a favore di un infiltrato per una trappola che evidentemente non funzionò contro il docente preso di mira. Rischiano ora grosso i nomi in ballo citati in giudizio da subito dal prof. Ingenito. I danni reclamati a vario titolo sono ingenti e il  Tribunale di Napoli ha già svolto numerose udienze in sede civile. L’indagine penale prosegue a parte, sempre nella stessa città. Coinvolti direttamente noti personaggi della carta stampata, uno scrittore di una famosa casa editrice torinese, qualche noto direttore di TG nazionale. Tutta colpa, forse, di qualche irresponsabile locale, convinto di dovere lavare nella vendetta l’onta di bocciature evidentemente non dovute di giovani rampolle di famiglia, perché raccomandate. Indovinate a chi?