Cara Italia: siamo un Paese bloccato

 Giuseppe Lembo

È uno strano Paese il nostro. L’aspetto più evidente e, per tanti versi preoccupante della sua stranezza, della differenza rispetto alla normalità degli altri, è dato proprio dalla politica, da decenni centrata sempre sulle stesse facce che si alternano in una girandola di potere tesa a cambiare tutto, per non cambiare niente. È la politica dei tanti, troppi ex; tanti, troppi gli ex segretari soprattutto a sinistra (D’Alema, Rutelli, Fassino, Veltroni, Franceschini), tutti pronti a ricoprire il posto di Bersani attuale segretario PD. A destra e/o nelle altre formazioni non stanno tanto meglio. C’è una rincorsa continua per tentare quella scalata che poi garantisce il privilegio del potere forte della rappresentanza. Le cause di questa situazione sono dovute, prima di tutto, al mancato ricambio; si rincorrono sempre le stesse facce. Essendo conosciuto il ruolo del politico di professione, manca, di fatto, una vera alternanza; in questo è l’anomalia italiana. Vecchie facce, sempre più spesso rappresentate da vere e proprie cariatidi, non permettono un ricambio che sarebbe in sé utile per la rappresentanza e soprattutto per la democrazia reale. Altro elemento di sofferenza e di malessere legati all’anomalia italiana, è da vedere nella politica che non c’è, essendo, di fatto, in crisi la presenza dei partiti che in sé rappresentano il vero e necessario sangue della democrazia. Tutto è potere; tutto è gestione di un potere forte di rappresentanza che tiene sempre più i cittadini lontani dalla partecipazione attiva nel governo del Paese e dallo stesso sacrosanto diritto/dovere di partecipazione al voto. I cittadini del nostro Paese sono esclusi da tutto; si tengono lontani dalla politica e, indifferenti, si compiacciono di vivere in un mondo assolutamente irreale, del tutto indifferenti alla realtà delle cose. Conseguenza catastrofica di tale malessere diffuso è il crescente sflilacciamento sia socio/politico che umano di realtà antropiche in forte crisi di identità e di appartenenza; si rifiuta sempre il dialogo, il confronto. C’è una profonda e diffusa solitudine che allarga il familismo, rendendo ciascuno in sé più fragile e più incapace di agire per il bene comune, essendo indebolite le radici dell’appartenenza e dell’identità. In questo contesto, la sofferenza cresce e si aggrava, mentre si allarga la visione del mondo verso una globalizzazione ed una mondializzazione umana dove è sempre più importante il rapporto locale-globale, per il raggiungimento dei grandi obiettivi strategici del Terzo Millennio, sintetizzabili nei binomi Terra-Stato e Società-Mondo. L’anomalia italiana deve rientrare; al più presto dobbiamo tornare ad essere un Paese normale, un Paese del dialogo, del confronto, della cittadinanza attiva, del protagonismo sociale, con al centro la “politica” per la gente e non il solo “potere” forte di una rappresentanza che è indifferente ai problemi della gente ed al bene comune fatto da mille cose che contano ed hanno al centro l’uomo, il suo essere e non l’irrealtà di un apparire ingannevole che mitizza il solo dio successo ed il possesso delle cose. Il Terzo Millennio, con la globalizzazione, rappresenta il nuovo della Storia. Nessuno non può tenere in conto gli obiettivi del Millennio; tutti del nostro Paese, devono responsabilmente essere se stessi e sapersi riconoscere, nella diversità della propria appartenenza, come uomini tra gli uomini di una realtà allargata che si chiama mondo. Anche le singole politiche locali e nazionali devono concorrere a questo obiettivo di lavorare ed impegnarsi per l’uomo e per un mondo nuovo; si tratta di un obiettivo assolutamente rivoluzionario mai pensato prima. Tutti dobbiamo essere in prima linea e concorrere alla realizzazione di un nuovo progetto di uomo e di mondo, fatto di un insieme umano allargato a tutti i popoli della Terra. Se compromettiamo questo percorso e non raggiungiamo l’obiettivo umano da