Il pedofilo è spesso vicino

Giovanna Rezzoagli

E’ un dato di fatto: i casi di pedofilia si verificano molto frequentemente ad opera di adulti che hanno conoscenza diretta della loro vittima o della sua famiglia. Lo stereotipo dell’ “Uomo Nero” con cui le mamme erano solite mettere in guardia i bimbi dagli estranei è, purtroppo, molto spesso inutile. Beninteso, il pedofilo che adesca e abusa di un bimbo sconosciuto esiste, ma le possibilità che il pericolo si nasconda molto vicino sono molto più elevate. I genitori non devono mai, ma proprio mai, sottovalutare comportamenti di disagio da parte dei piccoli. Improvvisi cambi di umore, aggressività accentuata, scarsa cura della propria igiene personale, calo di rendimento scolastico, giocattoli tanto amati fatti a pezzi… l’elenco è infinito. E solo uno specialista è in grado di valutare con competenza la situazione, quindi meglio non tergiversare e ricorrere con fiducia alle cure ed ai consigli del pediatra, che per primo potrà fugare i dubbi o indicare l’iter più adatto. Che fare per proteggere i piccoli? Parlare, parlare e, soprattutto, ascoltarli, sempre. Un bimbo abusato è in genere vittima di fortissime pressioni psicologiche esercitate dal pedofilo, in genere molto abile ad insinuarsi nel mondo affettivo della sua vittima. Frasi come “Se lo racconti in giro nessuno ti vorrà più bene”, sono un esempio molto concreto. Nella fascia d’età prepuberale, dai sei-sette anni in poi, nel bimbo è facile far nascere sensi di colpa, frasi come “E’ colpa tua se abbiamo fatto certe cose, sei così bella/o”.  Per un bambino è molto difficile trovare il coraggio di confidarsi con i genitori o con un adulto di fiducia. Specialmente quando il pedofilo vive nel contesto familiare o è addirittura uno dei due genitori. L’essenziale è non far calare una cortina di silenzio sull’argomento “Pedofilia”, perché l’unica vera difesa è la prevenzione e la diffusione di una cultura che punisca non solo attraverso la legge ma anche attraverso la condanna sociale questo reato. Vale la pena ricordare che la pedofilia è un disturbo afferente la sessualità appartenente al gruppo delle Parafilie. E’ fondamentale comprendere che il pedofilo è certamente un soggetto psicologicamente disturbato, ma che conserva appieno la capacità di intendere e di volere, e che, pertanto, è perfettamente consapevole del male che compie. Importante cercare di non categorizzare il pedofilo, perché esso può essere chiunque: maschio o femmina, giovane od anziano, socialmente affermato o meno. Chiunque. Anche se, è evidente, in genere si tratta di un soggetto che si industria per crearsi un ruolo sociale che lo ponga in contesto privilegiato per accedere alle proprie vittime. In conclusione, è importante non dimenticare che un bimbo/bimba vittima di abusi, per tutta la vita porterà le ferite della violenza subìta, se non nel corpo sicuramente nella psiche, mentre un pedofilo, quando viene individuato, sconta la pena (se condannato) e punto. Una ferma e forte condanna della pedofilia da parte di tutti gli enti preposti alla formazione dell’etica morale e sociale non dovrebbe essere chiesta, dovrebbe essere scontata. Ma noi non viviamo nel mondo delle fiabe, e tanti bambini prima e adulti poi lo ricordano alle nostre coscienze  con la loro sofferenza silenziosa.

13 pensieri su “Il pedofilo è spesso vicino

  1. E’ vero ,sig.ra Giovanna, che ,in generale, i pedofili sono stati essi stessi già vittime della pedofilia? e perchè sono spinti a fare la stessa cosa agli altri pur cnoscendone tutta la sofferenza e il male?
    Un abbraccio.

