Il Fazioso

Angelo Cennamo

“Via con me”, il nuovo programma televisivo condotto da Fabio Fazio con Roberto Saviano, ha esordito col botto : oltre 7 milioni di spettatori con uno share del 25%. Nessuno aveva fatto di meglio negli ultimi dieci anni, su rai tre. Il dato è importante e merita alcune riflessioni. La prima che Fazio si rivela uno dei migliori personaggi della televisione italiana di questi anni, e che nelle sue trasmissioni, spesso, capita di vedere il ghota della cultura e dello spettacolo internazionale, da Umberto Eco a Sting. Niente a che vedere con certi reality, dove l’uso del congiuntivo è bandito con disprezzo, o con format pomeridiani che spettacolarizzano le gioie e i dolori di chi non esita a mettere in piazza i propri sentimenti. “Via con me” si propone di raccontare il disagio dell’italiano perbene in un Paese che sembra avviato verso un inesorabile declino morale, legale e politico. Meglio andar via o restare? Questo è il dilemma che assale il conduttore al termine della puntata, in un refrain celentanesco nel quale viene coinvolto il suo alter ego, Roberto Saviano. Già, perchè il vero protagonista del programma è proprio lui, il giovane autore di Gomorra, assurto ad icona dell’antimafia e, a seguito di una stupida polemica editoriale, anche dell’antiberlusconismo militante. Per chi non l’avesse seguita, ricorderò in breve la vicenda. Questa estate, il presidente del consiglio, in uno dei suoi slanci di improvvida schiettezza, aveva contestato l’uso denigratorio che, a suo modo di vedere, alcuni scrittori e cineasti fanno della malavita organizzata. Secondo Berlusconi, il parlare troppo e con insistenza di mafia, alla maniera di Saviano ( che scrive per la Mondadori, e quindi è stipendiato dallo stesso Berlusconi, esattamente come Feltri, Fede e Mulè), danneggerebbe l’immagine del Paese. E’ opinabile. Ma è un’opinione. Da qui il risentimento di Saviano, intento a lasciare la casa editrice di Segrate per l’affronto subito. La replica della Mondadori è affidata a Marina Berlusconi, figlia del premier e presidente del gruppo. “Saviano è un bravo scrittore e la Mondadori è fiera di averlo nel suo catalogo, ma esprimere un parere su di lui e sulle sue opere è un diritto che va riconosciuto a chiunque”. Queste, in sintesi, le parole del presidente. Sta di fatto che, da allora, Saviano non perda occasione per attaccare, non solo il governo di Berlusconi, ma tutto quanto ruoti intorno alla figura del premier, dai giornali al suo stile di vita, evidentemente poco decoroso per una nazione virtuosa e civile come l’Italia. La scelta di Saviano, oltre che di Fazio, non toglie merito ad un programma di buona fattura e dai contenuti interessanti. E’ un peccato, però, dover constatare, ancora una volta, che in questo Paese la cultura non la si possa scindere dall’antiberlusconismo. Ma ce ne faremo una ragione. Ah dimenticavo : il produttore del programma è la Endemol, ovvero Berlusconi.    

 

3 pensieri su “Il Fazioso

  1. Concordo sull’impianto di quest’articolo, soprattutto sul principio che “esprimere un parere .. è un diritto che va riconosciuto a chiunque” c’è un però… cui invito a riflettere.
    Se un ayatollah, dall’alto del suo pulpito, esprime un parere su un “professionista del pensare”, è un parere, o un anatema che scatena gli integralisti?
    Il Presidente del Consiglio, padrone di solo lui sa quanto (tranne il pianeta .. parafrasando benigni), può consentirsi il lusso di esprimere un parere, oppure corre il rischio di produrre un anatema?
    E’ da quì nasce più ampia questione: atteso che un cittadino comune può essere libero di esprimere parere e di andare a Ruby, secondo me, il Presidente del Consiglio, quando esprime un parere su Saviano oppure va a Ruby, produce un anatema pronto da essere raccolto dalle truppe ed incide sul costume e sull’immagine (direi anche sul patrimonio morale e culturale) dell’intera nazione.
    Tutto ciò, non solo per il potere dei mezzi di cui dispone e per il peso in termini di consenso che egli stesso incarna, ma soprattutto perchè (forsa anche per suo agire, ma soprattutto per dna endemico del popolo italiano), nè il popolo, nè il sistema dei mediatori (politici, mezzi di comunicazione, portatori di interessi) hanno una propria coscienza critica, una propria soggettività indipendente, tale da valutare come parere comune il pensiero del premier.
    Fede, Sallusti, Feltri, Belpietro, .., ma anche Travaglio, Di Gregorio…., rappresentano liberi pensatori o truppe da ayatollah?
    Taluni stili di vita hanno o no fatto sì che nell’ultimo ventennio ben precise figure di rilievo storico e sociale (professori di scuola, pubblici dipendenti, lavoratori, filosofi, esponenti della cultura, scienzati), non abbiano più il credito che una società civile pure gli dovrebbe dare, a vantaggio di altri miti (il superuomo che può tutto, il divo, il calciatore, la velina, ….).
    Ed infine, una ultima questione: secondo voi il premier è consapevole (quindi lo fa scientemente) di avere effetti imponenti sulla società (quando parla, quando organizza feste, quando produce leggi, quando si trapianta i capelli, … in ogni manifestazione)?
    Questo è il mio pensiero per voi.
    Saluti.

  2. A proposito di spirito critico a cui giustamente rimandava R.Smarigli, trovo sintomatica la sua affermazione sul cavaliere che stipendia Saviano. A me pare il contrario, e cioè che è Saviano a far la fortuna dell’editore. Anche su un libro di successo la percentuale che va allo scrittore mi pare non superi le due cifre, quindi la maggior parte del prezzo del volume viene incamerato dall’editore.
    Rimane che io antib e desideroso di leggere Saviano, debba finanziare proprio il b di cui sono anti.

  3. pur non mettendolo in evidenza hai centrato il “problema”: tutto gira intorno al nostro piccolo primo ministro. o si critica, o si loda comunque sempre di iddu si parla. io me ne astengo, ultimamente, abbastanza. credo che alla fine forse benigni nel paradosso e nella burla ha posto una fine alla vicenda: quando lui sarà dio (nota non Dio). concorderai però qui non si tratta di persecuzione ma purtroppo, oggi, in Italia in qualsiasi campo ti muovi- figurati poi nel campo culturale e televisivo – ci inciampi. e quindi ti dico che oggi vale per davvero l’espressione “piove governo ladro”.
    concordo con te che è stata una bella trasmissione che si è fatta guardare comunque la si pensasse e perciò continuo a chiedermi il perchè c’è stato di tanto accanimento preventivo.
    stammi bene.

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