nuovo corso la colpa è di tutti noi, nessuno escluso. Liberiamoci del ruolo negativo dell’indifferenza; evitiamo di metterci da parte. Pensiamo per noi, come cittadini e come insieme sociale ad un protagonismo attivo; ci appartiene ed appartiene a tutta la società-mondo di cui facciamo parte. La grande rivoluzione del mondo è, prima di tutto, una profonda rivoluzione culturale, di etica comportamentale e di consapevolezza del proprio sé a contatto con una comunicazione autentica che deve saper rappresentare sempre più, nella differenza, l’identità d’insieme dell’uomo-mondo, di un uomo sempre più globale che deve saper vivere a stretto contatto di gomito con gli altri uomini della Terra. Se questo non lo sa pensare e quindi non lo sa fare la politica-potere che ci opprime, espropriandoci della nostra dignità di uomini, allora, appellandoci alla forza d’insieme, armiamoci di protagonismo umano, sociale e politico e con la coscienza di una silenziosa rivoluzione culturale, mettiamoci alla testa del cambiamento possibile che interessa direttamente sia la società del nostro Paese, sia in senso più allargato, la Terra nel suo insieme e la società-mondo che la abita. È un obiettivo di tutti e per tutti; a tutti compete essere protagonisti ed esercitare attivamente il proprio ruolo di buoni cittadini del nostro Paese per poi essere altrettanto buoni cittadini del mondo. Se questo non succede è anche colpa tua; è anche colpa di tutti noi. Evitiamo di cancellare il futuro del mondo; evitiamo di assumere il ruolo di indifferenti. C’è da volersi bene e professare, come atto di fede, il protagonismo, la cittadinanza attiva sul proprio territorio. Se non facciamo questo, ne consegue un danno per l’intera umanità, di cui tutti insieme facciamo parte. Partendo dalla politica, riprendiamoci quel nuovo corso, di cui oggi si è impossessato, per fini di potere e di privilegi, quella casta fatta dalle cariatidi ormai logorate dal tempo e dal mondo ormai troppo spurio ed indecente di chi ne abusa per garantirsi privilegi e benessere infinito. L’Italia che oggi manifesta il suo volto di Paese bloccato, dobbiamo rimetterla in movimento e rinnovarla, legittimando una nuova classe politica, forte espressione della società civile e capace di recuperare anche il consenso dei tanti delusi, degli esclusi che non si sentono rappresentati e non se la sentono di dare la propria fiducia a chi non la merita. A breve il nostro Paese si avvia nel 2011 a vivere un evento importante; i 150 anni dell’Unità d’Italia. Per rinnovare insieme la nostra italianità per il nostro futuro e per il futuro del mondo, promettiamo e promettiamoci di vivere, attraverso un nuovo impegno risorgimentale, un nuovo protagonismo d’insieme, finalizzato non all’accaparramento di privilegi, il frutto dell’egoismo umano, ma al bene del singolo uomo ed all’insieme dell’universalità umana, il grande obiettivo di questo Terzo Millennio.

 

                                                                                               

Un pensiero su “Cara Italia: siamo un Paese bloccato

  1. Si, caro Dottor Lembo, è proprio vero cuò che lei propone con tale delicato e ambito “Manifesto”.Si! E’ proprio vero, ci vorrebbe una nuova classe di dirigenti politici. Ma dove sono! si nascondono, forse? Io , francamente, mon ne noto alcuno. Allora ,amico carissimo Dr lembo, tiriamoli su se veramente esistono e cerchiamo, tutti insieme, a salvare questa patria che non mi pare che navighi in acque a “gonfie vele”. Ci vuole, come dice lei, una buona scossa di orgoglio, soprattutto per sollevare questo Sud che “sta navigando in “acque torbidi”. Abbiamo urgentemente bisogno di uomini idealisti ed innamorati del proprio Paese. L’Italia è sicuramente ricca di risorse, ma vi è strana moltitudine di persone che grida :
    “CHE ME BE FREGA!?” Ecco dov’è il marciume. Un abbraccio da un cittadino che ama il suo Paese. Un sincero abbraccio.

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