  2. Carissima Civetta, grazie per il commento. Lei mi pone due domande molto difficili, cui cercherò di rispondere come meglio potrò. Può succedere che un adulto pedofilo sia stato abusato da bambino, ma la violenza subita non è la causa di tendenze pedofile nell’età adulta (casomai può essere una concausa assieme ad altre patologie di tipo psichiatrico), ma l’associazione bambino abusato=adulto pedofilo è più spesso un pregiudizio che alimenta errate convinzioni. La pedofilia appartiene alle Parafilie, un insieme di disturbi caratterizzati da anomalie del desiderio sessuale, che si attiva solo attraverso stimoli patologici. Per esemplificare, nello stesso gruppo troviamo il feticismo, il sadismo, il masochismo, il voyeurismo, il frotteurismo. Questi disturbi non intaccano la capacità di intendere e di volere, tantè che il soggetto che prova queste pulsioni non le conclama apertamente, ben consapevole di non rientrare nel concetto pur labile di normalità. Il pedofilo che soddisfa la sua pulsione sa di far del male, ma evidentemente non se ne cura, non dimentichiamo che si parla di pedofilia solo quando coinvolge bambini in età prepuberale, poi il discorso cambia totalmente. Riguardo al pedofilo abusato, può capitare che viva la propria condizione come comportamento normale e che non veda nulla di male nel compiere ciò che ha vissuto come vittima, in questi casi siamo di fronte a persone con deficit gravi nella sfera dello sviluppo dell’affettività, con patologie di tipo psicotico, che prevedono un distacco dalla realtà, in genere sono persone che hanno subìto abusi in famiglia per anni, sono soggetti nati e cresciuti in famiglie patologiche. Il discorso è molto complesso, e riassumerlo in un commento sarebbe assurdo, semplificando all’estremo, riassumo: 1) no, non è vero che in generale il pedofilo sia stato vittima di atti di pedofilia, 2)il pedofilo soddisfa una pulsione deviata (DSM IV) e lo fa indifferente al male che arreca, esistono pedofili che consapevoli della loro condizione si astengono dal soddisfarle.
    Spero di aver risposto, almeno in parte.
    Un caro saluto.
    Giovanna Rezzoagli

  3. E’ stata molto chiara ed esauriente nella sua gentile e pronta risposta, dott.ssa Rezzoagli. Mi ha chiarito qualche idea su questo tema così toccante, così infido e purtroppo così vicino.Però le faccio ancora una domanda:Potrebbe per favore chiarire la gravità della “colpa” tra un pedofilo e un omosessuale. C’è tanta gente che mette sullo stesso piano la pedofilia e l’omosessualità o che addirittura ignora la prima per scagliarsi accanitamente contro il “male assoluto”, come viene definita dalla Chiesa l’omosessualità.Come vede lei tutto questo accanimento nei confronti di questa categoria di persone che ha un particolare orientamento sessuale limitato alla sua sfera privata, mentre invece non si urla allo scandalo quando si parla di pedofilia, di turismo sessuale,di cui gli Italiani sono grandi rappresentanti? La pedofilia riguarda l’abuso sui minori, cioè sui bambini i cui danni e le cui cicatrici segneranno per sempre la loro vita anche da adulti.Per me non c’è niente di peggio che violare fisicamente e psicologicamente l’innocenza di un bambino. Gesù diceva: “Lasciate che i bambini vengano a me”.Oggi invece non c’è più da fidarsi di nessuno. La ringrazio infinitamente. Un abbraccio.

  4. “Una ferma e forte condanna della pedofilia da parte di tutti gli enti preposti alla formazione dell’etica morale e sociale non dovrebbe essere chiesta, dovrebbe essere scontata”.

