Cava de’ Tirreni: tra nuovo feudalesimo, delirio e propaganda

La carenza di idee può rappresentare un forte inconveniente per chi fa politica nella società dei media del ventunesimo secolo. Può addirittura costringere gli amministratori affetti da questo “virus” ad elaborare proposte atte a distogliere l’attenzione dal nulla che essi producono. “Armi di distrAzione di massa”, come direbbero Sabina Guzzanti e Curzio Maltese. La Provincia di Salerno, intesa come ente, attraversa uno dei periodi più bui negli ultimi decenni, con un Presidente, l’on. Cirielli, troppo impegnato a gestire equilibri di potere che han mostrato più volte degli scricchiolii sostanziosi ed a costruirsi una futura carriera politica ancor più brillante di quella presente. La Regione Campania non è da meno, l’on. Caldoro sembra essere sempre più isolato ed impotente, soprattutto a seguito della pubblicizzazione dello scandalo-P3 e della relativa opera di dossieraggio ai suoi danni, prodotta da esponenti del suo stesso partito. Dunque, ecco servita la boutade del Principato di Salerno. Parlare di Principati, è già di per se un’offesa all’intelligenza di chi legge simili notizie. Un termine profondamente anacronistico, coniato ad arte per far discutere, per distrarre il “vulgus”. Ricordo che tra i punti (pochi) che condividevo del programma elettorale col quale Silvio Berlusconi si presentò alle elezioni politiche 2008, vi era lo smantellamento delle Province. Ovviamente, il punto è stato disatteso, sempre di Berlusconi si parla. Le province possono essere soppiantate da un rafforzamento degli apparati comunali, molto più consoni ad individuare aree di intervento sui propri territori, certamente meno estesi. Giungere al paradosso di creare altre regioni, dal nulla, è veramente sconfortante. Il debito pubblico aumenta di svariati miliardi di euro mensili, il PIL si abbassa, bisogna chiudere i rubinetti. E’ l’unica soluzione. Diminuire il costo della politica, potrebbe rappresentare un primo grande passo. Non sembra andare in questo senso la proposta di istituire questa fantomatica nuova regione, dal nome bizzarro. Senza contare che se è vero che talvolta il napolicentrismo non avvantaggia i nostri territori, è anche vero che Napoli resta un faro culturale, politico ed economico importante per la nostra attuale Regione, la Campania. E’ probabilmente giusto aprire un dibattito con la finalità di permettere alle province di Salerno, Avellino e Benevento di ritagliarsi un ruolo importante all’interno della Campania, ma siamo sicuri che la soluzione ideale sia la secessione? Le popolazioni di città come Cava de’ Tirreni, Nocera Inferiore.. da sempre fieramente legate alle proprie origini ed ai processi storici che spesso le hanno viste contrapposte a Salerno, accetteranno l’annessione ad una regione chiamata Principato di Salerno? Molti comuni del Vallo di Diano chiedono la scissione dalla provincia di Salerno per i medesimi motivi per cui Salerno la chiede da Napoli, perchè Cirielli non la avalla? Forse il napolicentrismo è più brutto del salernocentrismo? Interrogativi che spingono un qualsiasi osservatore a chiedersi se questa mossa rappresenta un’esigenza vera o un becero tentativo di propaganda politica in vista delle amministrative della prossima primavera, che decreteranno il nuovo assetto politico di comuni importanti, come Nocera Inferiore ed il capoluogo stesso.

Antonio Armenante