Ricordi di Missione: ritratti africani, arbitri di calcio

 Padre Oliviero Ferro

Durante il periodo della preparazione per diventare missionario in Italia, ho cominciato a fare l’arbitro di calcio (era il 1971). Mi piaceva il sabato pomeriggio andare ad arbitrare le partite. Certo non ero il collina della situazione, ma riuscivo a ritornare intero e senza graffi in casa. Ed è stato così bello che il giorno dell’ordinazione sacerdotale, gli amici arbitri erano presenti. Per non parlare degli articoli a sensazione sui giornali (Corriere della Sera) “un arbitro diventa prete”.Dopo i primi anni trascorsi in Sardegna, vengono mandato in Congo Rd. E così, tra le altre cose, comincio anche una scuola di formazione per arbitri. La situazione era abbastanza difficile Gli arbitri rischiavano di essere presi a botte dagli spettatori, spesso resi “forti” dalle tante bottiglie di birra. Piano piano siamo riusciti a formare un gruppo decente. Naturalmente anch’io andavo in campo e si riusciva a fare rispettare discretamente le regole. Le squadre più  a rischio erano quelle dei militari. Ma siamo riusciti a renderli un po’ tranquilli. Organizzare lo sport era un modo per fare incontrare le persone, per farle divertire e, perché no, far capire loro che dovevano cercare di rispettarsi. In tutti questi anni di Africa (Congo a Camerun), anche l’esperienza di arbitro è stato qualcosa di positivo. Non sempre era facile, ma non ho mai dovuto ricorrere alle cure mediche. Anzi, si sono creati anche dei legami di amicizia. Un fischio può anche fare del bene. Dipende da come si fischia….