    Dott.ssa Rezzoagli, quale sarebbe la pena giusta e scontata per un pedofilo?
    in bocca al lupo

  5. Gentile XYZ, mi accorgo leggendo il Suo commento che forse ho usato male il termine “scontato”. Io volevo esprimere il concetto “dare per scontato”, non “far scontare”. La pena giusta, chi sono io per dirlo? Le leggi ci sono. Dal punto di vista sociale, secondo me la pedofilia andrebbe condannata formando adeguatamente l’opinione pubblica attraverso un’informazione meno sensazionalistica ma più puntuale e precisa. Spero di aver interpretato e risposto adeguatamente. Grazie per il commento.
    Giovanna Rezzoagli

  6. Gentilissima Civetta, io sento molto intensamente il dramma della pedofilia, ed in più occasioni hi scritto in merito all’argomento. Probabilmente prima che Lei iniziasse a leggere “DentroSalerno”. Alle Sue domande ho risposto in alcuni articoli, che, se vorrà potrà ricercare nel sito. Come potrà vedere, se ritiene, su queste pagine ho trattato l’argomento più volte. Per rispondere sinteticamente alla Sua domanda, il DSM IV di cui tratto in un articolo sopra è il testo di riferimento utilizzato in tutto il mondo per la diagnostica delle patologie psichiatriche, l’omosessualità è stata esclusa dalle patologie psichiatriche afferenti la sfera sessuale. La pedofilia, no, come ovviamente la pederastia (pedofilia compiuta verso un soggetto dello stesso sesso). Sul concetto “colpa” è presto detto: la pedofilia è un reato, l’omosessualità no. Punto e basta, il resto sono solo parole senza fondamento scientifico e senza riscontro giuridico. Mi permetto di aggiungere che io sono soggetta al rispetto di un severissimo codice deontologico, e se mi permettessi di qualificare l’omosessualità come patologia verrei giustamente buttata fuori dal Registro Nazionale Counselor, qualunque fosse la mia intima opinione. Quando si trattano temi così delicati è fondamentale sapere di che si parla, altrimenti i danni possono essere enormi. Purtroppo non tutti hanno un codice deontologico da rispettare, e mi permetta neppure morale. Detto questo, La ringrazio per tutta la Sua attenzione e gentilezza. A disposizione per approfondire ulteriormente la questione. Parlarne è fondamentale. Un caro saluto.
    Giovanna Rezzoagli

  7. Trovo che l’articolo di Giovanna mi apra ad una riflessione profonda e dolorosa, soprattutto perchè va a toccare corde della mia esperienza professionale.
    Ho lavorato per anni presso Telefono Azzurro e tante volte ho ascoltato storie strazianti.
    I racconti venivano solitamente da chi, all’interno del nucleo familiare, si trovava inerme a guardar soffrire i propri piccoli e a veder “morire” il mito e l’affetto di un nonno, un padre, uno zio, una persona vicina alla famiglia.
    E’ tanto difficile riuscire a capire se è vero e non farsi intrappolare dal “gioco” del pedofilo che ti fa credere di essere un visionario.
    Ribadisco ciò che ho letto nell’articolo: ascoltate, chiedete e credete ai vostri bambini. Non è vero che non si può fare nulla, e mi permetto di esprimere un giudizio assolutamente personalissimo (e forse per questo non professionale): per i bambini è anche più doloroso non essere creduti che subire l’abuso.
    Grazie per il tuo contributo Giovanna.
    Primo e importante passo è parlare, informare e far crescere la coscienza pubblica!
    Rossella

  8. Cara Rossella, il tuo commento fornisce un apporto fondamentale: per i bambini è più doloroso non essere creduti che subire l’abuso. Credo che sia un concetto con cui confrontarsi…
    Con viva gratitudine
    Giovanna

  9. Finalmente la dott.ssa Rezzoagli ci fornisce una risposta che ha una base scientfica:”Il DSMIV….utilizzato in tutto il mondo per la diagnostica delle patologie psichiatriche esclude l’omosessualità dalle patologie psichiatriche afferenti la sfera sessaule.La pedofilia NO” e più avanti:”la pedofilia è un reato, l’omosessualità No.Punto e basta”. GRAZIE; DOTT.SSA Rezzoagli, GRAZIE, per il suo chiarimento!

