Salerno: al Catalogo Breddo e Grazzini in mostra

Saranno le affinità estetiche dei segni di Gastone Breddo e Renzo Grazzini ad inaugurare la XLIII stagione espositiva  della galleria Il Catalogo, una raffinata e significativa scelta quella di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, che farà comprendere al pubblico la ricerca della forma e della figura che caratterizza il percorso comunicativo di due dei massimi maestri del Novecento italiano. Venti gli olii,  per una mostra che verrà inaugurata sabato 30 ottobre alle ore 19 e che si concluderà  martedì 26  novembre, per la quale è stato scelto il titolo “Ut pictura poesis” ovvero il “così è la pittura, così è la poesia” di oraziana memoria, capace di forzare la fiduciosa misura rinascimentale nella forma, nella “bella pittura”, e ribaltarla con una nuova coscienza della improbabile afferrabilità del reale. Sette le opere,  che ci accompagneranno nell’excursus artistico di Breddo, dal suo esordio, nel clima culturale veneziano di Virgilio Guidi e Giuseppe Santomaso, in cui iniziò a dipingere con uno stile astratto-concreto, rappresentato da una splendida veduta di Venezia, per approdare, in seguito ad una particolare figurazione, il cui tema ricorrente è quello del “cartoccio”, un termine schizzante una realtà simbolica, tradotta in nature morte dall’ impianto compositivo post-cubista. Il termine “cartoccio”, tra cui verrà proposto quello con mimose del 1971, è giustificato dalle inattese dilatazioni spaziali, dai netti ripiegamenti, dalle impreviste dislocazioni di elementi focalizzanti, dagli improvvisi scarti ritmici. La qualità del lavoro riscatta la poca varietà dei temi di un autentico colorista che ha saputo uscire dalle inquietudini fonde delle sintesi formali neocubiste, strutture tenute in ombra come segnali del disagio esistenziale, e trascorrere alla poesia delle cose semplici dell’esperienza visiva quotidiana e più confidenziale, recuperando il “respiro”, oltre qualsiasi misura temporale e spaziale, in un’emozione di leggerezza, caratteristica di un colore ben orchestrato. A far da contraltare alla pittura viva di Breddo, il segno di Renzo Grazzini, un omaggio nel ventennale della sua scomparsa, simbolo di una figurazione essenzialmente “realistica”, maturata in una sorta di personale e intenso espressivismo, dettato proprio dalla storia personale di Grazzini che si è sempre intersecata con le vicende e i fatti del proprio tempo, come dimostra il vasto carteggio tra lui e Vasco Pratolini, a dimostrare come quelle vicende e quei fatti abbiamo costituito la sostanza più profonda per l’origine del suo lavoro. La pittura di Grazzini è di un realismo già in rotta con l’estetica del “ritorno all’ordine” prevalente nella pittura italiana del Novecento, acceso in direzione espressionista dalle sue profonde motivazioni politiche che ben presto lo conducono a un linguaggio pittorico “impegnato”; che riunisce quegli artisti orientati verso un pensiero politico di sinistra, individuando nel Picasso di “Guernica” il punto di riferimento obbligato di una pittura impegnata nell’opera di denuncia politica, sociale, storica. Negli olii in esposizione, tra cui un vaso di fiori del 1963, “Pescatori”, “Uomo seduto”, conosceremo un artista, rimasto fedele alla sua originaria scelta di campo, ossia a una pittura comunque figurativa capace di rinnovarsi senza perdere il senso della continuità con la grande tradizione italiana, trovando al proprio interno le forme idonee ad esprimere i sottili moti dell’animo, allo specchio di una bellezza non ideale ed astratta, ma poeticamente sensibile alle sollecitazioni della vita e del tempo