Infelici e contenti

Angelo Cennamo

Berlusconi ha ottenuto in parlamento la fiducia richiesta sui cinque punti cruciali del suo programma : fisco, mezzogiorno, sicurezza, federalismo e giustizia. All’appello non sono mancati i voti favorevoli dei finiani, prossimi alla formalizzazione del nuovo partito di Futuro e Libertà. Nella conta, il consenso dei secessionisti, o dei “rinnegati” come li ha definiti il senatore Ciarrapico in un infuocato intervento a Palazzo Madama, è risultato determinante. Il dato è stato interpretato da molti analisti come un’insidia, una sorta di spina nel fianco per il premier, che renderà il percorso della legislatura più incerto ed imprevedibile rispetto agli esordi del 2008. E’ possibile. Ma è altrettanto possibile che avvenga il contrario. Ovvero che i finiani, pur di non essere additati come traditori dagli elettori del Pdl, nelle cui fila essi sono stati eletti, anzi nominati, possano di colpo staccare la spina alla maggioranza di cui fanno ancora parte. Una prematura caduta della governo, del resto, non agevolerebbe il viatico del nuovo partito, poco conosciuto e senza alcun radicamento sul territorio. Quale potrebbe essere l’esito di una prossima tornata elettorale per la formazione di Fini e di Bocchino? Riuscirebbe la destra ribelle a superare gli sbarramenti parlamentari per riconquistare gli scranni comodamente occupati grazie al nome di Berlusconi sulla scheda? Sarebbe una scommessa troppo ardua. Non ne vale la pena. Anche perchè la brutta vicenda di Montecarlo potrebbe aprire presto nuovi scenari, rivelando più di quanto non sia già stato acclarato. Cosa ne sarebbe della fragile pattuglia finiana che ha fatto della legalità e dell’etica pubblica i suoi vessilli, se il presidente della camera si ritrovasse, a breve, inquisito dalla procura di Roma per aver favorito il cognato ai danni dei militanti del suo vecchio partito? Fli si scioglierebbe come neve al sole e i suoi esponenti costretti a trovare nuovi ripari, magari a “Canossa”. Ma a conti fatti, e sondaggi alla mano, neppure il Cavaliere può concedersi il lusso di interrompere la legislatura. L’attuale legge elettorale garantirebbe sì a Berlusconi di ottenere il 55% dei seggi alla camera, se, come è facile prevedere, il Pdl dovesse risultare ancora una volta il primo partito per numero di voti, ma al senato gli stessi numeri potrebbero non bastare. Quindi? Berlusconi e Fini sono condannati ad una dura ma inevitabile coabitazione fino al 2013, tra fuochi d’artificio e finte riappacificazioni.