  10. Carissima Civetta, sono lieta di aver risposto ad un Suo quesito. Magari bastasse un testo scientifico, pur con tutti i suoi umani limiti, a delineare un confine preciso. Il DSM IV è il testo di riferimento riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, un cardine cui appoggiarsi. Solo gli “Addetti ai lavori” (vale a dire Medico Psichiatra, Psicologo,Psicoterapeuta, Counselor) in genere lo leggono e lo interpretano correttamente (si spera). Utile precisare che ognuno ha le proprie competenze, per cui lo psichiatra diagnostica patologie psichiatriche e/o psicologiche e prescrive farmaci e/o psicoterapia, lo psicologo diagnostica disturbi psicologici e utilizza tecniche di psicoterapia, il counselor ascolta il proprio paziente, lo segue attraverso le tecniche di colloquio attivo e ha l’obbligo di indirizzare il proprio assistito verso lo specialista del caso qualora riscontri i sintomi di patologie psichiche. Difficile che questo testo sia noto correttamente da chi non ha una preparazione specifica e qualificata. Sono lieta che il mio chiarimento possa essere utile, ma credo che il vero apporto sia cercare di parlare in serenità, senza falsi moralismi e senza disgustose curiosità, della sessualità sin dalla più tenera età con i propri figli. O vogliamo che vengano educati dalla televisione o da internet, o peggio, da chi senza arte ne parte si riempie la bocca di sciocchezze sulla vita altrui, forse per evitare di confrontarsi con la propria? Penso al “Partito dell’amore” che inneggiava alla pedofilia, sciolto lo scorso aprile in Olanda, ma è un esempio tra mille.
    Grazie cara Civetta per il prezioso apporto.
    Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

  11. Cara Civetta, concordo pienamente con i suoi due interventi. Sì, anche a me sembra che la Counselor Giovanna Rezzoagli abbia saputo riportare con una chiarezza che non può dare adito a dubbi che la pedofilia appartiene a una patologia di tipo psichiatrico mentre l’omosessualità no. Continuo a non capire, come un redattore ecclesiatico di questo giornale continui a scagliarsi in modo fobico contro gli omosessuali. Le ricordo che in passato questo signore non ha mai mostrato un atteggiamento di condanna netto nei confronti della pedofolia. Ha pienamente ragione quando afferma che non c’è niente di peggio che violare fisicamente e psicologicamente l’innocenza di un bambino. Lei ha proprio colto la vera radice del male.
    COmplimenti alla Counselor per la competenza e la chiarezza e a lei, cara civetta, un caro saluto.
    Lucia

  12. Gentile Lucia, desidero precisare quanto segue: la pedofilia non appartiene ad una patologia di tipo psichiatrico, è un disturbo patologico dell’attrazione sessuale. I concetti si assomigliano ma non si equivalgono. Le patologie psichiatriche sono moltissime, estremizzando al massimo si distinuono i due macro gruppi: nevrosi e psicosi. Le nevrosi sono caratterizzate da una piena consapevolezza del proprio stato da parte di chi ne soffre mentre le psicosi sono caratterizzate da una totale assenza di percezione di malattia. La pedofilia è un disturbo di cui il soggetto ha piena coscienza, così come ha consapevolezza di causare male alle proprie vittime. Perchè è reato? Molto semplice: perchè il pedofilo rivolge le sue attenzioni a minori di anni quattordici, ovvero quando è sempre sottintesa la non consensualità da parte del minore.Non ha senso accostare l’omosessualità alla pedofilia poichè le dinamiche psicologiche e intrapsichiche che sottendono queste manifestazioni sono diverse, a meno di voler discutere di pedofilia e omosessualità presenti contemporaneamente in uno stesso soggetto, in questo caso si parla di pederastia. Un sentito grazie per il commento
    Giovanna Rezzoagli

  13. Gentile Giovanna,
    non mi sono resa conto della mia sommarietà di linguaggio peraltro pericolosa. Infatti lei, che ha conoscenze approfondite, ha perfettamente ragione. “Disturbo” non è “patologia” altrimenti quanti pedofili la farebbero franca, invocando, appunto, l’attenuante della patologia…
    Grazie per questi temi che rendono chiari con semplicità fenomenti che mi sembrano complessi e delicati.
    Con stima, i più cari saluti
    Lucia

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