Fisciano:Università, Pasquino e Reina a giudizio

Aldo Bianchini

 Inizia stamane, dinanzi alla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, il processo a carico dell’attuale Rettore dell’Università di Salerno Raimondo Pasquino e dell’ex-Preside della Facoltà di Scienze della Formazione Luigi Reina. I due imputati devono rispondere del reato di abuso in atti di ufficio. Il professore Luigi Reina, in pensione il 31 ottobre scorso, non ha goduto della proroga del proprio mandato accademico, nonostante voci insistenti da tempo circolanti sui piani alti dell’università, che davano per scontata la sua riconferma per altri due anni. E invece no. Con somma sorpresa del diretto interessato e della facoltà presieduta, l’ex-Preside della Facoltà di Scienze della Formazione non ha ottenuto la proroga a dire di molti annunciata. Il rinvio a giudizio dei due imputati fu disposto dopo che il GIP Vincenzo Di Florio aveva accolto, al termine dell’udienza preliminare dell’8 luglio scorso, l’opposizione delle parti lese avverse la richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica. Come è noto la vicenda nacque a seguito dell’esposto-denuncia di un gruppo di studenti della Facoltà di Scienze della Formazione, ai quali non sarebbe stata riconosciuta l’abbreviazione della durata del Corso di Laurea. La questione provocò all’epoca un forte contenzioso, inizialmente amministrativo, sul quale il TAR – Salerno si pronunciò favorevolmente agli organi accademici, giudicando legittimo il loro comportamento. Lo stesso P.M. titolare delle indagini, dottor Angelo Frattini, chiuse l’istruttoria ritenendo infondata la denuncia, richiedendo l’archiviazione.  Di parere diametralmente opposto furono, invece, i legali degli studenti ritenutisi ingiustamente danneggiati. Da qui la immediata opposizione alla proposta di archiviazione. Non è escluso che, in sede di opposizione, la parte lesa abbia prodotto al GIP Vincenzo Di Florio nuovi elementi di prova, tali da indurre il giudice delle indagini preliminari ad accogliere il ricorso e ad imporre al P.M. l’imputazione coatta, cioè l’obbligo di contestare al Rettore e all’ormai ex-Preside Preside la condotta di presunto abuso in atti d’ufficio. Sulla delicata questione l’Università si è sempre espressa con cauto ottimismo, rivendicando in un comunicato-stampa il rispetto della normativa vigente per le decisioni assunte all’epoca dei fatti contestati. “La legittimità dell’operato dell’Università” –recitava, tra l’altro, quel comunicato– “è comprovata da una consulenza tecnica depositata al GUP a firma dell’avvocato Palma e, ancor prima, da un parere del MIUR. Tutte le deliberazioni oggetto di contestazione sono state sempre assunte dagli organi collegiali e mai singolarmente dal preside e tanto meno dal Rettore, il quale si è limitato a una mera presa d’atto (e nemmeno sempre) di decisioni assunte e ratificate dai competenti organi”. In sostanza l’attuale Rettore Raimondo Pasquino sembra sostanzialmente defilarsi da ogni responsabilità, riconoscendo di essersi limitato a prendere solo atto di decisioni avallate da altri organi accademici, per quanto nel rispetto della procedura vigente. I tentativi difensivi e le numerose memorie dell’università presentate dal suo difensore avv. Andrea Castaldo, docente di diritto penale nello stesso ateneo, non hanno per nulla convinto il GIP di Salerno Vincenzo Di Florio. Anzi, il parere del magistrato si è orientato in direzione totalmente opposta, al punto da richiedere al P.M. l’imputazione coatta, determinando i presupposti del definitivo rinvio a giudizio del Rettore Raimondo Pasquino e dell’ex-Preside di Scienze della Formazione Luigi Reina. Provvedimento firmato, poi, dal GUP Lerose. Secondo i soliti bene informati del Palazzo di Giustizia gli elementi di prova a favore dell’accusa sarebbero molto più consistenti in ordine al reato ascritto ai due imputati, anche a seguito delle contro deduzioni della difesa alle argomentazioni dell’avv. Castaldo a favore dell’Università e dei presumibili ulteriori elementi in possesso degli avvocati della parte lesa. Via al dibattimento, quindi, previsto per stamane dinanzi alla II sezione penale del Tribunale di Salerno. A prescindere da tutto, resta forte il danno di immagine per l’Università di Salerno. Non è da escludere che la mancata proroga del mandato all’ex-Preside Reina, per quanto discrezionale e non obbligatoria, potrebbe essere dipesa proprio da motivi di opportunità. Se così fosse, per par condicio, se non altro, sarebbe stato auspicabile che anche il Rettore Pasquino si fosse auto sospeso, se non dimesso addirittura, dalla carica. Per potersi difendere serenamente e per consentire alla giustizia di fare liberamente il proprio corso. La stessa Università di Salerno avrebbe dovuto costituirsi parte civile contro i due imputati, come ha fatto nel passato nei confronti di propri dipendenti e/o docenti coinvolti, a torto o a ragione, in procedimenti penali. Costituendosi addirittura parte civile anche contro docenti e/o dipendenti mai rinviati a giudizio. Così come, paradosso per paradosso, in casi inversi, sembra che docenti dell’università di Salerno siano stati condannati non più di un paio di anni fa in via definitiva dalla Suprema Corte di Cassazione, con conseguente interdizione dai pubblici uffici e, nonostante tutto, rimasti regolarmente in servizio. Non si sa se per la mancata notifica per la esecuzione della sentenza da parte dei competenti Uffici Giudiziari del Tribunale all’ateneo salernitano o se per altre ragioni tanto sconosciute quanto inquietanti. Per la giustizia, per l’università e, quel che più conta, per una opinione pubblica sempre più confusa ed incerta sulla valenza o meno del principio di uguaglianza di tutti e per tutti dinanzi alla legge. Forse un’inchiesta con relativa ispezione dei competenti ministeri della Giustizia e/o dell’Università e della Ricerca su questi fatti inquietanti e misteriosi non sarebbe del tutto inopportuna per una Repubblica che tutto è, o dovrebbe essere, tranne che una Repubblica delle Banane. Nel caso dell’attuale processo, la costituzione di parte civile avrebbe dovuto essere sottoscritta, paradossalmente, dallo stesso Rettore in carica Raimondo Pasquino contro se stesso, nella sua duplice veste di rappresentante legale dell’ateneo salernitano e di imputato (come scriveva l’avv. Falci tempo su questo stesso giornale). L’unica via d’uscita, la più coerente e la più credibile per la pubblica opinione, sarebbe, quindi, l’auto sospensione, se non le dimissioni. Resta comunque valido anche per il Rettore dell’Università di Salerno il principio costituzionale della non colpevolezza, fino a sentenza passata in giudicato.

 

 

 

 

Un pensiero su “Fisciano:Università, Pasquino e Reina a giudizio

  1. direttore, ma i processi a carico del sindaco De Luca che fine hanno fatto? Non se ne parla più da nessuna parte.

I commenti sono chiusi.