Salerno: Morena, turismo, incentivare Pompei e beni artistici

“Ora piangono in tanti ai piedi della storia sgretolata come un biscotto.” Cosi’ recitava la frase iniziale dell’articolo di un quotidiano locale dedicato al disastro di Pompei. Dopo 2.000 anni la citta’ degli “uomini vestiti di pietra lavica”, fermi da secoli come sculture, vive una nuova sciagura. L’eruzione del Vesuvio l’ha distrutta il 24 Agosto del 79 D.C. e resa celebre, attrattiva turistica come poche al mondo; ora ritorna alla cronaca per una morte nuova, questa volta legata alla ventennale incuria dell’uomo. Le vie della vecchia citta’ si percorrono a piedi e la sensazione immediata e’ del tempo mai trascorso, una sorta di fusione tra passato e presente, un passato remotissimo che ha lasciato tracce idelebili in quell’unico luogo. Il viaggio nella storia e’ semplice e naturale. Nell’intimita’ delle dimore private e tra gli ambienti aperti alla comunita’, botteghe e luoghi del piacere, gli oggetti e il paesaggio si fondono con gli uomini pietra e la storia appare lunga quanto una folata di vento…Quella citta’ racchiude un mistero. Rappresenta la fine sciagurata e quanto la natura possa essere impietosa e violenta. Cio’ nonostante, si respira una certa vitalita’ tradotta in operosita’ quotidiana, noia, passioni e vizi della humana specie. Pompei era un centro commerciale di grande importanza. Famosa per la produzione di olio e vino che esportava attraverso il Mediterraneo in Provenza e Spagna. Fu vittima di un sisma nel 62 D.C. causa di danni agli edifici. Il Senato romano ordino’ l’immediato ripristino delle parti lese. All’epoca Pompei era un bene da salvaguardare e tutelare. E la storia insegna cio’ che il presente spesso rifiuta, sottovaluta o recepisce a stento. L’armeria dei giovani gladiatori aveva una funzione doppia : il gioco e la guerra. Gli ambienti impreziositi dai dipinti alle pareti di scudi e Vittorie alate risalenti al 62 D.C., ora sono “briciole di biscotto”. Nell’inverno scorso si registra no ben due crolli di domus per infiltrazioni d’acqua, in gergo : il campanello d’allarme. Dopo ogni sciagura, anche se annunciata, si ingrandisce la matassa di responsabilita’ e, soprattutto in Campania, raramente i nodi vengono al pettine! Pompei e’ l’esempio dell’incuria e del disinteresse, l’occhio presbite che non valuta anche in termini di opportunita’ politiche territoriali. Basta pensare che il sito archeologico accoglie una mole notevole di visitatori, secondo solo ad Efeso in Turchia, di cui circa l’80% sono stranieri. Investire su Pompei e sui beni d’arte regionali significa dare ossigeno tradotto in milioni di euro alla nostra economia. Incentivare il turismo da queste parti sarebbe un’equazione semplice se, al di la’ delle solite “chiacchiere” di politica da vetrina che a differenza di altro non si sgretolano mai, convivessero tre “C” fondamentali : sano campanilismo, cultura e competenza.
Elvira Morena
Vicepresidente regionale “difensore civico PDL”